Medicina e veterinaria, le storie di tre giovani valdostani all’estero
Molti giovani valdostani già da alcuni mesi si ritrovano da ogni parte del mondo per raccontarsi, online, negli appuntamenti del progetto «Mémoire de l’émigration», sul canale YouTube della Fondation Emile Chanoux. Si è parlato di medicina e veterinaria nella diretta condotta da Michela Ceccarelli venerdì scorso, 14 maggio, la penultima prima dell'evento conclusivo di venerdì prossimo, 28 maggio alle 18, quando il tema saranno le Organizzazioni umanitarie e le Organizzazioni non governative.
La ragazza che cura i cavalli
Marie Claire Bal è partita 9 anni fa dalla sua Chesallet, a Sarre, per cominciare l'avventura di veterinaria all'estero. Oggi ha 35 anni e, dopo la laurea nel 2010 all’Università di Torino, è partita verso nord: prima in Irlanda, poi nei Paesi Bassi e ora nella contea di Gloucestershire, nel Regno Unito. «Lavoro in un ospedale per cavalli con servizio di pronto soccorso 24 ore su 24 - racconta Marie Claire Bal - dove mi occupo principalmente di riproduzione e anestesia». Il cielo grigio la fa soffrire un po' e lei ripensa spesso a quello azzurro sopra le montagne valdostane, dove ama molto compiere escursioni e si sente a casa. «In questo periodo storico vivere lontana è stato ancora più duro - confida Marie Claire Bal - proprio per l'impossibilità di rientrare e, ancora ad oggi, per l'assoluta incertezza sugli sviluppi futuri. Nel Regno Unito la campagna vaccinale sta andando molto bene, ma gli spostamenti internazionali sono ancora piuttosto difficili e al momento mi sono rassegnata a restare qui». Le videoconferenze tematiche con altri émigrés fanno riflettere. «L'incontro di venerdì scorso è stato molto interessante e stimolante. - commenta Marie Claire Bal - Mi sono resa conto che ci sono molti giovani valdostani come me che, per un motivo o per l'altro, si sono dovuti trasferire all'estero per trovare le opportunità che cercavano. Siamo accomunati da molta passione per ciò che facciamo ma anche dal senso di nostalgia nei confronti della nostra Petite Patrie. Traspare nelle testimonianze di tanti di noi anche un po' di rammarico per non aver potuto realizzare i nostri sogni più vicino a casa nostra».
L’infermiere a Oxford
Ha 29 anni ed è di Quart Emanuele Giometto, infermiere che dal 2015 vive ad Oxford dove, dopo una prima esperienza in Chirurgia d’urgenza, si è spostato in Pronto Soccorso e ora lavora da quasi un anno in Terapia intensiva cardiochirurgica. A consolarlo un po' per la lontananza dalla Valle d'Aosta, ci sono altri immigrati italiani. «Qui ho conosciuto tanti ragazzi che vengono da ogni parte d'Italia che è il Paese più bello del mondo. - afferma Emanuele Giometto - Per me, ora che sono lontano, ciò ha acquisito ancora più valore e mi dà la consapevolezza di poter condividere questo percorso con altri giovani siciliani, napoletani, sardi e romani con cui organizziamo cene con piatti i cui ingredienti provengono dalle nostre regioni d'origine». Dopo la laurea in infermieristica e l'iscrizione all'albo è sfumata l'idea di un lavoro in ambito pubblico, perché il concorso non arrivava mai. «Cercando su Internet è spuntata questa occasione. - racconta Emanuele Giometto - Non avevo niente che mi teneva ad Aosta, niente da perdere e tanta voglia di mettermi in gioco. Quando, nel 2017, si è cominciato a parlare di Brexit io ero nel pieno della mia attività, non ho nemmeno pensato di andarmene da qui. Però sentivo discorsi sul fatto di uscire dall’Unione Europea per diminuire il numero di immigrati. Anche io sono un immigrato, mi facevano battutine, mi dicevano di tornare in Italia, poi hanno capito che siamo essenziali».
Partire con Emergency
La sua collaborazione con l'associazione umanitaria fondata da Gino Strada è iniziata nel 2016 e ha portato Elisa Venturella, 34 anni, di Aosta, a viaggiare in tutto il mondo. «Ero sempre stata affascinata dalla storia di Gino Strada e dalle incredibile esperienze che racconta nei suoi libri. - riferisce Elisa Venturella che è infermiera di Rianimazione e Terapia Intensiva - Alla fine dell’estate del 2016 ho provato a mandare una richiesta tramite il sito ufficiale ma non pensavo di esserne all’altezza. Mi hanno risposto quasi subito e man mano che superavo le fasi della selezione sentivo crescere la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta». Dopo le missioni in Afghanistan nella valle del Panjshir, nella Repubblica Centrafricana a Bangui, poi di nuovo in Afghanistan a Kabul nell’ospedale di Chirurgia di Guerra, ora è di nuovo in missione a Freetown in Sierra Leone. «Ogni esperienza è unica e diversa dalle altre - assicura Elisa Venturella - Oggi sono sicuramente diversa ciò che ero nel 2016. E tutti i posti in cui sono stata sono legati dal filo rosso che è la mia professione». Da lontano cambiano le prospettive. «L’Italia e la Valle d’Aosta sono e rimarranno sempre la mia casa. - conclude Elisa Venturella - Ma da qui riesco a percepire l’enorme privilegio che una piccola parte del mondo possiede e a volte me ne vergogno perché ne faccio parte».