«Non lascerò la casa popolare che ho ristrutturato per una più piccola»

«Non lascerò la casa popolare che ho ristrutturato per una più piccola»
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«Sono entrato in questo appartamento quasi 50 anni fa, l'ho completamente ristrutturato a mie spese e ora hanno deciso di buttarmi fuori: non è giusto!». E' amareggiato Giovanni Mileto, 84 anni, pensionato Cogne, che con la moglie Natalina Fazari vive in un alloggio dell'Arer - Azienda Regionale per l'Edilizia Residenziale - di via Gran Paradiso al numero civico 37, nel Quartiere Cogne. Il tutto comincia con una lettera nella quale lo si avverte che entro sabato 31 di dicembre dovrà lasciare l'appartamento per una “ristrutturazione”. A dir la verità non è uno sfratto, ma un trasferimento in un altro alloggio, sempre nel Quartiere Cogne, che però non sarà grande come quello che deve lasciare - 81 metri quadrati -, bensì la metà, e il punto è proprio questo. «Io ho 5 figli e 5 nipoti - racconta Giovanni Mileto - e nel nuovo appartamento, un cucinotto, camera e bagno, non potrei mai ospitarli tutti insieme nei giorni di festa come facciamo spesso e questo per me è inconcepibile».

Un problema di affetti giustamente a lui cari, quasi una tradizione che non vuole abbandonare assolutamente, pertanto il suo diniego parte proprio da qui, un cambio di vita e di abitudini che ad 84 anni è difficile accettare. E in questo clima di smarrimento, ripercorre con la mente quel 1° maggio del 1974, quando entrò con i suoi cari in quell'appartamento a lungo desiderato che però «Non era come lo si vedo oggi, pertanto dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Comune, che allora ne era il proprietario, lo rifeci internamente di sana pianta ricavando 3 camere oltre alla cucina, alla sala, al bagno e allo sgabuzzino, tutto a mie spese, dando inoltre 150mila lire di buonuscita a chi lo abitava prima di me. Non mi sarei mai aspettato, dunque, una lettera di sfratto per andare via». Giovanni Mileto ha cercato un accordo con l'Arer proponendo: «Io me ne vado ma datemi una casa leggermente più grande di quella che mi offrite, perché quella in via Lexert di 55 metri quadri non ha lo spazio neppure per metterci i miei mobili, quindi che faccio? Li butto via per dover comprarne di nuovi? Mettermi a risolvere questi problemi alla mia età proprio non mi va, quindi o troviamo una soluzione o io da qui non mi muoverò». Alessia Bosco, responsabile del Settore Tecnico e Utenza dell'Arer, osserva: «Capisco assolutamente le ragioni di affetto del signor Mileto, ma come Arer dobbiamo rispettare la legge che nei parametri per l'assegnazione degli appartamenti concede un certo numero di metri quadrati per ogni singolo residente. Ai suoi tempi, con 5 figli piccoli, era logico che l'appartamento avesse una metratura simile, cosa impossibile attualmente dato che l'appartamento è abitato solo da 2 persone. Spero vivamente che il signor Mileto accetti le nostre proposte, pertanto gli consiglierei di inviarci al più presto una lettera di assenso per non trovarsi fuori tempo per l'assegnazione e quindi senza più alternative per una casa Arer. Il nostro compito è dare un tetto e non toglierlo».

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