Monsignor Franco Lovignana da 10 anni vescovo di Aosta Oggi, sabato 18, finiscono i lavori dell'Assemblea diocesana
Era domenica 18 dicembre 2011 quando, alle 15 in Cattedrale, il vicario della Diocesi di Aosta Franco Lovignana è stato consacrato vescovo, presentato dal vescovo uscente Giuseppe Anfossi che l'ha annunciato dicendo «mi sento come il fratello che va a chiamare l'altro fratello». A 10 anni di distanza, oggi sabato 18 dicembre l'appuntamento è ancora una volta alle 15 in Cattedrale, per un impegno dalle molte sfaccettature. La celebrazione solenne, Giubileo, per il vescovo Franco Lovignana coincide con l'eucaristia che chiude i lavori dell'Assemblea diocesana. Un discernimento lungo 2 anni, poi 2 mesi di incontri per zone pastorali, con i 267 delegati, troveranno la loro sintesi nei lavori che, sempre oggi sabato 18 in Cattedrale dalle 9.30, chiudono il percorso che prende il titolo dal un versetto della prima lettera di Pietro, il primo Papa: «Perché in tutto sia glorificato Dio». Il risultato sarà la riorganizzazione della Diocesi, che deve fare i conti con tanti aspetti, primo fra tutti il fenomeno che vede invecchiare sempre più i sacerdoti e ridurre al minimo le nuove vocazioni. Non confini ma coinvolgimento, non decisioni prese a tavolino ma partecipazione e dialogo, non litigi ma lavoro in comunità: questi sono stati i presupposti, sottolineati nello «strumento di lavoro» che ha tracciato la strada ai delegati. Ora si tratta di tirare le fila di una complessa riflessione comune.
Da insegnante a vescovo
Don Franco Lovignana, nato ad Aosta il 22 novembre 1957, è di La Salle, dove è cresciuto. Dopo aver frequentato le scuole elementari nel suo villaggio di Chabodey e le medie a Morgex, entra in Seminario ad Aosta nel 1971, per iniziare la formazione seminaristica. Frequenta dapprima il Liceo classico cittadino e poi i 5 anni del ciclo istituzionale di teologia. Ordinato presbitero il 21 giugno 1981, viene inviato dal Vescovo Ovidio Lari a Roma a perfezionare gli studi in Sacra teologia, con indirizzo dogmatico. Docente di teologia in Seminario ad Aosta, parroco di Rhêmes-Notre-Dame e parroco «in solidum» di Introd e Rhêmes-Saint-Georges, è anche assistente diocesano degli adulti di Azione Cattolica, consigliere spirituale del Consiglio centrale della Società di San Vincenzo de' Paoli e segretario del Sinodo diocesano. Dal 1995 è in Seminario ad Aosta dapprima come vice rettore e 2 anni dopo come rettore. Vicario episcopale per la pastorale dall'ottobre 1995 e nello stesso anno canonico dell'Insigne Collegiata dei Santi Pietro e Orsi di Aosta, di cui dal 29 aprile 2003 è anche Priore, dal 2004 è Vicario generale della Diocesi di Aosta, oltre che membro e vice presidente dell'Accademia di Sant'Anselmo. Durante il suo mandato di vescovo è presente nelle parrocchie, apre spesso la sua casa, il Vescovado, è attento alle novità anche in ambito tecnologico, come i video messaggi e lo streaming durante la pandemia e le dirette sull'emittente diocesana Radio Proposta inBlu. Sostiene i nuovi diaconi, a supporto dei parroci, accoglie sacerdoti da diocesi anche molto lontane, venuti ad aiutare nella gestione delle parrocchie sguarnite, ed è molto attento anche alla cultura, con i restauri, i nuovi organi, le mostre sacre, la fondazione della Cappella musicale Sant'Anselmo, e alla carità, con i progetti gestiti dalla Caritas e i lavori per la nuova Casa della Carità. In 10 anni la comunità valdostana è riuscita a crescere, nonostante tutto? «Per poter valutare occorrerebbe avere la distanza sufficiente dalle situazioni e dagli eventi. - risponde monsignor Franco Lovignana - Dal di dentro direi che la visione che ho è fatta di chiaroscuri. Sono tante le provocazioni che abbiamo ricevuto dalle situazioni di emergenza e dai sempre più rapidi cambiamenti sociali e culturali. Direi che la risposta che viene dalla fede semplice, dalla preghiera perseverante e dalla carità generosa di tanti e di tante comunità non è mancata. E questa è certamente la risposta più efficace sul lungo periodo perché è quella che gioca tutto sulla forza di Dio. Più debole mi sembra la nostra capacità di elaborazione culturale e quindi la capacità di entrare in dialogo e di argomentare nel merito delle grandi questioni di prospettiva culturale ed etica. Su questo mi sembra che la strada da fare sia tanta. Ma possiamo crescere perché le risorse umane e intellettuali ci sono». «Oggi, come discepoli di un Dio fatto uomo, dobbiamo prendere maggiore consapevolezza di avere il compito di farci custodi dell’umano. - aggiunge - Quando ripetiamo che la vita non è nella disponibilità dell’individuo, mai, quando difendiamo la famiglia così come pensata dal Creatore, quando indichiamo la libertà personale sempre coniugata con la responsabilità sociale e illuminata dalla ragione e non dall’emotività noi proponiamo valori evangelici che sono valori rigorosamente umani e condivisibili da tutti. Un ambito tanto in voga come quello dell’ecologia è un campo nel quale possiamo entrare con un messaggio alto e non solo ripetere quanto scienza, tecnica e politica affermano. Dalle fede nella creazione opera di Dio deriva la consapevolezza di un dono ricevuto e di una responsabilità affidata dal Creatore e un principio di solidarietà nella distinzione rispetto al creato. È un messaggio positivo - non parte dalla minaccia delle conseguenze negative dell’agire dell’uomo - e un messaggio di senso che porta ad una visione integrale del problema ecologico».