Maxi sequestro di immobili e conti correnti
Sono state le “operazioni sospette”, messe in atto da alcuni dei 21 componenti ed ex componenti del Consiglio Valle e della Giunta regionale ai quali è contestato un presunto danno erariale di 140 milioni di euro per una «Illecita assistenza finanziaria prestata alla Casinò de la Vallée attraverso quattro operazioni di erogazione di liquidità, qualitativamente eterogenee, poste in essere» tra luglio 2012 e dicembre 2015, a far scattare il provvedimento della Procura regionale della Corte dei Conti, notificato mercoledì scorso, 7 marzo, dalla Guardia di Finanza ai diretti interessati. Le “operazioni sospette”, sulle quali saranno effettuati degli accertamenti, sarebbero state compiute - secondo quanto segnalato dalla Guardia di Finanza - da Antonio Fosson, Augusto Rollandin, Ego Perron, Renzo Testolin e Leonardo La Torre. Per esempio «Nel periodo tra maggio e ottobre 2017 - annotano le Fiamme Gialle - sono state rinvenute operazioni di sottoscrizione o incrementi di capitale su polizze vita che potrebbero in astratto essere state poste in essere con l’intento di vanificare l’eventuale pretesa creditoria dell’ente pubblico. Le somme incanalate sulle polizze vita, infatti, risultano ipso facto difficilmente sequestrabili o pignorabili e questo genere di operatività potrebbe inficiare un’eventuale azione di recupero da parte della corte dei conti». Ipotesi, per il momento, in attesa di un riscontro e che potrebbero pure rivelarsi infondate, dato che gli stessi finanzieri precisano nella loro relazione che «Come chiarito dalla banche quasi nessun conto presenterebbe anomalie» e che «Sui conti correnti acquisiti e analizzati non sono emerse irregolarità o elementi rilevanti dal punto di vista valutario o fiscale».
Tecnicamente, quello disposto dalla Procura della Corte dei Conti, è un sequestro conservativo per tutelare il credito erariale, vale a dire le somme eventualmente dovute all’Amministrazione regionale in caso di condanna dei citati nel giudizio contabile Casa da gioco. Un provvedimento che però ha messo in una posizione difficile alcuni amministratori pubblici che sono imprenditori ed ai quali tale “congelamento” dei conti correnti potrebbe creare non pochi problemi.
«Una spiccata operosità»
«In un’epoca in cui erano già stati avviati, da parte della Procura contabile, approfondimenti istruttori sulla vicenda per la quale v’è causa - evidenzia il procuratore Rizzi - e, perciò, quando era ipotizzabile la possibilità che una qualche iniziativa giudiziaria avrebbe potuto essere intrapresa anche nei confronti dei soggetti per i quali si procede, sono stati, da taluno, posti in essere atti di disposizione del patrimonio sintomatici della volontà di sottrarre i propri beni alla garanzia patrimoniale e che inducono, dunque, a presagire la possibile infruttuosità della futura esecuzione eventualmente conseguente all’esito del processo contabile». I rilievi del Nucleo di Polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, guidato dal tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi e delegato a compiere gli accertamenti patrimoniali, mettono «In evidenza una spiccata operosità nel compimento di atti dismissivi di cespiti e nella realizzazione di altre operazioni comunque in grado di rendere non aggredibili significative porzioni del patrimonio per il risarcimento dell’ipotizzato danno erariale». Sempre secondo il magistrato «Addirittura, alcuni dei soggetti hanno proseguito questa laboriosità anche nel periodo successivo alla notifica dell’invito a dedurre».
«Macroscopica sproporzione»
Parallelamente il procuratore Roberto Rizzi sottolinea che «Risultando una macroscopica sproporzione tra le sostanze economiche dei soggetti e la pretesa creditoria azionata» l'adozione della misura cautelare «È altamente giustificata» in quanto «E' evidente che le consistenze patrimoniali dei presunti responsabili appaiono del tutto insufficienti a garantire il soddisfacimento della pretesa creditoria, che si assume poter essere esercitata all'esito del giudizio di merito». Pertanto «La gravosità dell’onere in capo a ciascuno dei soggetti» chiamati a rispondere, induce «A dubitare del fatto che l’importo che i medesimi soggetti saranno condannati, eventualmente, a risarcire all’esito del processo, sarà realmente corrisposto all’Amministrazione regionale». Il sequestro conservativo rientra tra le strade percorribili dalla Procura della Corte dei Conti, tenuto presente che «Per poter ricorrere a tale mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale è sufficiente che, ad una prognosi sommaria, la pretesa che si intende tutelare appaia ragionevolmente fondata e che sussista il timore di perdere la garanzia del credito». Il procuratore Rizzi rileva che «Il perimetro entro cui la prognosi di probabile fondatezza della pretesa in contestazione dovrà essere compiuta coincide con quello delineato in sede di proposizione del giudizio». Ovvero con la citazione pervenuta lo scorso febbraio agli amministratori pubblici finiti sotto accusa.
«Garanzie a rischio»
Dalle sessantanove pagine dell’atto che “congela” stipendi, vitalizi, indennità, conti correnti, conti deposito, investimenti e beni immobili, emerge «il fondato timore» della Procura sulla perdita, o sulla sensibile riduzione, della garanzia del credito erariale dato che «I compendi patrimoniali dei beni presenti e futuri con i quali», ai sensi del Codice civile, i «Soggetti convenuti in giudizio dovranno far fronte alle statuizioni di condanna che saranno eventualmente rese all’esito del processo, potrebbero, nel frattempo, subire delle modifiche peggiorative in grado di compromettere la solvibilità futura». Considerato che il danno ipotizzato ammonta a 140 milioni di euro, il procuratore Roberto Rizzi osserva che «Anche la somma di alcuni dei patrimoni maggiormente capienti» delle 21 persone coinvolte «Non è affatto sufficiente a coprire la consistenza del danno contestato». Da questa constatazione deriva «La scelta di agire in via cautelare nei confronti di tutti i soggetti citati a giudizio», ad eccezione del dirigente regionale Peter Bieler (citato a giudizio per un presunto danno erariale di 1,5 milioni) in quanto nei suoi confronti «L'ipotizzata responsabilità di tipo sussidiario induce a soprassedere ad iniziative cautelari per ragioni connesse proprio alle caratteristiche della posizione debitoria che potrebbe realizzarsi all'esito del processo».
Gli importi contestati
La Procura ha chiesto il sequestro «fino alla concorrenza degli importi specificati», oltre a rivalutazione monetaria, interessi e spese di giudizio, di 7,2 milioni di euro per Mauro Baccega, 4,44 milioni per Luca Bianchi, 3,33 milioni per Stefano Borrello, 2,85 milioni per Raimondo Donzel, 4,44 milioni per Joël Farcoz, 3,33 milioni per David Follien, 7,29 milioni per Antonio Fosson, 13,33 milioni per Giuseppe Isabellon, 3,33 milioni per Leonardo La Torre, 10 milioni per Albert Lanièce, 3,33 milioni per André Lanièce, 17,29 milioni per Aurelio Marguerettaz, 4,44 milioni per Pierluigi Marquis, 10 milioni per Ennio Pastoret, 3,33 milioni per Marilena Péaquin, 6,19 milioni per Ego Perron, 3,33 milioni per Claudio Restano, 6,19 milioni per Emily Rini, 17,29 milioni per Augusto Rollandin, 4,44 milioni per Renzo Testolin e 4,44 milioni per Marco Viérin.
A fronte di tutto ciò, la Corte dei Conti ha proceduto al sequestro di 151, tra immobili e terreni - in Valle d'Aosta e nelle province di Sassari, Savona e Alessandria -, per un valore catastale complessivo di 6 milioni e 600mila euro. Le Fiamme gialle hanno anche stimato un valore di mercato, pari a circa venti milioni di euro. Nel dettaglio, il provvedimento individua beni per 81.309 euro a Mauro Baccega, 96.895 euro a Luca Bianchi, 127.316 euro a Raimondo Donzel, 118.529 euro a Joël Farcoz, 112.941 euro a David Follien, 515.277 euro ad Antonio Fosson, 341.696 euro a Giuseppe Isabellon, 691.482 euro a Leonardo La Torre, 186.097 euro ad Albert Lanièce, 127.804 euro ad André Lanièce, 798.922 euro ad Aurelio Marguerettaz, 28.434 euro ad Ennio Pastoret, 306.621 euro a Marilena Péaquin, 159.904 euro ad Ego Perron, 353.511 euro a Claudio Restano, 296.345 euro ad Emily Rini, 1.462.200 euro ad Augusto Rollandin e 796.519 euro a Marco Viérin. Dagli accertamenti della Guardia di Finanza, «nessuna possidenza immobiliare di rilievo nello Stato italiano» risulta per Renzo Testolin, Pierluigi Marquis e Stefano Borrello.
Il provvedimento interessa poi il quinto della quota percepita dagli interessati per stipendi, pensioni e vitalizi percepiti o maturati da datori di lavoro ed enti pubblici. Si tratta del Senato della Repubblica, del Consiglio Valle, della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’Istituto dell’Assegno Vitalizio, dell’Union Valdôtaine, dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, dell’Unità Sanitaria Locale, del Comune di Aosta, del Comune di Saint-Vincent e del Casinò de la Vallée. Inoltre, il decreto inibisce i destinatari del provvedimento ad operare, anche tramite carte di credito o Bancomat, su 81 tra conti correnti, conto titoli e altre forme di investimento, in trentuno istituti di credito, società di gestione del risparmio e società fiduciarie.
Gli enti, istituti, o le società a cui le persone colpite da sequestro conservativo sono legate da rapporti di debito e di credito, per un totale di 39 parti, sono state citate a comparire all’udienza fissata per mercoledì 21 marzo, dinanzi al giudice designato dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, per rendere dichiarazione «In ordine ai crediti vantati, e che vanteranno» i ventun destinatari del provvedimento. Questi ultimi, inoltre, sono chiamati a intervenire nella stessa occasione, «Per la conferma, modifica o revoca» del decreto di sequestro. Agli interessati dalla misura cautelare viene contestualmente intimato «Di astenersi dal compimento di qualunque atto diretto a sottrarre i beni sequestrati alla garanzia del credito».
Prima udienza a giugnoLa prima udienza del processo davanti alla Corte dei Conti è fissata per mercoledì 27 giugno. Agli imputati viene contestato dalla Procura regionale che «Le reiterate iniezioni di liquidità a beneficio della Casa da gioco, operate sotto l’accorta e determinante regia della Giunta o del Consiglio regionale, sono state poste in essere disattendendo numerosi imperativi precetti che governano l’azione amministrativa nel delicato ambito dei rapporti patrimoniali fra l’ente pubblico e le società dal medesimo partecipate». Il riferimento è a prescrizioni «Aventi fonte in ogni livello di produzione delle regole: quello dell’Unione europea, quello nazionale e quello regionale».
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