La regola del Green pass? Restano le perplessità: «Il certificato verde rischia di “ghettizzare” i non vaccinati»
Green pass sì o no? Ci migliorerà o ci complicherà la vita?
Alessio Patrizi: «Sono favorevole al Green pass però migliorerà la vita solo a chi ha deciso di sottoporsi al vaccino, evidentemente gli immunizzati appaiono privilegiati e possono concedersi tutto o quasi tutto. Per loro si aprono molte porte, Green pass alla mano - cartaceo o scaricato sul cellulare - sono ben accetti ovunque. Molto diverso invece il discorso per le altre persone che non hanno deciso di immunizzarsi, guardati con sospetto e diffidenza come probabili untori e estromessi perché del vaccino probabilmente non ne vogliono sapere anzi non si fidano. Considerando una serie di morti sospette e la possibilità di effetti collaterali che potrebbero insorgere negli anni, il risultato per i non vaccinati è una serie di privazioni forzate: niente cinema, teatri, bar e ristoranti al chiuso, niente piscine e biblioteche».
Claudio Labriola: «La legge sul Green pass ha generato confusione e incertezze, per questo sono perplesso e nutro una serie di dubbi. Non va scordato che la sperimentazione dei vaccini non ha seguito un iter sufficiente per potere escludere eventuali rischi e complicazioni per la salute. Quindi da un lato abbiamo chi si è vaccinato e gode di una serie di benefici mentre dall’altra chi non è d’accordo sul farsi inoculare il vaccino è praticamente ghettizzato. Entrambi vivono in società anzi si mischiano e coesistono, però con questa legge sul Green pass credo si sia creata una frattura sociale, difficilmente sanabile».
Maurizio Palma: «Premetto che sono d’accordo sul Green pass, temo però che con il tempo tenderà a complicarci la vita. Da un lato i cittadini di Serie A, quelli vaccinati, dall’altra i cittadini di Serie B evidentemente non convinti e timorosi, quindi non necessariamente in malafede, e questo già crea un divario. L’economia a lungo andare prenderà una sonora mazzata e credo che quelli che ci rimetteranno sono gli esercenti in particolare i ristoratori e i gestori dei vari bar a causa di una serie di chiusure forzate, sempre “sul chi vive”».
Agostino Pignone: «Sono d’accordo sull’efficacia del Green pass però se rifletto bene io ho fatto il vaccino e sono in possesso del Green pass, però al ristorante e al bar non ci vado, a teatro nemmeno, insomma frequento solo la biblioteca.
Eppure anche se si frequentano esercizi dove vige l’obbligo di Green pass occorre essere in regola e provare di essere in possesso del certificato verde valido e intestato alla persona. E come fare a verificare tutto? Impossibile, per questo credo che andiamo verso il caos».
Lorella Trabaldo: «In definitiva il Green pass ci renderà la vita più semplice, perché chi si è vaccinato ha la possibilità di usufruire di una serie di servizi di fatto negati a tutti gli altri».
Stefania Magro: «Il Green pass ha portato con sé tanta confusione e incomprensione, legge creata in fretta e furia che inizialmente non ha tenuto conto di molte questioni. Per esempio chi controlla il Green pass? Subito non si sapeva, poi hanno detto che l’esercente di bar e ristoranti o i responsabili dei luoghi dove è necessario, possono richiederlo. Però non possono esigere un documento di identità, ciò che è concesso solo a un pubblico ufficiale, per capire se il Green pass esibito è effettivamente di chi lo sta esibendo. Inoltre ho notato che chi si è vaccinato ed è in possesso di Green pass si comporta con troppa disinvoltura, infischiandosene della mascherina, del distanziamento e di tutte quelle norme e regole che devono ancora essere rispettate».