Le sculture di Guido Diémoz esposte a Moretta nel cuneese

Le sculture di Guido Diémoz esposte a Moretta nel cuneese
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Nel quadro delle manifestazioni dedicate a “Piaceri di cultura nelle terre di mezzo” promossa dall'Associazione Octavia che raggruppa 18 comuni della provincia di Cuneo, l'artista di Doues Guido Diémoz espone le sue sculture alla Biblioteca comunale di Moretta, a pochi chilometri da Saluzzo, da venerdì prossimo, 30 settembre, a domenica 27 novembre. 12 grandi opere in legno di noce sono presenti in mostra, una antologica che l'autore dedica in particolare ai lavori agricoli e ai riti ancestrali di un tempo passato ma vivo nella memoria dello scultore valdostano, capace di far rinascere con il suo lavoro artistico i momenti salienti della vita agreste pastorale della montagna, dove la fatica del lavoro era necessità quotidiana di sopravvivenza per tutta la comunità.

«Guido Diémoz, con tutto il rispetto dovuto alla professione di artigiano, è un poeta del legno, mentre l'artigiano è solo un tecnico, un abile manovratore della materia. - commenta il critico d'arte Paolo Levi - Le sue magiche realizzazioni rilevano quindi che l'apporto tecnico è secondario, se pur indispensabile a predisporre i suoi costrutti. Primaria è invece l'anima rivelata dal silenzioso protagonista sortito dallo sbozzo del legno. L'artista e i suoi personaggi sono accomunati dalla filigrana spirituale del loro meraviglioso habitat».

Le 12 sculture in mostra coprono oltre 12 anni della produzione dell'artista, dal 2007 al 2018.

La prima in ordine cronologico è Il Ringraziamento, opera realizzata nel 2007, che descrive una scena di grande religiosità, la famiglia è raccolta in preghiera prima della cena, intorno ai personaggi gli oggetti quotidiani di una vita povera ma vissuta con grande serenità e dignità. Seguono le scuture: I Battitori di grano del 2008, L'Attesa del 2009 è un'opera importante per Guido Diémoz, l'artista rappresenta un interno con un vecchio intento a sonnecchiare sul tavolo, mentre la figura di donna scosta la tenda della porta in attesa del rientro del figlio, contrabbandiere per necessità, preoccupata del suo ritardo. In Il Portatore di fieno del 2011, opera di piccole dimensioni per l'artista ma significativa, l'uomo dal ritorno dai campi è curvo sotto il peso del suo “balon” di fieno. I Lavori di primavera del 2012, altra scena di grande impatto: in primo piano una anziana donna guida un mulo carico di materiale per il rifacimento dei muri a secco del prato, più in alto nella scultura due operai con badile e mazza stanno aggiustando un grande cedimento aiutati da un giovane che solleva i massi. Da altra angolatura l'artista mette in evidenza il lavoro delle donne, scolpendone due intente a coadiuvare l'uomo col piccone, simboli dell'impegno femminile a sostegno della famiglia. L'Acquaiolo 2012, descrive con mirabile senso plastico la modernità dell'irrigazione a pioggia, non più ruscelli da deviare e curare. La Merenda nei prati, del 2012, è una scultura di vita agreste che descrive il momento di rifocillarsi dopo ore di lavoro. In primo piano davanti alla cesta ormai vuota un lavoratore si versa un bicchiere di vino dal fiasco, un altro personaggio afferra un salume, del pane nero e del formaggio sono disposti a terra su un canovaccio. Dietro il gruppo, un contadino finisce di legare il fieno da porre sul dorso del mulo. A terra i rastrelli, sul lato opposto un bambino tiene in mano un rastrello simbolo del lavoro precoce, il viso è fiero, sa di aver dato il suo contributo di aiuto alla sua famiglia. L'Apiario, sciame d'api, 2013, racconta la difficoltà del lavoro dell'apicultore, la descrizione si fa minuziosa, le api e l'apicultore trasmettono la saggezza centenaria dell'estrazione del miele, elemento insostituibile della dieta contadina. La Falciatrice è del 2013, Affilare la falce è del 2015 e La Natività del è 2016. Quest’ultima è un’ opera di grande intensità emotiva e il suo titolo in patois “lo don de la via” è significativo: in essa una madre all'interno di una casa rurale senza tempo allatta suo figlio a seno. La mostra termina con La Fienagione del 2018, l'opera più recente esposta in mostra descrive il lavoro corale dei campi, tutti i personaggi intenti a rastrellare il bene più prezioso per la sopravvivenza familiare: il fieno.

Le sculture di Guido Diémoz hanno uno spazio preciso nella cultura valdostana sono la testimonianza di una civililtà montanara che si è conservata nei secoli, una lettura di un passato recente, oggi scomparso, ma che rivive attraverso le sue opere descrivendo una società obbligatoriamente solidale per la complessità del lavoro affidato esclusivamente all'uomo e all'animale, una società tribolata e povera ma ben organizzata e coesa, quello di cui oggi forse avremmo veramente bisogno.

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