«La vicenda della nostra casa tra gli elettrodotti è emblematica»
Il 2024 è arrivato e il nostro sogno, in grande, è quello del cessate il fuoco in tutto il mondo. Un sogno, più piccolo, ci tocca da vicino ed è il desiderio che Terna Italia risponda alla lettera che abbiamo inviato a maggio 2023. Abbiamo scritto a Terna per evidenziare come nelle varie riunioni con tutti i soggetti interessati alla costruzione, emergeva che la progettazione del nuovo elettrodotto di Hône, località Priod, in Valle d’Aosta, nel 1998, fosse sbagliata. Anche l’Arpa della Valle d’Aosta scriveva che si doveva valutare meglio il tracciato. Lo sostenevano anche docenti universitari da noi interpellati che ci hanno detto di non poterci aiutare in questa battaglia di giustizia, ma hanno aggiunto che saremmo stati noi ad aiutare altre famiglie a difendere la loro salute. “Chi costruisce è protetto dalle leggi - ci è stato detto - in particolare in Valle d’Aosta si costruisce male e questo vale anche per le altre regioni”. La nostra casa è stata racchiusa da un campo magnetico artificiale con la radiazione solare che vi penetra. Quando i lavori sono iniziati, la nostra casa era lì, ben visibile e accatastata, posizionata su roccia, con due frequenze di oscillazione diverse dei due elettrodotti che si agganciano, con il potenziale verso la casa e la terra, con due reattive diverse. Dopo pochi mesi dall’attivazione del secondo elettrodotto, respirando l’aria elettrizzata del campo magnetico artificiale, soprattutto con l’umidità dei periodi piovosi, la respirazione diventa affannosa, con spunte al cuore e bruciore agli occhi e una sensazione di perdita di sangue dal naso. Se si insiste a rimanere in quel luogo, si inizia ad avere una visione poco chiara, sudorazione ampia e prurito al cuoio capelluto. Lo stesso corpo umano richiede di lasciare il luogo. Su consiglio di un docente universitario, decidemmo di lasciare la casa. Ci fu detto che era la medicina migliore per la nostra salute. Lo confermò anche il nostro medico curante. Da persone sane eravamo diventate persone con problemi di salute. Abbandonando quel luogo, i sintomi scomparvero. In seguito un professore, medico, docente inviato dal Ministero della Salute visitò la casa e il sito su cui era posizionata e ci fece un’accurata visita medica dichiarandoci ipersensibili alle onde elettromagnetiche. Altri due medici ricercatori dichiararono la nostra ipersensibilità. Facciamo presente che la Commissione Europea nel maggio 1994 segnalava di non costruire elettrodotti vicino alle case per possibili gravi danni alla salute. Anche la Costituzione italiana difende la salute come benessere sociale. In questa zona di montagna si poteva trovare una soluzione, con un tracciato migliore. Un agente immobiliare, vedendo le tapparelle sempre chiuse, volle visitare l’immobile. Disse che una casa tra due elettrodotti vale meno del materiale da costruzione, diventando così invendibile. In conclusione abbiamo chiesto un incontro, richiesta già inoltrata da parecchi anni, per arrivare a una soluzione condivisa. Ma purtroppo, ad oggi, ancora nulla. Inoltre, all’epoca, fecero uno spostamento di un traliccio, fuori dal progetto originario, in silenzio, avvicinando ancor di più l’elettrodotto alla casa. Questi sono il progresso e la civiltà? Lo abbiamo chiesto più volte anche al Consiglio regionale valdostano che non si è mai schierato a difendere la salute dei cittadini con una risposta pubblica. Poveri noi e povera Valle d’Aosta!