Le “corse” sul Cervino e quell’avventura con Mike Bongiorno: addio a Ettore Bich
«Si fa la guida per passione e con motivazioni complesse: dar sicurezza al cliente, insegnargli i segreti dell’arrampicare, che non consistono solo nell’appiglio, nel passo, nel respiro. La guida è l’esperto del tempo, dei malesseri del cliente e dei relativi rimedi». Tutti lo ricordano come una persona molto socievole, che si fermava volentieri a fare due chiacchiere a Crétaz, il villaggio dove viveva, o nel capoluogo. Anche per questo Ettore Bich, mancato mercoledì scorso, 22 settembre, lascia un vuoto a Valtournenche e a Cervinia, della cui società di guide faceva parte. Il funerale si è celebrato ieri, venerdì 24, nella chiesa di Valtournenche, alla presenza di una delegazione di guide valdostane.
Ettore Bich era nato a Cheneil il 9 luglio 1937. Era il secondogenito di Alfonso, falegname, e di Delfina Carrel, albergatrice, sorella di Luigi, detto “Carellino”, una delle più famose guide del Cervino. La famiglia, con grandi sacrifici, riuscì a riscattare la proprietà dell’albergo di Cheneil, il Panorama, adesso gestito dal nipote Michel, figlio del fratello minore Pier Angelo. Prima di Ettore è nata Gioconda, poi emigrata negli Stati Uniti, e dopo di lui arrivarono Renata, Massimo e Pier Angelo, anche loro divenuti guide alpine, e infine Elia. La famiglia era numerosa, i tempi duri ed Ettore cominciò a fare il “cit” in alpeggio fin dall’età di sei anni, con la ventina di mucche, non tutte di proprietà, che la famiglia portava a Cheneil d’estate. A 14 anni, quando per raggiungere Cheneil c’era solo il sentiero da Crétaz, Ettore faceva il mulattiere, con due viaggi al giorno per portare i bagagli dei clienti e le provviste all’albergo, da metà giugno a metà settembre. Dopo le elementari a Valtournenche, andò in collegio a Vercelli, dai Salesiani, con i quali ha stretto rapporti di amicizia durante i loro soggiorni estivi a Losanche e a Perrères, e dopo tre anni iniziò ad aiutare il padre. D’estate, nel tempo libero, seguiva in montagna lo zio Luigi o altre guide, che gli insegnavano i rudimenti dell’arrampicata. A soli 13 anni salì per la prima volta in vetta al Cervino con Armando Perron, che veniva spesso a Cheneil per lavori di manutenzione nell’albergo. A 18 anni poté così iscriversi al corso da portatore. A 20 anni era militare negli alpini, dove diventò sergente per avere una retribuzione che gli consentisse di non gravare economicamente sulla famiglia. Allenato dalle marce in montagna e dai trasporti a Cheneil, si fece notare per la velocità con cui camminava, nonostante il peso dello zaino. Ammesso l’anno successivo al corso guide, a 23 anni passò gli esami, diventando poi istruttore lui stesso. Un po’ meno rapida è stata la trafila per diventare maestro di sci: allievo a 18 anni, passò solo al terzo tentativo. Lavorava già anche come allievo maestro, soprattutto nei periodi in cui la richiesta era più alta ed era tra i primi a battere le piste quando lo si faceva ancora a piedi.
Il 17 ottobre del 1964 sposò Lea Pession e dal matrimonio nacquero Alfonso, nel 1965, mancato per una malattia a 17 anni, e Monique nel 1969.
Ettore Bich continuò con il lavoro da guida accompagnando clienti non solo sui principali 4000 delle Alpi, da quelli facili come il Gran Paradiso, a vie più impegnative come la Cresta des Hirondelles alle Grandes Jorasses, ma anche sul Monte Kenya e al campo base dell’Everest. Sul Cervino contava più di 100 ascensioni: solo nel 1965, anniversario della prima ascesa, lo scalò 15 volte. Salì in vetta perfino dopo un incidente sul lavoro, in cui perse le prime falangi di due dita della mano destra. Celebre è rimasta l’epica “gara” con i fratelli Oreste e Arturo Squinobal di Gressoney-Saint-Jean per la prima invernale della Gran Becca nel mese di dicembre del 1971.
Altrettanto famosa è stata l’avventura vissuta con Mike Bongiorno durante la registrazione di uno spot della Grappa Bocchino. Conosceva Mike per averlo accompagnato qualche volta sugli sci, ma non erano mai stati insieme ad arrampicare. Mike doveva registrare la réclame per la grappa. “Sempre più in alto”, era lo slogan e doveva stare da solo in vetta al Cervino. Ettore Bich lo aveva accompagnato con l’elicottero, lo aveva legato alla croce di vetta ed era risalito sull’elicottero. Avevano girato parecchi metri di pellicola, poi il cineoperatore aveva avuto bisogno di altra pellicola e l’elicottero era sceso. In quei minuti il Cervino si era coperto di nubi. Mike aveva la radio e Ettore cercava di tranquillizzarlo ma l’elicottero non poteva andare a riprenderlo. Dopo qualche ora è finalmente arrivata la schiarita, hanno calato col verricello Bich che, legato Mike, lo ha riportato giù.
Si è ritirato dall’attività di maestro 17 anni fa continuando ancora come guida per qualche anno e scalando il Cervino per l’ultima volta con il genero Andrea Nex nel 2007. Ha continuato a lavorare con il legno in casa e ha seguito gli approcci alla montagna e allo sci dell’unico nipote Cédric, ora dodicenne.