Nella chiesa di Sant’Orso l’ultimo grande abbraccio a Philippe Favre
È stato enorme e affettuoso l’ultimo abbraccio di parenti e amici alla guida alpina Philippe Favre, deceduto a soli 41 anni in un incidente durante un volo con il parapendio. Mercoledì scorso, 30 marzo, nella chiesa di Sant’Orso, il presidente della società delle guide di Valgrisenche Bruno Bethaz, cui la vittima apparteneva, ha citato le parole riportate sull’epigrafe: «Solo chi sogna può volare». Il parroco don Aldo Armellin, riferendosi al mistero della morte, ha rammentato il giorno in cui a Papa Francesco, durante la visita a un ospedale oncologico pediatrico, una madre chiese «Perché Dio permette tutto questo?». «Non lo so, - rispose il Santo Padre - ma glielo chiederò quando sarò al suo cospetto». Don Armellin ha poi ricordato Philippe e le sue passioni: «L'amore per la montagna dove si guardano gli orizzonti più lontani, così come amava anche il volo, pericoloso, però quando c’è un fuoco dentro qualcosa ti spinge ad andare oltre cercando sempre spazi nuovi, desideri profondi che portiamo dentro di noi». Philippe Favre lascia i genitori Renato, vicepresidente del Consiglio comunale di Aosta, e Odilla Bozon, oltre al fratello maggiore Jean-Claude. Sulla tragedia, avvenuta giovedì giovedì 24 marzo, a monte di Thouraz, sulla collina di Sarre, la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, attualmente senza indagati, coordinata dal pm Manlio D’Ambrosi. Secondo i primi accertamenti del medico legale Pasquale Beltempo, Philippe Favre è deceduto a causa di uno choc emorragico dopo sbattuto contro un albero mentre precipitava al suolo a causa della chiusura improvvisa della vela del parapendio. Vano ogni tentativo da parte della vittima di aprire quella di emergenza. Quando i soccorritori sono giunti sul posto, per Philippe Favre ormai non c’era più nulla da fare.