La storia della Casa del Sacro Cuore in un libro scritto da Emilia Agavit
Ha l'atmosfera sospesa del sogno adolescenziale, tra speranza e ricordo, il libro che Emilia Agavit dedica a "Via San Giocondo n.8" (Tipografia Duc, 70 pagine), l'indirizzo da cui si accedeva alla Casa famiglia Sacro Cuore e che dagli anni Novanta ha poi ospitato prima l'Istituto musicale e poi la Fondazione Viglino per la cultura musicale. «Nel tempo ho scritto alcune memorie. - racconta Emilia Agavit, 78 anni, di Aosta, ma originaria di Villeneuve - Durante il periodo di confinamento per l’emergenza dovuta all’epidemia di Coronavirus ho cercato di raccogliere con ordine i miei appunti e mio marito Luigi Pasquino, che tutti conoscono come Peter, li ha trascritti a computer». La Casa famiglia, fondata nel 1950 in via San Giocondo, appunto, ospitava ad Aosta le studentesse che frequentavano le Scuole medie, l’Avviamento e le Scuole superiori, allora presenti nel solo capoluogo della regione. Preziosa fu questa intuizione negli anni del secondo dopoguerra del Novecento, quando i trasporti erano scarsi e insufficienti o del tutto inesistenti nelle valli laterali: essa permise alle giovani di proseguire gli studi dopo le elementari come convittrici o semiconvittrici in un ambiente familiare. Molte sono le ragazze che hanno frequentato la Casa del Sacro Cuore nei suoi 24 anni di attività, dal 1950 al 1974: il numero delle presenze può essere stimato in circa 400. Il libro di Emilia Agavit, che ha ottenuto il patrocinio dell’Ufficio Pastorale per la Cultura e le Comunicazioni sociali, è stato presentato venerdì scorso, 8 ottobre, nella Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, ad Aosta, alla presenza del vescovo Franco Lovignana.
Il primo incontro
Emilia Agavit è una ragazzina di 11 anni quando varca per la prima volta la soglia del Sacro Cuore. «Era un imprecisato giorno del mese di ottobre del 1954 - ricorda Emilia Agavit - Terminati gli esami di quinta elementare mi ero preparata a sostenere la prima prova selettiva della mia vita, quella di ammissione alle medie alla XXV aprile. I miei non volevano che viaggiassi da Villeneuve, i trasporti erano quello che erano. La direttrice Giuseppina Champvillair mi accolse e mi fece le prime raccomandazioni». Alla vigilia dell'esame di ammissione arriva quindi per la prima volta, con mamma Alina Pessein. «I miei genitori erano di Saint-Marcel. - prosegue Emilia Agavit - Papà Francesco Agavit era capo magazzino dello spaccio per impianti elettrici della Cogne a Chavonne e il martedì veniva ad Aosta per le commissioni, così passava a trovarmi».
Le origini e le amicizie
Nel 1939 monsignor Francesco Imberti diede l'incarico al canonico Alfonso Commod di fondare l'istituto nell'edificio sulle mura romane. «Giuseppina Champvillair, che noi chiamavamo solo "La Signorina", ne fu direttrice dal 1950 al 1967. - rammenta Emilia Agavit - Nei suoi appunti, scrive che il canonico Commod voleva che i famigliari delle giovani ospiti considerassero la Casa come un "ristoro" e infatti avevamo molte libertà, inconcepibili per chi invece era ospitata nell'Istituto San Giuseppe».
Scrive Giuseppina Champvillair, ed Emilia Agavit conferma, che le ospiti potevano uscire a passeggio con la mamma, andare a scuola senza essere accompagnate e, da più grandicelle, studiare dalle compagne di scuola. «Non avevamo una divisa - precisa Emilia Agavit - ma i grembiuli: io ne possedevo 3 a quadrettini, 1 nero, 1 blu e 1 lilla. Quando cominciai il liceo, c'era solo quello classico. Con le amiche partecipavamo alle recite della Casa: ho ancora una fotografia insieme a Mirella Maquignaz, che faceva ragioneria, nei panni di un distinto signore, io in abiti da contadino e la mia compagna Laura Reboulaz era agghindata come una gran dama». Poi Emilia Agavit confida: «Sono grata al canonico Commod per questa sua intuizione. Al liceo andavo a studiare dalla mia vicina di banco Elisa Guerci. Per matematica, ci appoggiavamo a Carla Micotti. Nostro compagno di scuola era Demetrio Mafrica, poi suo marito: fu l'unico ragazzo che ricordi a presentarsi un giorno al Sacro cuore, per chiedermi la versione di latino per il giorno dopo. Si usciva anche con Linda Janin di Arnad, sorella di Imelda, e poi ricordo Daniela Giacetti, Elvira Chapellu, Rita Simon e Jolanda Brughiera». A chiudere definitivamente le porte del Sacro Cuore è, nel 1974, l'ultima direttrice Bruna Jacquemod, che vive ancora in via San Giocondo.