Nomi, identità, know-how e buon senso

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Nome spesso vuol dire identità.

Nome vuol dire immagine, ricordo, segno distintivo, ma anche di più: spesso un nome diventa anche un vero e proprio brand. Il marchio infatti, non riguarda solo un’azienda, ma può essere l’identità stessa di un luogo turistico, che è collegata al nome. A quel nome diventano così legate tutte le attività di promozione, così che un marchio si porti il peso di investimenti enormi.

Spesso perfino le grandi aziende quotate sul mercato non riescono a liberarsi del nome, nemmeno quando cambiano la proprietà o la gestione, perché le persone rimangono legate a quell’idea o a quell’immagine, che ormai ne rappresenta l’identità. Chiunque si occupi di comunicazione lo sa, come anche chi studia marketing e promozione sa che il branding è il primo investimento utile per una società che voglia farsi conoscere. Tutto questo ragionamento deve essersi fermato alle porte della Valle d’Aosta, perché l’Amministrazione comunlale di Valtournenche ha voluto cambiare nome a Cervinia, località turistica, che vive di turismo, nota al mondo solo ed esclusivamente con questo nome, che tra l’altro riporta a quello della vetta, il Cervino, che tutti riconoscono come una delle meraviglie naturalistiche italiane.

Il danno rischia di essere molto più grande, di portata enorme. Non tutto deve avere una valenza politica o storica, esiste anche il comune buon senso. Le Breuil è una denominazione, pur corretta storicamente, che non tiene conto dell’investimento di decenni (dal 1935 ad oggi) poggiato sul nome Cervinia, una visione ristrettissima, che non guarda in alto, oltre confine, dove il mondo si muove esattamente in direzione opposta.

Va bene la riscoperta delle radici e il mantenimento delle stesse, però come al solito non facciamoci del male da soli.

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