Non disturbare la fauna, il Parco Naturale del Mont Avic in prima linea nelle iniziative: il progetto promosso dal Cai

Non disturbare la fauna, il Parco Naturale del Mont Avic in prima linea nelle iniziative: il progetto promosso dal Cai
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Vivere la montagna senza disturbare la fauna, soprattutto d’inverno e nel periodo riproduttivo degli animali selvatici, sembra semplice però non lo è affatto. Servono regole per una frequentazione responsabile e per limitare gli impatti antropici negativi. Sulle buone pratiche relative al corretto equipaggiamento e alla prudenza, in relazione al meteo e alle proprie capacità, qualsiasi scialpinista o escursionista è edotto; lo è molto meno sull’impatto che la propria attività sportiva avrà sull’ambiente e sugli animali «nascosti». E’ stato dimostrato da diversi studi tecnico scientifici che molti animali svernano a media alta quota senza andare in letargo e, non avendo cibo a disposizione, devono attuare strategie per sopravvivere alle basse temperature. Dinanzi a una presenza umana, sempre percepita come un pericolo, la principale strategia è la fuga, che però comporta dispendio di energie, stress e abbandono di un’eventuale tana.

La Commissione centrale per la tutela dell’ambiente montano del Cai sta lavorando all’organizzazione di un convegno sul tema della frequentazione responsabile della montagna innevata, con l’obiettivo - come illustra il presidente Cai-Tam Raffaele Marini - «Di creare in Italia una mentalità diffusa per un approccio sostenibile, senza imporre divieti, suggerendo comportamenti che siano rispettosi dell’ambiente nel quale ci troviamo e della fauna che lo abita. Al termine della giornata vorremmo elaborare un documento condiviso che dia delle linee di indirizzo generali per un comportamento responsabile». Si parlerà anche del network Be Part of Mountain (sviluppato all’interno della Rete delle Aree Protette Alpine - Alparc), nell’ambito del quale sono nati progetti di frequentazione responsabile della montagna in tutto l’arco alpino. In Italia hanno aderito, per esempio, le aree protette del Mont Avic e dell’Ossola

«Le ripercussioni sulla fauna selvatica spesso non sono visibili ai non addetti ai lavori. Non è poi così scontato che vi sia la percezione da parte di escursionisti e sportivi di nuocere alle specie animali» spiega Massimo Bocca (foto), direttore del Parco Naturale del Mont Avic. «Una possibile strategia è la canalizzazione, ovvero scegliere le aree in cui svolgere attività umane e realizzare aree di tutela per la fauna, che devono restare tranquille. Sul modello dei “Distretti franchi” della Svizzera. Bisogna agire sulle normative, che però spesso sono vigenti da anni, però conosciute e considerate da pochi. Rete Natura 2000 per esempio è in campo da decenni: è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Il Cai si è impegnato molto in tal senso, insieme agli altri Club Alpini esteri di Francia, Svizzera, Slovenia, Germania e Austria. Senza essere partner, noi del Mont Avic abbiamo aderito a Be Part of Mountain, che finché avrà la forza andrà avanti, e sul nostro sito vi sono opuscoli con le buone pratiche, anche estive: rimanere sui sentieri, gestire correttamente i propri animali domestici, seguire i percorsi previsti per le mountain bike e per le arrampicate”.

Tra i progetti che saranno dibattuti al convegno della Cai-Tam, vi è RESICETS - Resilienza ambientale delle attività ricreative nelle aree protette dell’Ossola, promosso da Cipra Italia e dall’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola, attraverso la Carta Europea per il Turismo Sostenibile. Il progetto punta sull’importanza di dare informazioni adeguate ai turisti, in generale e nello specifico in inverno e in estate, ma anche di predisporre percorsi di formazione per gli operatori locali e adeguati strumenti di gestione per le aree protette.

Anche il Parco Naturale del Mont Avic ha avviato una riflessione su questo argomento, arrivando a delineare 4 aree di libero accesso per gli scialpinisti in caso di ambiente innevato per non disturbare la fauna.

Infine, nelle Alpi Marittime, è nata una campagna specifica #Attentialfagianodimonte per sensibilizzare escursionisti e sciatori sulla conservazione della specie.

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