Lavorare dentro e fuori dal carcere: esperienze e proposte
«Quando si investe su un uomo non si sbaglia mai». Con queste parole la referente dell’Ufficio Detenuti e trattamento del Provveditorato Piemonte - Liguria- Valle d’Aosta del Ministero della Giustizia Catia Taraschi sottolinea come il recupero sociale dei detenuti passi per le azioni di inclusione lavorativa. Se ne è parlato mercoledì 17 maggio durante la tavola rotonda alla Torre dei Balivi di Aosta, nell’Auditorium del Conservatorio, nell’ambito dell’iniziativa #VDAlavora, dell’Assessorato regionale dello Sviluppo economico, Formazione, Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile, con il titolo “Appuntamento dedicato alle esperienze di lavoro in carcere e fuori dal carcere”. Le testimonianze sono state introdotte moderate da Paola Corti, programmista-regista di Rai Valle d’Aosta, ed hanno permesso di approfondire una realtà che è «Brutta e bella», come hanno sottolineato gli intervenuti. «#VDAlavora si propone di affrontare tutte le tematiche che riguardano la diffusione della cultura del lavoro nella comunità. - spiega l’assessore Luigi Bertschy - Il nostro obiettivo è mettere al centro della nostra azione politica la persona e l’importanza che il lavoro riveste per la crescita individuale e per quella di ogni singola realtà lavorativa. E’ dunque necessario investire in questa direzione e con questi incontri intendiamo dare valore a tutti coloro che con il loro bagaglio di conoscenze, competenze ed esperienze, contribuiscono a costruire cultura del lavoro».
Una legge per l’inclusione
Molte esperienze di lavoro dentro e fuori dal carcere richiamano il comma 3 dell’articolo 27 della Costituzione italiana, che raccomanda la possibilità di rieducazione del condannato. «Gli elementi importanti sono 3: lavoro, inclusione, sicurezza sociale. - sottolinea la direttrice reggente della Casa circondariale di Brissogne Antonella Giordano - Le diverse figure devono operare in rete per la sicurezza, ma il lavoro in carcere è fondamentale per dare dignità alla persona, responsabilizzando e facendo riscoprire motivazioni personali. Ringraziamo l’Assessorato per aver istituito un tavolo operativo che serve alla rilevazione dei bisogni, a creare un percorso essenziale di conoscenza e di sensibilizzazione del territorio. Il Provveditore si è fatta carico di azioni di efficientemento e opere di prossima inaugurazione». «Il carcere è brutto per tutti - aggiunge il provveditore per Piemonte - Liguria - Valle d’Aosta Rita Monica Russo - Le strutture hanno sovente come priorità la sicurezza, soprattutto al nord, dove sono state costruite spesso nel periodo del terrorismo. In Italia si fa un abuso della detenzione in carcere, ci sono tante altre alternative per scontare la pena che non vengono applicate. Inoltre esiste la legge Smuraglia, che prevede sgravi contributivi e fiscali per le imprese o cooperative che assumono detenuti in stato di reclusione o ammessi al lavoro all'esterno. Il lavoro che dà dignità è quello che permettere di spendere all'esterno le competenze acquisite all'interno, è importante una rete che permetta di certificare. Di sicuro c'è un ritorno per le aziende».
“Mare fuori”
Molte esperienze reali sono raccontate dalla serie televisiva Rai del momento “Mare fuori”, tanto da regalare un cameo ad Antonio Franco, diventato il pizzaiolo Toni per richiamare la sua attività all’interno dell’associazione Scugnizzi in Campania. Grazie al sostegno dei Fratelli La Bufala, possono coinvolgere giovani dell’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida, in provincia di Napoli, o affidati ad una comunità per minori, e insegnare loro a diventare pizzaioli grazie al progetto “Finché c’è pizza c’è speranza” e con la mensa dedicata ai poveri. «Il carcere è un’esperienza devastante - testimonia Vincenzo Cordella - ma è grazie ad esso che ho conosciuto Antonio, ho imparato un lavoro e sono potuto andare via dal quartiere difficile in cui sono nato, il Barra. Ho lavorato prima nell’associazione, poi 8 anni a Roma e oggi sono responsabile dell'area nord per Fratelli La Bufala a Milano».
In Valle d’Aosta
Altre esperienze sono state raccontate da Davide Seminara di Edilfiore, dove un ex detenuto è da più di un anno dipendente a tempo indeterminato, ma anche da Ivan Rollandin della cooperativa Mont Fallère e da Silvia Squarzino della Cooperativa sociale EnAIP Vallée d’Aoste, che promuovono in carcere la prima un’attività di lavanderia e la seconda una panetteria.