Mancano posti letto: sospesi i ricoveri al “Parini” Il problema principale è la mancanza di personale

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Dal pomeriggio di giovedì scorso, 28 aprile, e fino a data da destinarsi, l’Usl della Valle d’Aosta ha bloccato tutti i ricoveri programmati. Il motivo: non ci sono più posti letto disponibili per malati non Covid all'Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta. Nella giornata di giovedì molte persone erano rimaste in Pronto soccorso in attesa di un posto letto in reparto. «Come sempre succede in questi casi, quando il numero dei pazienti da ricoverare supera quelli disponibili, riduciamo i pazienti in entrata non urgenti dei ricoveri programmati, per accogliere i pazienti urgenti che arrivano dal Pronto soccorso. - spiega il direttore generale dell'Usl Massimo Uberti - Con questa operazione in genere nel giro di qualche giorno la situazione rispetto ai posti letto rientra. Tutto questo dipende dal fatto di avere ancora 2 reparti Covid aperti e dalla grande carenza di infermieri, che deriva da molte ragioni: da sostituzioni che non abbiamo potuto fare, dalle sospensioni per non aver rispettato l'obbligo vaccinale, e da qualche contagio. A giorni usciremo con il nuovo bando a tempo determinato per infermieri, operatori socio-sanitari e ostetriche. L'aspetto più critico è proprio questo: il personale». Inoltre l’Usl della Valle d’Aosta punta a reclutare gli infermieri che il Piemonte aveva assunto per Covid e che non è riuscito a stabilizzare: l’opzione sarebbe proporre loro in prima battuta un contratto a tempo determinato, per poi stabilizzare coloro cghe hanno i requisiti necessari. Sono 50 gli infermieri che attualmente mancano in organico. Di questi, 22 sono stati sospesi per non aver rispettato l’obbligo vaccinale.

«Nel 2021 in 17, fra infermieri e Oss hanno dato le dimissioni. - sottolinea Andrea Bourbon, sindacalista della Cgil - Il problema non è lo stipendio, ma il trattamento della persona a livello umano. È dall'inizio dell'anno che lanciamo questo grido d'allarme. Considerati anche i 17 pensionamenti dello scorso anno e i molti che ci saranno fra poco, dovranno chiudere dei servizi. La questione non è economica, non giustificherebbe lo scappare lontano dagli affetti e dal proprio territorio. In Svizzera pagano di più, ma hanno anche un trattamento della persona a livello umano e professionale che non ha paragoni con la nostra realtà». «L'interruzione degli interventi programmati è la conseguenza di una politica organizzativa sbagliata, per cui chi ci perde è comunque sempre il cittadino» dichiara Chiara Pasqualotto, sindacalista della Cisl

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