Mille amici, voce tonante e risata fragorosa Gressan piange l’imprenditore Ernesto Gipponi

Mille amici, voce tonante e risata fragorosa Gressan piange l’imprenditore Ernesto Gipponi
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I primi ad accorgesene furono i compagni di giochi nel cortile della Caserma Challant e in piazza Roncas: la voce di Ernesto Gipponi risuonava sempre sopra alle altre, più forte di tutte. E così fu, in qualsiasi luogo ti accorgevi della sua presenza prima di vederlo, bastava ascoltare. Che parlasse o cantasse Gippo Ernesto occupava la scena, la barba nera, la sigaretta tra le dita, preferibilmente un bicchiere di buon vino in una delle due grandi mani. Da quando era ragazzo - nato ad Aosta il 20 agosto del 1947 - non si era mai sottratto a vivere le amicizie, per lui un elemento irrinunciabile, cresciuto insieme ai fratelli Giandomenico “Gianco” del 1945 e Natalino del 1947 ed ai tanti giovani del suo tempo, nell’Aosta che aveva raggiunto la nuova via Vittorio Avondo e le case popolari dove i Gipponi abitavano dalla metà degli anni Cinquanta. Il papà Angelo, cremonese del 1920, dopo la guerra e il fronte russo era rientrato alla Cogne, la moglie Pia Gechele del 1923 arrivava da Gambellara di Vicenza, salita ad Aosta per ritrovare le sorelle - sposate nelle famiglie Brendolan e Framarin - tranne Maria Giuseppina, la partigiana infermiera “Maria” della Banda Lexert uccisa a La Morgnettaz di Fénis il 21 febbraio 1945 durante un attacco a sorpresa insieme a quattro compagni.

In quell’Aosta, finita la scuola a tredici anni bisognava lavorare e così Ernesto divenne apprendista idraulico, in diverse imprese - Frand Genisot, Dindo e Fontana - prima di partire militare, alpino al Castello Cantore. Il tempo libero cementava nuova amicizie al Bar del Mercato di Toni Rigoni, luogo di ritrovo molto frequentato all’epoca, con il compagno di scuola Pasqualino Zaccuri, gli idraulici Luciano Bosonin e Giorgio Ramolivaz, Mario Cordi ora a Antagnod, Desiré Blanc l’uomo della musica e dei soldi, l’impresario Giovanni Girardini che lo coinvolse in parecchi cantieri.

Finita la naia infatti Ernesto “Gippo” aveva deciso di mettersi in proprio - era il 1969 - e il boom edilizio di Aosta lo spinse sempre più alto. Dai molti condomini a lavori che hanno lasciato un segno, come la ristrutturazione dell’Assessorato del Turismo in piazza Narbonne, il complesso del Vieux Quartier a Valgrisenche, Chateau Verdun a Saint- Oyen, Les Murasses a Verrès, le scuole aostane del Quartiere Dora e quelle di Cogne, le microcomunità di Gressan e di Fénis, il primo grande parcheggio pubblico interrato di via Carrel. L’impresa arrivò a superare i venti dipendenti, sotto l’attenta gestione della moglie Maria Laura Tassi, sposata nel giugno del 1971, lei di Gressan dove costruirono la loro casa e dove andarono ad abitare nel 1977, a Plattaz, con le figlie Liviana e Jeanette.

Proprio sotto casa era la sede della ditta, poi trasferita in corso Lancieri d’Aosta sino al 2019 quando chiuse: il lavoro iniziava sempre presto per Ernesto, impegnato da un cantiere a un altro che nel tardo pomeriggio si fermava per incontrare gli amici: gli appuntamenti erano nei bar Saint-Georges, Deorsola, Du Jardin, Luana, dove la compagnia si ritrovava, si parlava di nuove opportunità lavorative, di alpini e a volte, ma poco, di politica.

“Gippo” era sempre inconfondibile, capace di scherzare su tutto e tutti, diventando improvvisamente serio quando i temi lo interessavano particolarmente, girando sui fianchi i palmi delle sue grandi mani. Ogni anno più che alle ferie teneva all’adunata degli Alpini, che per lui non era una breve trasferta, piuttosto un periodo di vacanza che iniziava già la settimana prima, con l’“acclimatamento” del gruppo (Fulvio Bosonin, Elio Chamonin, Jean Claude Todescato, Anselmo Bianquin, Paolino Verduci, Paolo Melotto e tanti altri negli anni) a Monteforte d’Alpone nel veronese dove abitava il cugino Graziano Confente. Da qui si partiva poi per raggiungere l’adunata vera e propria, già pronti all’irrimediabile.

L’amicizia lo ha portato già negli anni Settanta negli Stati Uniti a trovare i fratelli Franco e Ezio Frachey, a Gressan suoi vicini di casa, dove rientrati dagli States sono ospiti fissi, come moltissimi altri, perché le porte del grande rifugio di “Gippo” sono aperte a tutti, anche quando la malattia attacca la sua fortissima fibra. Fino all’ultimo gli amici sono stati al suo fianco, facendolo ridere nel ricordo di decenni di imprese clamorose, fino a domenica pomeriggio quando la voce tonante di Ernesto Gipponi si è placata.

Entrando al Bar Deorsola non sentiremo più “Gippo”, l’Ingegner Gipponi come lo chiamavamo, ordinare a voce alta “Oste, champagne”, come non udiremo più le fragorose risate, ma conserveremo nel cuore la bontà di quest’uomo che un grave incidente stradale nel 1971 aveva segnato nel volto e nel corpo. Mercoledì scorso a Gressan la folla degli amici si è stretta alla moglie Laura, alle figlie Liviana e Jeanette, alle nipoti Erika e Martina tanto amate da questo nonno speciale, burbero all’apparenza. La sua Erika ha cantato per lui, nella commozione generale, “Signore delle cime”, una promessa della loro complicità, intonato insieme a Carole Mortara e Martina Vadagnin, Nicole Bovio e Nathalie Bovio, le figlie di Berto il suo compagno di giochi della Caserma Challant. Un canto preghiera per accompagnare Ernesto Gipponi a ritrovare gli amici.

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