La scomparsa di Matteo Salvadori, ragazzo nella storia del basket aostano
Matteo Salvadori era un ragazzo alto e gentile, che in campo aveva accelerazioni improvvise che sorprendevano gli avversari e spesso risolvevano le partite. Per i suoi compagni di squadra si chiamava Yoghi, un orso buono e simpatico, a volte dormiglione ma quando si svegliava dal temporaneo letargo poteva essere devastante con le sue incursioni dalla riga di fondo. Quanti bei ricordi e quanti sorrisi pensando a lui, pur nel dolore, sabato scorso, sotto la pioggia del mattino per salutare Matteo, con tutti i compagni delle squadre dove aveva giocato e soprattutto quelli del suo gruppo, il 1978. L’inizio era stato il minibasket alle elementari, poi l’ingresso nella formazione allenata da Gabriele Peloso che lo aveva notato per la statura e che lo inserì con successo in una squadra che, in quegli anni, si era posta alla ribalta a livello nazionale, vincendo tornei importanti, come il “Trofeo Topolino” del 1989, prevalendo sulla Reggiana di Kobe Bryant futura stella dell’NBA (vedi foto d’antan a pagina 58). A livello giovanile la formazione dei Les Lions d’Aoste vinse ben 2 titoli piemontesi (Propaganda e Cadetti) ed ottenne 2 secondi posti (Ragazzi e Allievi) e Yoghi Matteo ne è sempre stato uno dei punti di forza.
Il futuro però non fu nel basket ma comunque nello sport, tanto che finite le scuole superiori si trasferì a Padova per conseguire la laurea in Scienze motorie, specializzandosi successivamente in osteopatia e lavorando fino a pochi mesi fa in alcune note strutture nel Veneto.
Da Padova saliva spesso ad Aosta, per passare soprattutto le festività con la mamma Valeria Rossero, rimasta vedova del papà Giancarlo, e con le sorelle Silvia e Giulia e per ritrovare le storiche amicizie. Proprio durante le scorse vacanze natalizie, lo stato di costante spossatezza ha spinto la mamma Valeria, per 40 anni infermiera all’Ospedale regionale, ad organizzare per lui una serie di esami che ha dato un esito inatteso e terribile, quello di una forma tumorale molto rara, che malgrado le cure non è stato possibile debellare, anche se Matteo fino all’ultimo si è dimostrato positivo e fiducioso. Poi giovedì la tristissima notizia e, nonostante la famiglia avesse deciso di non celebrare una funzione, sono state veramente tante le persone e soprattutto gli amici ed i compagni di squadra che hanno voluto essere presenti davanti al tempio crematorio per l’ultimo saluto a Matteo, che per molti di noi è sempre rimasto quel ragazzo dolce che abbiamo conosciuto, un giovane uomo con il cuore immenso a cui tutti volevamo bene.