Nicole Perronet, tesi di laurea in medicina discussa dalla sua casa di Arnad
Chissà se la ventiseienne Nicole Perronet avrebbe mai immaginato di discutere la sua tesi di laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino nella sua casa di Clos de Barme, ad Arnad. Probabilmente no. Eppure è proprio così che è andata mercoledì scorso, 18 marzo, giorno in cui la giovane valdostana si è laureata con 110 e lode e dignità di stampa discutendo via web una tesi dal titolo “Riclassificazione dei polipi con displasia di alto grado della casistica dell’Ospedale Umberto Parini di Aosta in base alla classificazione di Vienna rivisitata”.
Per rispettare le stringenti norme imposte al fine di evitare la diffusione del contagio da Coronavirus, il collegamento con i professori dell’Ospedale Molinette di Torino (ciascuno isolato nel proprio ufficio) è avvenuta attraverso il programma “Webex” (qualcosa di simile a Skype, per intendersi). Ma anche amici e parenti hanno potuto assistere alla discussione e incoraggiare e congratularsi con Nicole Perronet prima e dopo la seduta di laurea.
«Eravamo collegati via internet tutti e noi sedici studenti della sessione. - racconta - All’inizio, quando ha cominciato a parlare la prima ragazza, c’è stato qualche piccolo problema con la linea, che poi per fortuna si è risolto. Io ero a casa con mia mamma Cristina Janin e con mio papà Germano Perronet. Proprio quest’ultimo - che è esperto di informatica e lavora alla Engineering Ingegneria Informatica di Pont-Saint-Martin - ha allestito un sistema in doppia connessione internet con un secondo dispositivo ad alta velocità che trasmetteva a parenti e amici: era come se fossimo tutti insieme in una stanza virtuale. Con il confinamento nelle proprie case tante persone hanno avuto la possibilità di collegarsi e, paradossalmente, c’è stata più gente così che in una discussione tradizionale».
La tesi di Nicole Perronet - che ha avuto come relatrice la professoressa Paola Cassoni dell'ospedale Molinette di Torino - è stata sviluppata attraverso una complessa ricerca nel reparto di Anatomia patologica dell’Ospedale di Aosta, con la collaborazione della dottoressa Roberta Patetta e del primario Ubaldo Familiari. «Per dirla in breve, abbiamo analizzato al microscopio i vetrini dei pazienti valdostani soggetti a polipo del colon retto, in un intervallo temporale di due anni e li abbiamo riclassificati: - spiega Nicole Perronet - E’ emerso che chi risultava in una categoria più grave della classificazione era soggetto a più recidive. La conclusione, quindi, è che è ipotizzabile una modifica delle linee guide per seguire i pazienti a maggior rischio, per prevenire appunto questi episodi di recidiva. Tutto il lavoro nel reparto di Anatomia patologica di Aosta è stato una bellissima esperienza, ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno fatto sentire in famiglia. Anche loro si sono collegati per salutarmi brevemente durante la discussione della tesi ed è stato emozionante vederli spuntare nel video con camici e mascherine».
Grazie alla tecnologia, alla laurea ha assistito anche il fratello di Nicole, Marco Perronet, che ha seguito le orme del papà e adesso fa il ricercatore all'università di Kaiserslautern, in Germania e come noi è pure lui confinato in casa. «Invece mi è dispiaciuto molto che non abbiano potuto vederla i miei nonni di Arnad, che abitano a poche centinaia di metri di casa mia ma non hanno internet. - continua Nicole Perronet - Ma rimedieremo facendo loro vedere foto e filmati non appena finirà il periodo di isolamento domiciliare, che naturalmente adesso stiamo rispettando per proteggere la loro salute». Il tutto si è concluso con un brindisi virtuale e con un video realizzato dall’amica e compagna di studi Anna Covolo di Donnas, in cui in tanti hanno voluto fare i complimenti a Nicole per il traguardo raggiunto. «Voglio ringraziarli. Un pensiero va anche a Opera Omnia Onlus, un’associazione di volontariato composta principalmente da donne valdostane con cui sono stata in Senegal nel mese di novembre 2019» sottolinea Nicole Perronet, che adesso pensa al futuro: «Il nuovo decreto ha finalmente eliminato l’obsoleto esame di abilitazione, quindi ora farò il tirocinio di tre mesi, che comincerò appena possibile».
Con la discussione della tesi, Nicole Perronet ha già comunque fatto un grande passo per entrare a pieno titolo nella categoria di quelli che oggi vengono chiamati “eroi” per il coraggio e l’abnegazione con cui stanno affrontando l’attuale situazione. «Per formare un medico ci vogliono dai dieci ai dodici anni, quindi bisogna pensarci in tempo e non solamente durante l'emergenza. - conclude Nicole Perronet - Eppure i fondi dedicati alla sanità sono sempre troppo pochi e anche nell’ultimo decreto sono “spariti” quelli promessi per finanziare cinquemila borse di studio ulteriori per l’ingresso nelle scuole di specialità, fondamentali per ridurre l’imbuto formativo che esiste dopo la Laurea in Medicina: ad esempio quest'anno ci sono solo ottomila borse di studio a fronte di ventimila candidati che si sono accumulati negli anni. Infatti, non sono i medici a mancare, come crede una parte dell’opinione pubblica, bensì gli specialisti e le borse necessarie per la loro formazione. Quindi, mi viene da dire, servirebbero meno parole e più fatti».