Lince, avvistamento nel Parco Evento storico: la prova video

Lince, avvistamento nel Parco Evento storico: la prova video
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Nelle scorse settimane, i guardaparco del Parco del Gran Paradiso hanno confermato l'avvistamento di una lince all'interno dell'area protetta, con l'ausilio di una fototrappola che ha immortalato l'animale, rendendo certa la segnalazione. "Si tratta, con ogni probabilità, di un individuo in dispersione, alla ricerca di nuovi territori e, per il momento, l'ente Parco ha deciso di non rendere noto il luogo esatto dell'avvistamento per proseguire le verifiche sulla effettiva presenza", si legge in una nota. Il Parco spiega che fin dagli anni Ottanta "si sono registrati avvistamenti dubbi e, nel tempo, sono pervenute segnalazioni di possibili osservazioni o di segni di presenza", ma "è la prima volta che questa viene documentata con certezza".

L'ultimo dato di presenza certa della lince nel territorio del Parco risale infatti al 1916, quando l'area protetta non era ancora stata istituita. Ai tempi della riserva reale di caccia, frequenti sono stati gli abbattimenti attuati dalle guardie che erano incentivate al prelievo di quello che era considerato un nemico dello stambecco. Sulle Alpi la lince si è estinta agli inizi del Novecento, a causa della persecuzione dell'uomo, e solo recentemente è ricomparsa in Italia, con esemplari che probabilmente provengono da Svizzera e Slovenia. Osservazioni di lince sono state di recente effettuate anche in Valle d'Aosta, confermate dal Corpo forestale regionale e queste ripetute segnalazioni fanno pensare alla possibilità di un ritorno dell'animale.

"Da molto tempo inseguiamo questo fantasma di boschi e rocce, senza mai aver avuto certezza del suo passaggio. - dice Bruno Bassano, direttore del Parco - Si tratta di una specie iconica spesso dimenticata ma che, in base ai dati storici, era l'unico grande carnivoro presente sul massiccio del Gran Paradiso, come descritto dagli zoologici della Commissione reale del Parco. Questa segnalazione apre la possibilità che si possa, nel tempo, insediare nel Parco almeno una coppia riproduttiva di questa specie. Sarebbe un prezioso ritorno che riempirebbe un vuoto che dura da oltre un secolo".

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