La richiesta dei gestori di discoteche: «Sostegni economici anche per noi»
Uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia e dalle chiusure imposte per arginare i contagi è sicuramente quello delle discoteche. Crolla l’industria del divertimento notturno con un danno economico a livello nazionale calcolato su oltre 5 miliardi di euro all'anno - secondo le stime del Sindacato italiano locali da ballo - e 500mila dipendenti a casa. Dietro a questa ecatombe, molte delle oltre 3.500 discoteche - censite dalla Camera di Commercio- sparse per l'Italia che non riapriranno più. Anche in Valle d'Aosta è profonda la preoccupazione degli operatore del settore, come testimonia Michele Napoli, presidente del Sindacato Italiano Locali da Ballo della Valle d'Aosta, oltre che titolare della discoteca Fashion di Quart, secondo cui «La situazione al momento per i locali notturni è rimasta invariata dallo scorso mese di marzo, con chiusura totale e nessuna ipotetica data di riapertura in programma. Le discoteche all'aperto, invece, questa estate hanno potuto riaprire ma solo dall’inizio di luglio alla prima settimana di agosto, il che ha creato più problemi che soluzioni. Nella nostra regione aveva riaperto solo il Momà Discoclub di Gressan. I gestori sono rimasti soddisfatti per la risposta della clientela ma purtroppo non hanno avuto neanche il tempo di programmare la stagione che si sono visti di nuovo costretti a sospendere l’attività. A livello nazionale quasi tutti i locali all'aperto sono ripartiti con successo ma quel misero mese certamente non ha permesso di trarre profitti utili per sostenere le importanti spese che le discoteche affrontano mensilmente». Proprio le discoteche, però, sono state al centro di feroci polemiche, dato che sono state indicate tra i principali focolai da cui è partita la seconda ondata della pandemia. «Credo che sia troppo comodo e semplice puntare il dito contro di noi. - risponde Michele Napoli - Senza dubbio il mondo della notte ha creato assembramenti non certo facili da gestire ma non trovo giusto accusare le discoteche di essere la causa del nuovo contagio. Gli assembramenti si sono creati ovunque durante l'estate, perché la gente, dopo 3 mesi di confinamento, riscoprendo la libertà si è riversata nelle piazze e nei centri commerciali contribuendo ad aumentare i contagi in maniera esponenziale». Nel periodo di riapertura è stato rispettato il distanziamento sociale, cosa perlomeno impegnativa dato che il ballo è sinonimo di vicinanza? «Certo, - assicura Michele Napoli - anche se devo ammettere non senza qualche difficoltà. Posso confermare che gli addetti alla sicurezza hanno ricordato continuamente a tutti gli avventori di indossare la mascherina in modo corretto e ai clienti è stata sempre misurata la temperatura corporea all'ingresso». Cosa proponete per riaprire in sicurezza? «Durante il prossimo incontro in Regione, - risponde Michele Napoli - vista la complessa situazione sanitaria nella quale versa il nostro Paese, non mi sento di proporre un’imminente riapertura delle discoteche. Piuttosto opterei per degli aiuti economici concreti verso un settore che ha smesso di lavorare per primo e che sarà certamente l'ultimo a ripartire».
Lilly Breuvé, presidente del Direttivo nazionale Silb per la Valle d'Aosta, cerca di rimediare a questa situazione di stallo e mercoledì scorso, 25 novembre, si è confrontata con i colleghi di altre regioni. «Siamo piombati in una situazione drammatica - afferma Lilly Breuvé - pertanto cercheremo in mille modi di non farci dimenticare dal Governo, anche se non vedo niente di buono all'orizzonte. Capisco le ragioni delle restrizioni per l’emergenza sanitaria, ma l'incubo di lasciare 450mila persone in a casa, senza lavoro e prospettive, è spaventoso. Appena sarà finita questa tragedia, chiederemo alla gente di scendere nelle piazze e ballare e abbracciarsi per riassaporare la gioia di vivere».