‘Ndrangheta, due avvocati aostani sono sotto inchiesta

‘Ndrangheta, due avvocati aostani sono sotto inchiesta
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E' fissato per lunedì 10 maggio, davanti al gip di Aosta, l'interrogatorio di garanzia di Maria Rita Bagalà, l'avvocata aostana agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta “Alibante” della Procura distrettuale di Catanzaro. La legale è accusata di concorso in associazione esterna di stampo mafioso. L'interrogatorio si terrà per rogatoria, così come richiesto dal gip di Catanzaro Matteo Ferrante. «L'interrogatorio in rogatoria - commenta il difensore di Maria Rita Bagalà, Mario Murone, che respinge fermamente tutte le ipotesi dell’accusa - è fatto da un giudice che non è quello competente. La sede difensiva naturale sarà quella del riesame in cui chiederemo la revoca della misura cautelare». Per l'accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà considerato il capo del clan, «Partecipava alla cosca», garantendo «L’amministrazione dei diversi affari illeciti» È quanto scrive il gip di Catanzaro Matteo Ferrante, nell'ordinanza di custodia cautelare sottolineando che Maria Rita Bagalà, oltre a essere la «Mente legale del clan», curava gli interessi economici e finanzieri del sodalizio. Non solo, aveva assunto anche il ruolo di prestanome della società Calabria Turismo srl ed era l'intestataria dei beni patrimoniali e delle quote societarie della consorteria «Costituenti il provento illecito della varie attività delittuose del clan». Accuse che il difensore della donna nega, sostenendo che «Le operazioni sono state fatte tutte in maniera trasparente».

Il ruolo di Andrea GiuntiNell’inchiesta Alibante, coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro e che ha portato all'arresto di 19 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d'ufficio e turbativa d'asta, risulta indagato anche il marito di Maria Rita Bagalà, pure lui avvocato ad Aosta. Per gli inquirenti, Andrea Giunti non solo era a conoscenza dei fatti, ma amministrativa in prima persona e in maniera occulta, assieme alla consorte e al suocero, le attività della CalabriaTurismo, società interdetta per mafia nel 2016. Per l'accusa, i 2 coniugi erano riusciti a ottenere, indebitamente, un finanziamento pubblico di quasi 600mila euro proprio attraverso la società Calabria Turismo. Soldi che avrebbero utilizzato per la ristrutturazione dell'Hotel dei Fiori a Falerna. Proprio a seguito dell'interdittiva antimafia, il finanziamento pubblico era stato revocato. Nelle 432 pagine di ordinanza cautelare, il Gip scrive anche come Maria Rita Bagalà «Unitamente al padre e al marito si sia impegnata nel reperimento di altre risorse economiche di dubbia provenienza, finalizzate a perseguire il programma criminoso della cosca». Dalle indagini, su Andrea Giunti è emerso che avrebbe organizzato «Operazioni di riciclaggio di denaro». Non solo, avrebbe anche utilizzato proventi per acquistare una discoteca a Courmayeur. Per Andrea Giunti, la Procura di Catanzaro aveva chiesto la misura cautelare, respinta dal Gip che non ha ritenuto «Raggiunta la soglia della gravità indiziaria» nei suoi confronti. L’uomo, annota il Giudice delle indagini preliminari, «Ha supportato e consigliato» la moglie «Nelle principali scelte di carattere giuridico» sull’«Accordo di cessione della Calabria Turismo, spesse volte chiedendo a colleghi di studio più esperti» e, inoltre, «In prima persona, ha investito denaro» nell’azienda, ma «L’investimento non era diretto a vantaggio dei Bagalà», bensì «Volto a garantirsi di non comparire nell’acquisto di una discoteca» a Courmayeur. Però, «La ragione della scelta di non comparire, - scrive il giudice - verosimilmente dovuta alla necessità di reimpiegare denaro di dubbia provenienza», non ha «Formato oggetto di approfondimento investigativo».

Insomma, a carico di Andrea Giunti vi sono elementi che caratterizzano «L’indagato quale affarista spregiudicato che non disdegna di intraprendere operazioni dai risvolti quantomeno opachi», ma «Sono totalmente inidonei a radicare la sua partecipazione nel sodalizio criminale capeggiato dal suocero». A favore dell’arresto di Maria Rita Bagalà, invece, ha deposto «La sussistenza del pericolo di reiterazione del reato», denotata «Dall’uso spregiudicato delle proprie competenze professionali in violazione anche delle più basilari regole deontologiche», dall’«Appoggio sistematico» offerto «Ad eludere possibili provvedimenti a carico del sodalizio» e dalla personalità «Risultata adusa alle stesse logiche mafiose del padre».

Il Gip evidenzia infatti che «Tutte le operazioni negoziali realizzate grazie all’ausilio della Bagalà» sono state effettuate «Dopo che la Calabria Turismo» era stata raggiunta da interdittiva antimafia, per cui lei stessa, nella sua veste professionale, aveva curato anche i relativi ricorsi.

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