Mors tua, Vite mea

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Trasversalità meteorologica, questa la nuova condizione che ognuno di noi constata nella propria vita, ma che comincia ad incidere anche sul sistema economico.

Siccità, caldo e poi maltempo, acquazzoni, abbassamento delle temperature repentino, tutto incide ormai sulla vita dei popoli ed ora si trasmette anche alle colture, come ad esempio quella del vino. Le vendemmie italiane sono tutte in sofferenza e così in Valle d’Aosta si registra un notevole calo nella raccolta della preziosa uva che diventerà vino. Non accade ovunque però, mentre il Piemonte è in ripresa, con uno stimato più 10 per cento, nella nostra regione si stima un calo fino al 20 per cento, come pure appare in ripresa tutto il centro Italia.

Siccome ormai lo sappiamo, il clima, e il pianeta con esso, sono in continuo mutamento, bisognerà pensare a piani che aiutino i viticoltori, investimenti in colture più resistenti, futurizzando così ciò che già stiamo vedendo attuarsi: un clima diverso, che non trasforma solo i venti e le piogge, ma che lentamente cambia i terreni, costringendoli a lunghe siccità e poi alluvioni, quegli stessi terreni in cui la vite cerca tutto il suo nutrimento, da cui tarare la preziosa mineralità e la forza zuccherina che ne farà maturare gli acini. Bisognerà attrezzarsi a combattere le fitopatie generate dalle forti piogge primaverili, prevedere poi le siccità da carenza idrica invernale e gli sbalzi agostani.

Le regioni ad andamento positivo come il Piemonte, infatti, si distinguono per la buona prevenzione della peronospora, un flagello che dobbiamo ormai conoscere, insieme allo oidio. Insieme alla Lombardia (meno 30) ed alla Sardegna (meno 20), purtroppo la Valle d’Aosta segna uno dei peggiori risultati, secondo le stime di Assoenologi, l’Unione italiana vini e Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. Eppure anche in Piemonte, come da noi, si sono affrontati momenti climatici difficili e l’aumento delle malattie fungine. Per fare un buon vino serve un’uva sana e su questo evidentemente ci dobbiamo concentrare come sta facendo il resto dell’Italia e del mondo, mutuando le tecniche di difesa preventiva che vediamo funzionare presso i nostri vicini.

Più modelli previsionali e più umiltà nell’osservare sono le uniche tecniche che ci possono aiutare ancora una volta a crescere e soprattutto a non perdere uno dei nostri succulenti patrimoni preziosi.

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