Laurent Vicquéry: «Ecco come è nato il manifesto per la Fiera di Sant’Orso»
Potrebbe essere un puzzle, oppure un enigma da risolvere. Giocando su elementi grafici, il manifesto per la Fiera di Sant'orso 2022 di Laurent Vicquéry e Luciano Seghesio, svelato la sera di venerdì scorso, 19 novembre, in occasione dell’inaugurazione del Mercatino di Natale - reinventa la silhouette del Santo e la intreccia alla pianta della città di Aosta. «L'abbiamo disegnato in 10 giorni - racconta Laurent Vicquéry - ma il progetto è partito da molto lontano, ci abbiamo pensato molto. Volevamo che fosse un manifesto fortemente grafico e non illustrativo, a differenza di quelli che abbiamo visto spesso negli anni scorsi, con personaggi ricorrenti. Doveva invece essere più contemporaneo, poter essere replicato modificando le forme, ed essere usato anche nella comunicazione». Ecco quindi gli elementi chiave di un manifesto che è semplice solo in apparenza. «Per lo sfondo abbiamo scelto un colore rosso acceso - aggiunge Laurent Vicquéry - che richiama il fuoco, il caldo, il calore di un abbraccio. Su di esso spicca la pianta sintetizzata di Aosta romana. Dopo la scorsa edizione della Foire, per la prima volta solo online, è forte il desiderio di tornare a frequentare le vie del centro storico, sentire il ciottolato sotto i passi. Lo sfondo del manifesto è ispirato alla texture della città di Aosta». Anche i simboli della fiera cambiano approccio. «La figura di Sant'Orso è in bianco, come la neve - precisa Laurent Vicquéry - con un solo punto giallo, che è un colore di rottura rispetto al resto ma è anche un punto di riferimento». La pianta della città si legge partendo dall'alto, dove, discostato rispetto all'occhio giallo, si riconosce la rotonda dell'Arco d'Augusto. Poi si scende, lungo quella che si può riconoscere come via Torino e poi via Festaz. «La città è vista dall'alto - spiega Laurent Vicquéry - ridisegnata da zero, bidimensionale. Se per Sant'Orso abbiamo scelto di ricalcare la scultura in cui è raffigurato nella chiesa che porta il suo nome, il bastone serve anche come riferimento. La sagoma della persona è netta e ben riconoscibile, ma il suo interno è frammentato nelle case e nelle vie della città. Con un gioco di vuoti e di pieni, la parte alta del bastone è nitida mentre il resto si segue come in negativo, lungo la via che costeggia il centro. C'è chi vede Sant'Orso laterale o di schiena. Secondo il colpo d'occhio ciascuno interpreta quello che vuole e compone il puzzle a piacere. In questo manifesto c’è una sorta di ambiguità, che chiede alle persone di concentrarsi di più. Seguendo le linee delle immagini, chi guarda fa proprio il soggetto del manifesto. Mi auguro che in questo modo il ricordo rimanga più a lungo».