Nella squadra che ha aperto due nuove vie nell'Himalaya indiano sono Jérôme Perruquet e Francesco Ratti

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Due nuove vie tracciate su due vette dell’Himalaya indiano. Questo il bottino con cui si è conclusa l’avventura nella Miyar Valley - iniziata a settembre - del team composto dalle guide del Cervino Jérôme Perruquet e Francesco Ratti insieme alle guide alpine Alessandro Baù di Padova e Lorenzo D'Addario originario di Pescara ma di stanza in Trentino.

Dopo un trekking durato una manciata di giorni attraverso la Miyar Valley, il team ha raggiunto il campo base (circa 4mila metri) nel bel mezzo di una finestra di alta pressione. Con in testa l’idea di sondare le condizioni della inviolata parete sud-est della Neverseen Tower, hanno risalito il ghiacciaio del Takdung, raggiungendo la base della parete dopo 8 ore di cammino.

"La salita alla Neverseen lungo la parete sud-est è stato un bel rebus. - commenta Alessandro Baù - Forse la cosa più complicata è stato decidere dove salirla. Durante il primo giro di acclimatamento l’abbiamo scrutata con attenzione alla ricerca delle fessure che ci portassero in cima. Nel pomeriggio, dopo aver salito il Granfather Enzo Peak, la luce era diversa e a causa dello zero termico alto, lungo la parete si erano formate delle colate importanti data la presenza dei nevai sommitali. Così abbiamo rivolto l’attenzione ai sistemi di fessure in centro parete e verso il colle che separa il Lotus Peak. Queste linee sembravano più impegnative ma asciutte e quindi anche più sicure per la caduta di pietre dall’alto".

"Quando siamo ritornati sul ghiacciaio della TaktungValley per salire la Neverseen, - ricorda Alessandro Baù - lo zero termico era crollato di 1000 metri e il plateau di ghiaccio era ricoperto di 10 centimetri di neve fresca caduta durante le recenti precipitazioni. La parete era incrostata di ghiaccio."

"Abbiamo deciso lo stesso di salire - prosegue Francesco Ratti - e cercare di capire se la linea che avevamo sognato fosse fattibile. Saliamo lungo il canale fino al colle dove troviamo le vecchie corde fisse di un team di spagnoli saliti dal versante Chhudong, abbandonando poi il tentativo dopo aver salito solo un tiro della via". Da qui la decisione di attaccare la parete in una zona più bassa rispetto al tentativo degli spagnoli. Il 21 settembre il cielo è sereno. Risalite nel minor tempo possibile le corde, il team riprende la salita, affrontando "un granito davvero bello". Alle 2 del pomeriggio del giorno successivo raggiungono la cresta nevosa sommitale. La via aperta sulla Neverseen Tower viene ribattezzata Wind of Silence, "perché il vento e il silenzio di questa valle remota ci hanno accompagnato lungo tutta la salita", il commento di Francesco Ratti. Una via aperta in stile alpino senza fare uso di spit ma solo di chiodi e protezioni veloci.

Il secondo obiettivo della spedizione si è rivelato un fuori programma: il pilastro sud-ovest del Mont Maudit. Una vetta posizionata un po’ più in basso della Neverseen Tower, già salita in passato dal versante Chhudong. Mai salito invece il suo maestoso pilastro di 5.400 metri che si erge sul versante Takdung.

La seconda avventura ha inizio il 25 settembre. "Dopo un primo giorno in cui abbiamo scalato sotto un leggero nevischio e un vento freddo, il secondo giorno è andato meglio. - racconta Jerome Perruquet - Siamo partiti dalle tende alla base della parete sotto un bel cielo stellato. Abbiamo salito poi tutta la via, in totale 8 tiri, trovando una roccia eccezionale".

Al calare del sole sono in cima. Tempo di abbracciarsi e il vento gelido segnala che è il momento di scendere. La seconda via viene ribattezzata Super Thuraya, da "super" per la qualità della roccia e "Thuraya" in onore della compagnia di telefonia satellitare il cui uso è vietato in India, che ha creato al team non pochi problemi al rientro.

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