È mancato Giuseppe Incoletti, partigiano della banda Vertosan

È mancato Giuseppe Incoletti, partigiano della banda Vertosan
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Il suo nome di battaglia era Tan Tan e combatté contro i nazifascisti che il 30 luglio 1944 attaccarono la banda Vertosan a Saint-Nicolas. Un episodio tragico che era rimasto impresso in maniera indelebile nella mente di Giuseppe Incoletti, mancato all’età di 97 anni martedì 5 gennaio e i cui funerali sono stati celebrati nella Chiesa di Sant’Orso giovedì 7.

Nato a Cologna Veneta nel veronese,, era giunto in Valle d’Aosta con la sua famiglia negli anni Trenta. Fu arruolato nel 1943 nella Regia Aeronautica e venne destinato a Forlì. Lasciò la divisa dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e, tornato ad Aosta, si aggregò ai partigiani della formazione Vertosan. Quest’ultima, capitanata da Andrea Pautasso “Bert” e il cui comando si era installato nel villaggio di Cerlogne, era una delle più numerose tra quelle attive nell’estate del 1944. La banda controllava una vasta area intorno a Saint-Nicolas e faceva frequenti incursioni nel fondo valle contro i presidi dei fascisti e dei tedeschi, i quali risposero con le armi. Alle 7 del mattino del 30 luglio 1944, un reparto tedesco, coadiuvato dalle milizie fasciste, salì da Saint-Pierre verso Saint-Nicolas. Il sistema di minamento predisposto dai partigiani sotto il ponte di Evian non funzionò e i tedeschi poterono passare. Alle 9 giunsero a Fossaz e, dopo un rastrellamento, iniziarono a bombardare i villaggi di Cerlogne e di Clavel. Nel frattempo, salì da Avise un’altra colonna nazifascista. I partigiani tentarono allora di riorganizzare la difesa nel vallone di Vertosan, ma i tedeschi avanzarono. Il villaggio di Cerlogne fu incendiato. Dopo un acceso scontro durato l'intera giornata, i partigiani, che avevano tentato di opporre resistenza alle forze preponderanti dei nazifascisti, furono costretti a ritirarsi. Il sanguinoso bilancio finale fu di 16 morti, 13 partigiani e 3 civili. Alla popolazione non fu permesso di recuperare i corpi dei caduti, che per 4 giorni rimasero in attesa di sepoltura. Dopo quel tragico episodio, Giuseppe Incoletti, come altri membri della Resistenza, riparò in Francia per rientrare in Valle d’Aosta nel 1945. Venne poi assunto alla Cogne dove lavorò come elettromeccanico fino alla pensione, nel 1977. Nel 1953 si sposò con Teresina Sonza Reorda, originaria di Lessolo e mancata nel 2004, dalla quale ebbe i figli Maurizio, nato il 30 agosto 1954, insegnante di educazione fisica alla Scuole medie Einaudi ora in quiescenza, e Piergiorgio, venuto alla luce il 19 ottobre 1959, controllore al Casino di Saint-Vincent, presidente del Comitato di Quartiere Arco d'Augusto nonché apprezzato giudice di gara dello sci nordico, scomparso all’età di 52 anni nel luglio 2012.

Nella lunga vita di Giuseppe Incoletti non era mancato l’impegno politico e sociale, dato che nel 1964 era stato eletto consigliere comunale ad Aosta per la Democrazia Cristiana e che partecipava sempre alle riunioni dell’Associazione San Vincenzo. Inoltre nel giugno 2016, in occasione delle celebrazioni per il 70esimo anniversario della proclamazione della Repubblica, nel corso di una cerimonia a Palazzo regionale ricevette la Medaglia della Liberazione insieme ad altri partigiani. Giuseppe Incoletti abitava in via Pasquettaz e dal 2018 era ospite della Casa di riposo J.B. Festaz dove si era fatto benvolere da tutti, per il suo carattere disponibile e solare. Tra le sue passioni vi erano la bicicletta, con la sua inseparabile “Graziella” girò per la città fino alla soglia dei 90 anni, la lettura di libri e giornali, le partite a scacchi ascoltando musica classica, le vacanze al mare a Cesenatico con i suoi cari, dalle quali tornava immancabilmente con un’invidiabile abbronzatura, e i soggiorni termali ad Abano Terme. Il sabato, poi, preparava sempre il risotto ai porcini o l’arrosto con cui deliziava i suoi congiunti. Piccoli gesti di affetto verso i propri cari, un modo semplice per riunire la famiglia e ricambiare l’amore di chi gli voleva bene. Insomma, un nonno speciale il cui ricordo non sbiadirà. Lascia il figlio Maurizio, gli affezionati nipoti Alessandro e Andrea e i fratelli Augusto e don Luigi, già parroco di Gaby.

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