La Regione chiederà di essere ammessa come parte civile nel processo per la discarica di Pompiod a Aymavilles

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La Regione depositerà la richiesta di essere ammessa quale parte civile nel processo per la discarica di Pompiod, a Aymavilles, la cui prima udienza si terrà davanti al giudice monocratico del Tribunale di Aosta Maurizio D’Abrusco giovedì prossimo, 4 febbraio. La decisione è contenuta in una deliberazione della Giunta regionale approvata lunedì scorso, 25 gennaio. Lo scopo è di ottenere un risarcimento a seguito dei danni derivanti dai reati al vaglio della magistratura. Altrettanto faranno Legambiente rappresentata dall’avvocato Stefano Marchesini, il Comitato discarica sicura - che raggruppa i residenti nelle vicinanze del sito - assistito dal legale Davide Meloni nonché i Comuni di Aymavilles e Jovençan, gli interessi dei quali sono tutelati rispettivamente dagli avvocati Stefano Moniotto e Valeria Casali.

Risultano imputati Umberto Cucchetti, legale rappresentante della società Ulisse 2007, che gestiva la discarica all’epoca dei fatti contestati, e Maria Antonietta Dellisanti, direttore tecnico dell’impianto per conto dell’azienda. A giudizio pure la stessa Ulisse 2007, in qualità di ente responsabile dell’illecito amministrativo conseguente ai reati addebitati ai suoi rappresentanti. Tutti e 3 i soggetti erano stati raggiunti, nel giugno 2020, da un decreto penale di condanna emesso dal Gip, ma hanno depositato opposizione, e l’udienza della prossima settimana rappresenterà il momento in cui il giudice valuterà la loro posizione.

A Umberto Cucchetti e a Maria Antonietta Dellisanti era stato contestato di aver «Gestito una discarica di fatto non autorizzata e, contestualmente, effettuato attività di smaltimento di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione».

Gli accertamenti del Corpo Forestale e della Guardia di Finanza, culminati con il sequestro dell’area occupata dalla discarica, avevano fatto emergere lo smaltimento a Pompiod, dal 2018 e sino all’agosto 2019, di circa di 3.500 tonnellate di materiali, provenienti anche da Piemonte e Lombardia, ritenuti dagli inquirenti incompatibili con l’impianto.

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