Nicoletta Spelgatti e Franco Manes in Parlamento Ma la Valle d’Aosta non è una regione di destra
Da qualsiasi parte la si voglia leggere la Valle d’Aosta ha dato la risposta di non essere una regione di destra. Quindi gli autonomisti, alleati con la sinistra, avrebbero vinto a mani basse, non ripetendo gli errori delle elezioni politiche del 2018. I dati sono inconfutabili se guardiamo al successo di Franco Manes e alla somma dei voti tra il candidato più debole, Patrik Vesan, e il “guastafeste” Augusto Rollandin, che sin da subito è stato accreditato dagli esperti di circa 9/10mila voti, poi diventati 7mila, complice sicuramente il calo di partecipanti alle consultazioni.
Pertanto non sfugge a nessuno il ragionamento che avrebbe dovuto essere alla base della preparazione di queste elezioni, cioè l’allargamento della maggioranza a Pour l’Autonomie, con finalmente l’attribuzione dell’Assessorato all’Ambiente, talmente “congelato” che pochi si ricordano della sua esistenza: questa mossa avrebbe garantito di conseguenza la non candidatura di Augusto Rollandin e il successo senza problemi della coalizione di governo in Regione, anche con due candidati non così “mediatici” come Franco Manes e Patrik Vesan, buttati peraltro nella mischia all’ultimo, senza avere potuto preparare un percorso che probabilmente avrebbe portato loro nuovi consensi.
La presidente dell’Union Valdotaine Cristina Machet che sbraita contro Augusto Rollandin per spostare l’attenzione su di un altro capro espiatorio avrebbe fatto meglio a pensare ad una mossa tanto semplice quanto lineare che, nel rafforzare la maggioranza del presidente della Giunta Erik Lavevaz, avrebbe di conseguenza garantito alla Camera e al Senato la rappresentanza autonomista della lista Vallée d’Aoste.
Comunque Patrik Vesan ha giocato le sue carte fino all’ultimo, ma fin dall’inizio non è piaciuto tanto all’elettorato unionista che ha preferito questa volta aiutare ancora Augusto Rollandin, però sul professore universitario sono confluiti i voti di una certa sinistra che ha compreso la necessità di arginare il “pericolo” dell’onda nera e questi voti lo hanno tenuto in corsa sino a quando mancavano pochi paesi, ma già a più di un’ora dalla conclusione dello spoglio con mancanti Comuni importanti come Saint-Pierre, Quart, Gressan e Cogne la sconfitta era delineata, anche se si è poi materializzata per poco più di 200 voti.
Sul fronte della destra invece bisogna prende atto che Nicoletta Spelgatti è piaciuta, anche all’elettorato medio: solo così si spiegano i 2.500 voti di differenza tra lei e la sua compagna di cordata alla Camera Emily Rini, parecchio per chi viaggia in coppia.
Allo stesso modo i 6.400 voti della Renaissance di Giovanni Girardini, malgrado la delusione del candidato, non sono un cattivo risultato anzi, visto che a ben guardare, soprattutto nei paesi dove l’ex sacerdote aveva operato, come Charvensod e Gressan ha ricevuto ampi consensi, 539 voti complessivi, ma si sapeva che la lista era debole fuori dalla città, come avevano dimostrato le recenti elezioni regionali.
La sinistra sola, quella di Erika Guichardaz e Daria Pulz, ha fatto il suo, senza clamori ma tenendo, con migliore score per l’ex assessore di Gressan (premiata in paese da 247 preferenze), anche perché l’insegnante di Valpelline è stata maggiormente penalizzata dal confronto con Patrik Vesan che spiega pure la differenza di 400 voti tra le 2 candidate.