Lo tsan piange Germain Novallet
All’anagrafe si chiamava Germano Novallet ma per tutti era semplicemente Germain. Per gli amanti dello tsan era un’istituzione, un campione del passato e una memoria storica: nel 2017 aveva anche curato a Saint-Vincent una mostra dedicata proprio allo tsan insieme all’amico Cesare Cossavella di Arnad. Si è spento giovedì 21 e i suoi funerali sono stati celebrati in forma privata sabato scorso. Era nato il 25 giugno del 1941 da Pietro Mosè - reduce della campagna di Russia e minatore nella cava di amianto di Emarèse - e Maria Olimpia Cretier, secondo di quattro fratelli: prima di lui aveva visto la luce Anna Maria (storica titolare della Locanda Da Pasqualino a Erésaz), in seguito Ermenegildo e Giuseppe.
Da giovane, dopo il servizio militare che aveva svolto come artigliere di montagna a Susa insieme a tanti commilitoni valdostani, aveva lavorato come operaio sulle macchine operatrici di movimento terra nelle imprese edili Follioley, Freydoz e Tibaldi. Assunto nel 1968 alla Società Autostrade Valdostane SpA - vi ha lavorato fino alla pensione nel 1996 - nello stesso anno si era sposato con Irma Grivon, unione dalla quale sono nati nel 1969 Danilo, geometra libero professionista, e nel 1972 Giorgio, artigiano elettricista.
Germain Novallet aveva tre grandi passioni: lo tsan, la caccia e la montagna. Nello tsan prima nell’Emarèse, suo Comune di nascita, con cui ha vinto tre campionati primaverili di A nel 1963, nel 1965 (vedi foto a pagina 59) e nel 1967 e due autunnali nel 1965 e nel 1966, poi uno autunnale nel 1973 con l’Emarèse-Montjovet e infine era stato finalista in serie A nel 1978 con il Montjovet, oltre ad avere ottenuto numerose vittorie in campionati primaverili e autunnali nelle categorie cadette e nei veterani.
Ammirato da tutti per la sua straordinaria abilità nella “tsachà” ma in realtà era un campione completo in tutte e tre le fasi di gioco. Tanti ricordano ancora le partite disputate a Grand-Hoel di Montjovet, nel vecchio campo denominato “Lo Crot” che parecchi grattacapi dava alle squadre ospiti al punto che qualcuno cercò addirittura di fare squalificare per impraticabilità quel campo in cui chi aveva grandi doti alla “tsachà” emergeva sempre. Memorabili erano poi le cene goliardiche del dopo partita: quando si giocava in casa si finiva quasi sempre nella sua cantina per poi rimanervi fino all’alba per un “terzo tempo” di musica e canti.
Le altre sue passioni erano la caccia al camoscio e le battute alla volpe e al cinghiale, che condivideva con un nutrito gruppo di paesani e che ha vissuto intensamente nel periodo della pensione. Adorava poi le “scorribande” sulle vette delle nostre montagne, dove aveva raggiunto numerose cime fin da giovane.
Nonno di Alessia, Marco, Sylvie e Hervé, con cui i quali amava trascorrere condividendo i suoi ricordi di gioventù e ai quali voleva un mondo di bene, da tempo le condizioni di salute di Germain Novallet erano peggiorate: lascia il ricordo di un personaggio fuori dal comune, che ha senza dubbio contribuito alla storia degli sport popolari.