La realtà virtuale a supporto dell’autosoccorso in valanga

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In caso di valanga l’autosoccorso è fondamentale perché, come ha spiegato Paolo Comune, direttore del Soccorso alpino valdostano (Sav), «Un travolto in valanga ha l’80 per cento di probabilità di sopravvivere se dissepolto entro 15 minuti». Primo nel suo genere a livello alpino, «Vr-Avalanche» è un percorso didattico che, in modo innovativo e attrattivo per i più giovani, mira alla sensibilizzazione e all'educazione del grande pubblico sulla sicurezza in montagna e, in particolare, sul pericolo valanghe, per sviluppare una cultura più responsabile nella frequentazione dell’alta quota. Il progetto è stato presentato mercoledì scorso, 29 settembre, a Palazzo regionale ad Aosta alla presenza - tra gli altri - di Ezio Marlier presidente delle guide alpine e di Marina Fey sovraintendente agli Studi.

L’Assessorato regionale delle Opere pubbliche ne è capofila e Fondazione Montagna sicura soggetto attuatore. In collaborazione con il Sav, che ha dato il patrocinio, hanno realizzato un percorso di formazione sulle nozioni della nivologia, del soccorso in valanga, della ricerca Artva e dell’elisoccorso sanitario. Con «Vr- Avalanche», tramite l'utilizzo di un visore 3D, l'utente è proiettato in un contesto quanto mai realistico di incidente in valanga ed è guidato nelle operazioni di soccorso del compagno, con un timer che gli concede solo i fatidici 15 minuti. Tale percorso didattico sarà promosso con 30 atelier formativi, di cui 16, da ottobre, nelle scuole superiori valdostane (Istituzione scolastica di istruzione tecnica e professionale Innocenzo Manzetti, Liceo scientifico e linguistico Edouard Bérard, Liceo linguistico di Courmayeur, Institut Agricole Régional, Istituto professionale industria e artigianato Don Bosco e Ipra di Châtillon) e i restanti, da novembre, per residenti e turisti in diversi luoghi della Valle d’Aosta: Forte di Bard, Courmayeur, Ayas-Champoluc, Breuil- Cervinia e Valtournenche, Torgnon, Chamois, Saint- Rhémy-en-Bosses, Cogne, Gressoney-La-Trinité, Champorcher, La Thuile, Arvier, Valgrisenche, Pollein e Châtillon.

«E’ un prodotto innovativo per migliorare la sicurezza, uno strumento prezioso per sviluppare conoscenza, soprattutto nei più giovani» ha commentato il presidente della Regione Erik Lavevaz. «Da una parte ci troviamo di fronte all’efficienza del nostro Soccorso alpino, dall’altra a una frequentazione spesso improvvisata della montagna, che rende indispensabile una maggiore sensibilizzazione degli utenti. Anche perché, per via dei cambiamenti climatici, ci dovremo attendere valanghe a quote alte, con neve più bagnata».

«Conoscere la montagna vuol dire fare un bagno di umiltà, talvolta a finire nei guai sono anche persone capaci ma con un eccesso di sicurezza» ha aggiunto Luciano Caveri, assessore regionale all’Istruzione che ha riscontrato un grande entusiasmo da parte delle scuole, segno che «A una domanda si è stati in grado di dare un’offerta adeguata. Una volta tale formazione era affidata alla famiglia, oggi abbiamo ragazzi in fondovalle che non salgono mai in alta quota».

Jean-Pierre Fosson, direttore di Fondazione Montagna sicura, ha ricordato nel suo intervento l’apporto di Marina De Maio, docente del Politecnico di Torino, nel comitato scientifico della Fondazione, prematuramente scomparsa 2 anni fa, che «Ci ha sempre spinto ad andare verso questa strategia».

Tra le guide alpine che hanno seguito operativamente il progetto figurano Rudy Perronet e Patrick Poletto.

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