Montagne dolci 3. www.dislivelli.eu.

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Montagne dolci 3. www.dislivelli.eu.

Niente libri oggi, ma un’associazione, un sito e una rivista online. “Dislivelli” è un’associazione nata a Torino nel 2009, dalla volontà di alcuni studiosi del mondo alpino di favorire l’incontro di competenze diverse “nell’attività di studio, documentazione e ricerca, ma anche di formazione e informazione sulle terre alte”.

“Dislivelli - spiega la nota introduttiva - non si limita allo studio teorico del territorio alpino e dei suoi abitanti, i vecchi e nuovi montanari, ma intende impegnarsi direttamente per favorire una visione innovativa della montagna e delle sue risorse, con la costruzione di reti tra ricercatori, amministratori e operatori, la creazione di servizi socio-economici integrati, la proposta di interventi sociali, tecnologici e culturali capaci di futuro”.

Presidente è il geografo Giuseppe Dematteis, vicepresidente Enrico Camanni. Siamo ai massimi livelli. Nel Consiglio direttivo e nel Comitato scientifico siedono alcuni dei maggiori studiosi delle Alpi. Un sito agile, facilmente navigabile anche per chi è dovuto emigrare nel mondo digitale in età adulta. Tutto il materiale immediatamente accessibile, gratuito e liberamente scaricabile. Analisi, riflessioni, progetti, per “Una nuova vita delle Alpi”, come titolava vent’anni fa Enrico Camanni un libro fondamentale (Bollati Boringhieri 2002). La ricerca di una “terza via che da un lato le preservi dall’omologazione politica e culturale e dall’altro le liberi dalla tentazione autarchica,economicamente e storicamente inaccettabile”. Né Cervinia, né Valsavarenche, per intenderci, ma un modello nuovo, tutto da inventare, di sviluppo sostenibile del mondo alpino.

Chi volesse farsi rapidamente un’idea della ricchezza di riflessioni e dell’ampiezza progettuale di “Dislivelli”, può andare subito al numero 100 della rivista, dedicata ai primi 10 anni di attività dell’Associazione. Giuseppe Dematteis, dopo averne ricordato la nascita e la scelta del nome, espone le finalità del progetto:

“Oggi che siamo tutti alla ricerca di un miglior rapporto con la natura non possiamo non provare nostalgia per un mondo in gran parte distrutto dalla modernità escludente del secolo scorso. Penso che questa nostalgia abbia avuto un certo peso nell’avventura di Dislivelli, in senso per così dire reattivo. Ci dispiaceva assistere alla disgregazione sociale e culturale delle comunità, all’abbandono e alla rovina di borgate e di territori con un passato secolare di popolamento, cura e uso produttivo, al degrado di un patrimonio ambientale e paesaggistico di eccezionale valore. Escluso il ritorno a un passato che aveva anche vari aspetti negativi, si poteva pensare a una nuova fase di frequentazione, di popolamento e di uso degli spazi montani, a nuovi stili di vita, a nuovi equilibri ambientali e socio-territoriali resi possibili da innovazioni tecnologiche e gestionali. Insomma a una modernità che aiutasse a superare i dislivelli metaforici negativi facendo leva su quelli reali, positivi”.

Seguono una dozzina di articoli che fanno il punto su dieci anni di analisi e progetti. Dalle trasformazioni del turismo (Enrico Camanni) ai cambiamenti climatici (Luca Mercalli), dalla demografia alpina (Annibale Salsa) alle politiche per la montagna (Marco Bussone), dalle migrazioni verticali (Andrea Merbetti) all’architettura alpina (Roberto Dini), dall’allevamento (Luca Battagliani) al ritorno dei grandi carnivori (Irene Borgna).

Impossibile restituire in poche righe la ricchezza del lavoro. Giusto alcune idee di fondo, pescando qua e là dai centoundici numeri della rivista online pubblicati finora.

Qualcosa è incominciato a cambiare con l’avvento del terzo millennio. Una svolta che restituisce speranza ai territori montani. La crisi del modello industriale e l’inizio di una nuova fase post-industriale sta facendo nascere nuove percezioni della montagna e la voglia di sperimentare stili comportamentali alternativi alla città. Si va chiudendo, finalmente, la fase dell’assistenzialismo e si sta aprendo un percorso nuovo, dove vincono i luoghi che puntano sull’innovazione e la cultura. Grazie alle nuove tecnologie digitali, il vivere produttivo in montagna può rappresentare una prospettiva e un’alternativa alla disoccupazione giovanile. Lo dimostrano le numerose “start-up” innovative gestite da giovani intraprendenti che intendono vivere e lavorare nei territori montani.

Ci sono modelli per riportare “il margine al centro”, per dare un’opportunità ai territori montani di trasformarsi da “terre dell’abbandono” in “territorio del possibile”. Ci sono modelli di sviluppo turistico molto più appropriati ai territori montani, alternativi al turismo di massa e ai “grandi eventi”. Modelli architettonici alternativi al “modernismo alpino” (cementificazione, seconde case, stazioni sciistiche integrate, complessi abitativi nuovi) che rivalutano case e borgate montane. Modelli per recuperare la produttività delle proprietà fondiarie frammentate e dei terreni agricoli incolti. Modelli per consentire la permanenza nel territorio di una rete di allevamenti, preferibilmente di piccole dimensioni, in grado di mantenere la qualità e tipicità delle produzioni e di conservare le risorse pastorali alpine. Modelli per convertire l’offerta turistica dalla sola pratica dello sci verso attività diversificate quali l’escursionismo, l’agriturismo, lo scambio e la creazione di cultura. Per favorire il “turismo dolce” e quello di mezza stagione. Per ridare vita alla media montagna, quei mille metri che oggi sono il “mondo dei vinti”.

Certo ci sono ancora molte difficoltà: dall’incerta copertura wifi, oggi essenziale ancor più della strada, alle diffidenze, e spesso all’ostilità, dei montanari del posto, dai percorsi ad ostacoli della burocrazia, ai mille vincoli degli uffici tecnici, fino ai costi ancora proibitivi di ristrutturazioni ecosostenibili. Ma qualcosa si sta muovendo e molto possono fare le amministrazioni pubbliche, le associazioni, i privati. Cominciando dal rimuovere gli ostacoli.

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