Maxi truffa con il Superbonus Sequestrati 1,9 milioni di euro

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Nell’ambito delle indagini dirette dalla Procura della Repubblica, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di oltre 1,9 milioni di euro, in relazione a crediti fiscali fittiziamente maturati relativi al cosidetto “Superbonus 110”. «Nel corso delle attività è emersa, ad oggi, - si legge in una nota delle Fiamme Gialle - la presunta sussistenza di un’associazione a delinquere avente centro nel territorio valdostano, all’interno della quale un architetto e un commercialista, operanti nel capoluogo regionale, si sarebbero associati con gli amministratori di diritto e di fatto di una società di costruzioni di Torino, con funzioni di general contractor, per perpetrare i reati di truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta». Dal Comando territoriale di Aosta della Guardia di Finanza riferiscono inoltre che «L’indagine ha tratto origine a seguito della querela sporta dai proprietari di un condominio di Aosta che si sono ritrovati sul proprio cassetto fiscale crediti ceduti, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, a fronte di lavori non ancora eseguiti».

Il meccanismo della maxitruffa: ecco l’ipotesi

Secondo i militari delle Fiamme Gialle «L’architetto aostano risulterebbe aver procacciato clienti interessati al “Superbonus 110”, offrendosi di curare l’iter amministrativo e suggerendo l’impresa che avrebbe effettuato i lavori, rivestendo di fatto molteplici ruoli: direttore dei lavori, responsabile della sicurezza e tecnico asseveratore; le asseverazioni, secondo quanto risulterebbe, avrebbero falsamente attestato l’esecuzione di uno stato di avanzamento dei lavori non corrispondente allo stato dei fatti, e sarebbero state successivamente trasmesse ad ENEA. Il commercialista avrebbe apposto i visti di conformità che legittimavano l’esistenza dei crediti di imposta, curando la trasmissione all’Agenzia delle Entrate unitamente alla comunicazione della cessione dei crediti dai condòmini al general contractor». Gli impresari torinesi, secondo l’ipotesi investigativa, emettevano le fatture per mezzo delle quali aveva inizio l’iter di generazione dei crediti, che si è concluso con la cessione di parte stessi ad una società terza corrente a Bra, in provincia di Cuneo.

Verifiche avviate assieme all’Agenzia delle Entrate

Le verifiche eseguite dai militari sono stati rese possibili anche grazie alla collaborazione della locale Agenzia delle Entrate che ha fornito un apporto documentale fondamentale per il buon esito delle attività. «Il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari - conclude la nota della Guardia di Finanza - e, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie, in attesa di giudizio definitivo, è doveroso sottolineare che vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati».

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