«Le chiusure a singhiozzo e l’assenza di turisti strangolano il commercio»

«Le chiusure a singhiozzo e l’assenza di turisti strangolano il commercio»
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Un'altalena di restrizioni e speranze sfumate. Se le feste natalizie potevano essere una boccata di ossigeno per il commercio in perenne apnea, con l'ultimo Decreto del Governo che impone il confinamento generale lo sconforto e la rabbia prendono il sopravvento. I commenti degli esercenti si possono riassumere in una sola frase: «Così non si può più andare avanti».

«Siamo rimasti chiusi nei giorni scorsi perché non valeva la pena di aprire» afferma una demoralizzata Marilisa Rinaldi che con il marito Massimiliano Simoni è la titolare del Ristorante Le Bon Plat a Borrettaz di Gressan. «Trattiamo solo materie fresche e quindi questo clima di incertezza non consentiva di acquistare prodotti che rischiavano di deteriorarsi prima di essere utilizzati. - spiega Marilisa Rinaldi - Abbiamo così fatto quattro conti e abbiamo visto che non entravamo con le spese. Abbiamo chiuso per contenere i costi sperando di poter ripartire senza problemi da giovedì 7 gennaio prossimo. Per Natale faremo pranzo da asporto con 4 ricchi menu a scelta dagli antipasti fino al dessert. Devo aggiungere che per 2 o 3 fine settimana ci siamo dedicati all'asporto e le cose sono andate benino».

Massimo Mercaldi, titolare del Bar Chantilly di via Torino ad Aosta, descrive una situazione disastrosa: «Va malissimo e queste aperture e chiusure a singhiozzo ci danneggiano tremendamente perché le spese non si fermano. Come si fa a vivere cosi? Inoltre c’è troppa confusione sui decreti che ci piovono addosso a ripetizione. Facevamo affidamento sulle feste natalizie e ora tutto crolla. Meno male che con il mercato del martedì riusciamo a fare ancora qualcosa, ma ogni volta è sempre meno. La nostra clientela fissa si fa vedere ma lo smartworking ci ha sottratto una bella fetta di clienti. Ora dovremo chiudere di nuovo quindi speriamo di potercela fare a riaprire. Qualche aiuto dallo Stato è arrivato ma dalla Regione niente. Al di là di questo io non voglio mance ma solo lavorare. Festività quindi da dimenticare con l'augurio che col prossimo anno si possa lavorare».

Stefano Framarin che con Mario Donato e Mauro Cantatore gestisce il Bar 3ndy di piazza Plouves non usa mezzi termini: «Viviamo proprio male questa situazione, perché l'incertezza sul domani ti uccide e oltre a questo siamo trattati come untori dopo aver speso tanti soldi per essere in regola sulla prevenzione del contagio. Ci sono poi troppi paradossi: io per esempio non posso mettere le bustine dello zucchero sul banco perché le toccherebbero in troppi, mentre nei supermercati le merci le toccano tutti! Viviamo alla giornata anche con la nostra ristorazione, pertanto zero programmi per gli acquisti. Di questi tempi lo scorso anno si lavorava bene... Spero di sbagliarmi ma pur essendo un ottimista la vedo davvero nera».

Bilancio deludente e previsioni fosche anche di chi ha un negozio, nonostante il periodo tradizionalmente dedicato all’acquisto dei regali natalizi. «E' una situazione per niente appetibile - conferma Sergio Barathier, titolare di FB Aurum di via De Tillier - perché con queste aperture e chiusure mancano i clienti migliori, ovvero i francesi e gli svizzeri oltre ai turisti della neve. In poche parole manca il periodo natalizio e questo si sente. Se si fa parte di una società non si hanno grossi problemi ma per quelli che devono sostenere spese di affitto e quant’altro diventa davvero difficile».

Luca Reverchon, titolare dei negozi di ottica in via De Tillier e in via Porta Pretoria ad Aosta, al Carrefour di Pollein, a Saint-Vincent e a Morgex, afferma che «Nella vendita per gli occhiali da vista siamo in linea con lo scorso anno mentre per i regali classici vediamo una notevole contrazione. Del resto mancano gli sciatori e quindi non si vendono prodotti specifici mentre vanno discretamente gli acquisti dei valdostani. Si nota poi in modo negativo la mancanza degli stranieri, grandi acquirenti del Made in Italy, Versace, Dolce & Gabbana soprattutto. Per il futuro? Sono positivo e sono sicuro che quando si ritornerà alla vita normale tutto ripartirà alla grande. Oggi però nel commercio c'è grande scoraggiamento».

Pure Patrick Trossello dell'omonima gioielleria di via De Tillier guarda al futuro con un certo ottimismo: «La gente fa acquisti, niente comunque di paragonabile allo scorso anno, alla luce del fatto che i turisti italiani sono pochissimi e gli stranieri sono assenti al 90 per cento e questa assenza si sente. Un periodo festivo da dimenticare sperando che il prossimo anno vada meglio. Noi comunque chiuderemo per 3 mesi per un restyling completo del negozio anche se in quel periodo saremo disponibili al piano superiore per mantenere vivo il contatto con i nostri clienti. Bisogna andare avanti, perché pur in un momento buio si deve accendere una luce. Mai mollare».

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