Legambiente chiede un confronto pubblico sul progetto della nuova telecabina Pila-Couis

Legambiente chiede un confronto pubblico sul progetto della nuova telecabina Pila-Couis
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Servono «scelte alla luce del sole» sul progetto della telecabina tra Pila e la Platta de Grevon, sullo spartiacque con la valle di Cogne. «Ci pare particolarmente inappropriato sottrarre il progetto di Pila al pubblico dibattito, relegandolo a segrete stanze in cui nessuno, a parte i tecnici, potrà accedere». Lo scrive il circolo valdostano di Legambiente in una lunga lettera. Il progetto Pila-Couis «che prelude al collegamento funiviario con Cogne», secondo Legambiente «implica scelte che condizioneranno il modello turistico e le finanze pubbliche per i prossimi decenni. Non dimentichiamo infatti che le società funiviarie usano in maggioranza capitale pubblico, e quindi soldi dei cittadini».

Legambiente ricorda che «qualche mese fa» l'assessore regionale allo Sviluppo economico Luigi Bertschy ha definito le scelte «di strategia generale». L'associazione ambientalista ricorda che siamo «di fronte a una crisi climatica che ha fatto dire» al presidente della Regione Erik Lavevaz, che «ci troviamo già oggi di fronte ad uno scenario che era atteso a metà del secolo, come si può pensare di progettare piste a 2.700 metri di quota da innevare artificialmente? Come garantire che le enormi quantità di acqua da impiegare non siano sottratte ad altri settori, per esempio all'agricoltura o all'uso potabile? Il cambiamento climatico impone delle scelte anche sul modello turistico invernale. Sarebbe bene poterne discutere pubblicamente. Chiediamo quindi alla giunta regionale di riportare le scelte sul progetto di Pila alla luce del sole».

A un mese dall'esito della procedura di Valutazione dell'impatto ambientale sul progetto della nuova telecabina che collegherà Pila con la Platta de Grevon, il circolo valdostano di Legambiente prende posizione sulle scelte tecniche della Via. «È stata emessa una valutazione 'positiva condizionata', ossia un assenso generale al progetto che deve sottostare alle richieste di modifica, mitigazione degli impatti e gestione dei cantieri delineate dagli uffici regionali» scrive in una nota l'associazione, che ha «cercato di esaminare l'atto in modo approfondito, in particolare per capire quali fossero le condizioni dettate dal comitato tecnico per l'ambiente che ha emesso il parere, per rendere il progetto compatibile con la tutela ambientale che la normativa italiana e comunitaria impongono».

Durante la fase di evidenza pubblica, in cui era possibile fare osservazioni, Legambiente ha «riconosciuto la vocazione allo sci invernale di Pila e si è detta d'accordo sull'ammodernamento degli impianti: abbiamo però avanzato una proposta alternativa, chiedendo la rinuncia alla trasformazione in funivia della parte alta, quella che arriverebbe in vetta alla Platta de Grevon, e di conseguenza anche alla realizzazione della stazione di arrivo-ristorante a forma di stella alpina» (foto). Le strutture regionali coinvolte avevano richiesto approfondimenti alla società proponente, la Pila spa, che ha ha integrato la documentazione.

«Ora il parere positivo condizionato deve essere confermato con delibera di Giunta - scrive Legambiente - e il problema è che il parere della Via di condizioni ne detta assai poche, rimandando le questioni più spinose alle successive fasi progettuali, le quali, però, si svolgeranno nell'ambito del tavoli previsti nell'accordo di programma tra la Regione e la società funiviaria». Per il circolo valdostano, «sono ormai anni che i progetti di collegamenti intervallivi e di impianti funiviari suscitano un vivace dibattito nella società valdostana. Di fronte al cambiamento climatico si confrontano due ipotesi: da un lato l'idea dell'amministrazione regionale e di una parte degli operatori turistici di mantenere il modello attuale di turismo invernale, orientato sullo sci alpino, innalzando la quota dei comprensori sciistici; dall'altro l'idea che sosteniamo da tempo ed è condivisa da molti cittadini ed operatori del settore, di cominciare da subito a lavorare ad un nuovo modello, che rinunci a nuovi grandi impianti, mantenga in servizio quelli esistenti ove possibile, e cominci a sviluppare nuove forme di turismo sostenibile invernale. Si tratta, quindi, effettivamente di un importante dibattito sul futuro turistico della montagna».

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