«Le condizioni sono splendide - neve, sole, voglia di evadere - ma le montagne sanno aspettare»
Il Club Alpino Italiano lancia un appello ai propri soci e a tutti gli amanti delle Terre alte, chiedendo di rispettare la prescrizione governativa a non uscire di casa se non per comprovate necessità. Il che equivale a rinunciare, per qualche tempo, e nell’interesse generale, alla frequentazione di sentieri, rifugi, vie alpinistiche e pareti.
«Gli appassionati di montagna già sanno che, talvolta, è necessario saper rinunciare ad una vetta per non mettere a repentaglio la sicurezza propria, dei compagni e degli eventuali soccorritori in caso di incidente. - si legge nel messaggio del Cai nazionale - Tutto questo è senso di responsabilità».
«Solo in questo modo sarà possibile difendere il bene prezioso della salute, salvaguardando, nel contempo, il lavoro di medici ed infermieri che si stanno prodigando in modo encomiabile ed evitando che un sistema sanitario già messo a durissima prova si trovi nella impossibilità di prestare idonee cure a tuti coloro che ne avessero bisogno».
A quello del Cai nazionale affianchiamo il messaggio di Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d’Aosta, al quale fanno riferimento i quasi 1.800 soci delle 4 sezioni regionali, vale a dire Aosta, Châtillon, Verrès e Gressoney.
«Per quanti abbiano partecipato alle iniziative della Sottosezione Saint-Barthélemy - afferma Piermauro Reboulaz - non è un mistero di come il sottoscritto non sia un grande sostenitore delle previsioni meteorologiche: praticamente per le gite si parte comunque, magari verso mete alternative più accessibili ma contemplando ovviamente la rinuncia in condizioni non più ragionevolmente sicure.
Ora la situazione è drammaticamente differente: non abbiamo più previsioni, ma evidenze scientifiche che ci chiamano tutti ad una consapevole assunzione di responsabilità nei nostri ambiti d’azione. Sono molti i soci Cai delle sezioni valdostane, e sono rappresentate tutte le categorie dei residenti in vallée come del resto per tutti i soci in Italia; aderire ad un’associazione non può limitarsi al versamento della quota annuale, ma dovrebbe - deve - anche contemplare l’adesione ai principi ispiratori che sono posti alla base; essere socio Cai, non solo un iscritto, implica il far parte di un Ente più ampio inserito nel consesso civile globale.
Ecco perché anche la sede centrale ha adottato da diverso tempo una serie di azioni e procedure per la gestione organizzativa, e per la sensibilizzazione delle strutture territoriali nel mettere in pratica le direttive emanate dalle Istituzioni, cui anche il Cai della Valle d’Aosta ha dato seguito. Come si può riscontrare nei siti dedicati, le sezioni hanno sospeso tutte le attività, che siano gite, corsi o manifestazioni, e le sedi sono operative solo per le urgenze e con gli accorgimenti di sicurezza. Ma è soprattutto da parte dei soci che ci si aspetta un impegno ed un’attenzione se possibile ancora maggiore, e ne siamo certi che in tanti già lo fanno. Oltre che nel dovere quotidiano, anche negli aspetti che forse non si considerano seriamente come il “fare una gita di scialpinismo”: di per sé al momento non vietata, ma che potrebbe contemplare qualche incidente (con i dovuti scongiuri, ma come diceva Lupo Alberto, se la fortuna è cieca…) con ulteriore carico per il già provato servizio sanitario: certo, ora capiamo che le condizioni siano splendide - neve, sole, voglia di evadere -, ma “le montagne sanno aspettare”, evidenzia l’appello del Club Alpino Italiano. E l’ultimo film del Maestro Ermanno Olmi che raccontava dell’angoscia vissuta nelle trincee della prima guerra mondiale - conclude Piermauro Reboulaz - era intitolato “Torneranno i prati…”»