La Salle, folla per l’addio al campione Denis Trento
Gli atleti del Centro Sportivo Esercito, le guide alpine, gli alpini, i maestri di sci, autorità civili e militari, tanta gente comune e ovviamente i suoi cari: oltre mille persone in un giorno di pioggia hanno salutato lunedì scorso, 6 maggio - giorno in cui il sindaco Loris Salice ha proclamato il lutto cittadino -, nella parrocchia di San Cassiano a La Salle, Denis Trento, il 41enne campione di scialpinismo, che ha perso la vita venerdì 3 maggio durante un’escursione in solitaria sul monte Paramont. A celebrare la funzione religiosa è stato il parroco don Paolo Viganò e in chiesa sono risuonate le note e le parole di “In un giorno di pioggia” dei Modena City Ramblers che aveva accompagnato anche l’addio al fratello di Denis, Valerio, vittima di un incidente in moto quando era adolescente: «In un giorno di pioggia ti rivedrò ancora / E potrò consolare i tuoi occhi bagnati. / In un giorno di pioggia saremo vicini». «Ovunque sarai, avrai già scalato tutte le montagne. Caro il mio papà sei così forte e coraggioso che ti hanno voluto anche lassù. Hai fatto quello che ti piaceva, fino all'ultimo minuto della tua vita» lo saluta la figlia Sevérine accanto alla mamma Fabienne Chanoine, ai fratellini Grégory e Gilbert e ai nonni Claudio Trento e Odette Durand. Un pensiero salutato dal fragoroso applauso dei presenti. Il comandante delle truppe alpine generale Ignazio Gamba ha detto che «Il nostro è un grido di dolore» esortando a vedere nei suoi 3 figli l’ideale continuazione di tutto ciò che Denis Trento ha fatto di buono. Il comandante del Centro Sportivo Esercito Patrick Farcoz ha parlato di «Traccia indelebile di Denis» e della sua «Smisurata passione» con un carattere «Mai sopra le righe, dotato di grande ironia e autoironia, determinato, coerente con le sue scelte». Patrick Farcoz ha inoltre ricordato Denis Trento come atleta: le sue tante partecipazioni da protagonista a gare di livello mondiale, senza dimenticare Pierramenta e Patrouille des glaciers. Classiche dello scialpinismo, sport al quale Trento si era avvicinato una ventina di anni fa spinto dall'amico Marco Camandona, alpinista degli ottomila, che lo ha accompagnato assieme ai militari dell'Esercito fuori dalla chiesa per l'ultimo tragitto. In tutti la convinzione che «L’ultima traccia verso il cielo» - come si legge sull’epigrafe - da Denis Trento non sarà mai dimenticata.
A provocare il decesso di Denis Trento sulla Testa del Paramont è stata la caduta. Il corpo era stato trovato dai soccorritori sopra a una valanga, ramponi ai piedi, in fondo alla parete nord. Da stabilire se sia o meno stato travolto dalla massa di neve. I ramponi che indossava al momento dell'incidente possono indicare che stesse affrontando un passaggio delicato, non per forza in salita. A tradire Denis Trento sarebbe stata la coltre di neve, non di grandi dimensioni, che ha ceduto al suo passaggio. Il canale in cui è scivolato, probabilmente di testa, non è rettilineo e quindi ha urtato violentemente con il capo contro la roccia, procurandosi una frattura alla base del collo risultata fatale. A dare l’allarme della sua scomparsa erano stati i familiari non vedendolo rientrare per pranzo. Gli accertamenti sono affidati al Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Entrèves.