Le sculture in pietra di Donato Savin al Museo Archeologico di Brindisi

Le sculture in pietra di Donato Savin al Museo Archeologico di Brindisi
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Lo scultore Donato Savin, entrato a far parte del movimento artistico degli “Arcani”, sostenuto dalla Galleria SangiorgioArte, coordinata e diretta da Antonio Lagioia, è stato invitato ad esporre le sue opere nel prestigioso Museo Archeologico “Francesco Ribrezzo” di Brindisi. L’allestimento aprirà i battenti sabato prossimo, 13 novembre, e si concluderà domenica 9 gennaio.

Una mostra antologica che vedrà esposte oltre 30 sculture in pietra dell'artista cogneinze, reduce da performence importanti a Torino, “Donato Savin. Boschi di pietra, nel Museo Nazionale della Montagna”, (2017), ad Aosta, “Donato Savin, il linguaggio della pietra”, nel Museo dell’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, a Trento in occasione del Film Festival, “Donato Savin Steli”, esposta nel cortile di Palazzo Thun, nel 2019, e infine nel Museo Civico di Belluno da ottobre 2019 a gennaio 2020. Nel 2021 partecipa ad una grande collettiva in Umbria a Deruda, nella “Antica Fornace Famiglia Grazia”, fondatori nel 1500 della produzione della maiolica, con il movimento degli “Arcani” e la presentazione del critico d'arte Paolo Levi.

La mostra di Brindisi arriva a coronamento di una attività artistica che sta facendo scoprire Donato Savin a livello internazionale. Curioso constatare come Cogne e la sua Valle sia culla e terra di artisti di alto livello espressivo e riconosciuti ed aprrezzati in tutta Europa.

La mostra di Brindisi è sponsorizzata da “Aosta Assicurazioni”, grazie alla collaborazione di Nicola Triglia, sempre attento ad aiutare gli artisti valdostani ad esportare la cultura artistica legata alla nostra terra.

Scrive di Donato Savin il critico Paolo Levi: «Ogni opera di Savin è una vibrazione materica. Ognuna delle sue opere ha screpolature inflitte dal susseguirsi delle stagioni. Savin ne è il rivelatore e il mirabile interprete, indagandole, cogliendone il senso nascosto, riportando alla luce il messaggio arcano di una natura indomita. Le sue visioni appartengono alla borgata di Epinel dove vive da sempre, di fronte alla solennità monumentale delle Alpi Graie. La Stele è dunque un corpo pietrificato, ferito, rugoso, coperto di licheni, precario come una pianta condannata a non crescere».

Chi si trovasse a passare per Epinel sentirebbe un rumore assordante e noterebbe nuvole spesse di polvere che si levano in cielo: è Donato Savin nel suo laboratorio all'aperto che taglia il superfluo, intaglia per sagomare, estrae le sue creature come una levatrice dal grembo della pietra e del legno.

Senza fornire etichette possiamo dire che la scultura di Donato Savin è di scuola europea in bilico tra la figurazione e l’espressionista informale. In realtà, è arduo definire questi oggetti taglienti e svettanti dell'artista, statici eppure mossi, astratti eppure espressivi, simili a corazze di guerrieri in vedetta che sprigionano un’energia misteriosa che l'artista possiede dentro la sua anima.

I valdostani amanti dell'arte, possono fare una passeggiata fino al Museo Archeologico di Aosta, in piazza Roncas. Sul pavé troneggiano 3 grandi “Steli” di Donato Savin, 3 figure quasi mitologiche poste a guardia dell'antica porta romana sulla via dell'Helvetia, un omaggio dell'artista alla nostra città. Altre 3 grandi steli saranno sulla piazza del Museo Archeologico di Brindisi a guardia della città di Enea e per la gioia dei visitatori.

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