La tragedia delle foibe ricordata in Comune
Una serata per ricordare i massacri delle foibe e l'esodo giuliano dalmata. La ha organizzata l'Amministrazione comunale di Aosta, nel giorno dedicato al ricordo, giovedì 10 febbraio, nel Salone Ducale dell'Hôtel de Ville di Aosta. L’incontro "La tragedia delle foibe" ha visto la partecipazione del sindaco di Aosta Gianni Nuti, che ha introdotto l’evento, del professore associato di Storia contemporanea dell'università della Valle d'Aosta Paolo Gheda e del vicepresidente dell'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d'Aosta Corrado Binel. Ha moderato il presidente del Consiglio comunale Luca Tonino. «Vorrei partire da due riflessioni abbastanza distanti tra di loro nello spazio e nel tempo. - ha esordito Corrado Binel - La prima è quella di Giovanni De Luna in “La Repubblica del dolore”. La seconda è quella di Alberto Cavaglion nel suo ultimo “Decontaminare le memorie: luoghi, libri, sogni”. De Luna affronta il tema della crisi dell’identità nazionale. Una nuova fase è dominata da risentimento crescente nella società assai più emotivo che razionale che conduce ad una soffocante presenza delle emozioni. Dall’altra c’è il volume di Cavaglion che scava il tema della “memoria”. E, per semplificare, si potrebbe dire che una speranza può venire da un diverso nostro rapporto con la letteratura la dove solo “la mediazione dei grandi scrittori sa aiutare i luoghi a tramandare le ferite causate… dalle guerre, dalle campagne di odio e di discriminazione”. Questo è il senso di uno sguardo “obliquo”, di una memoria che evita la frontalità del ricordo imposto dall’alto; che rifiuta la retorica classica; che rifiuta il monologo; che rifiuta Il senso unico delle cose e della storia. Per entrare nel merito della vicenda degli eccidi e delle foibe e poi del grande esodo giuliano-dalmata è bene ricordare che soprattutto a partire dalla istituzione del Giorno de Ricordo si sono moltiplicati in Italia studi storici di merito di grande spessore e di grande interesse sia dal punto di vista dell’emersione totale della vicenda storica sia della sua complessa interpretazione. Beninteso non voglio dire con ciò che ormai tutto sia stato detto e scritto. La ricerca storica è un cantiere che non chiude mai. Voglio dire piuttosto che è tempo di ribellarsi a questo clima di violente quanto sterili contrapposizioni ideologiche. Contrapposizioni ideologiche che non fanno altro che riprodurre in forme sempre nuove, le contrapposizioni ideologiche del Novecento che taluni sembrano dimenticare essere stato il più feroce e sanguinoso secolo della storia dell’umanità». Corrado Binel ha quindi aggiunto: «Ecco perché condivido la convinzione di Cavaglion circa della necessità di uno sguardo obliquo. Ad esempio attraverso le pagine di Carlo Sgorlon “La foiba grande”. La storia del paese immaginario di Umizza e della sua gente: …a Umizza c’erano famiglie venete, croate, ma anche romene e dalmate…. per gli istriani la guerra fu 3 volte peggiore perché non si sentivano né italiani, né slavi né tedeschi”. Oppure attraverso le pagine straordinarie di Enzo Bettiza: “Esilio”. Pagine in cui emerge tutta la complessità sociale, culturale e linguistica che nessun libro di storia saprebbe restituire con la stessa raffinatezza. Un mondo secolare, di straordinaria ricchezza, scosso nelle sue fondamenta dal nazionalismo fascista e poi definitivamente devastato dal nazional-comunismo della Jugoslavia titina».