La quarta ondata fa litigare Usl e sindacati I primari: “Basta faziosità, uniamo le forze”

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Mentre cresce a ritmi vertiginosi il numero dei contagi della quarta ondata - con inevitabili conseguenze sull’operatività dell’Ospedale regionale “Umberto Parini” - si infiamma la polemica tra i sindacati e i vertici dell’Usl.

«Il perpetuarsi senza mutazioni e secondo schemi superati della gestione dei posti letto e del personale lasciano poca speranza. Trattasi di un film già visto più volte e tre ondate a quasi due anni di emergenza pandemica non sono state sufficienti per cambiare il passo. - scrive in una nota la quasi totalità dei sindacati della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria e del comparto - Le sale operatorie vengono aperte e chiuse come se il dipartimento di Chirurgia fosse una fisarmonica, con la solita motivazione dell'emergenza. Stessa sorte è toccata, già da metà novembre, ai posti letto ospedalieri» a cui è seguito un «intasamento per giorni del Pronto soccorso a causa di pazienti no Covid in attesa di ricovero». «Manca un adeguato filtro sul territorio. - scrivono i sindacati - Con questi presupposti il rischio che la regione possa diventare zona gialla o addirittura arancione, ma non per motivi epidemiologici legati al virus, pare piuttosto concreto. L'ospedale continua a essere ciclicamente paralizzato, con personale sanitario che viene spostato da una parte all'altra, senza un progetto che preveda quali attività (anche ambulatoriali) siano effettivamente e temporaneamente sacrificabili e quali no. La salute pubblica non può essere soltanto “Covid e vaccini” per l'unica azienda Usl della regione».

«La Usl non sta improvvisando alcunché e sta applicando il piano per l'emergenza Covid, discusso definito e approvato nel Collegio di direzione, oggetto ripetuto di discussione e confronto in azienda» ha replicato a stretto giro l’Usl. «Se c'è una certezza appresa dalle precedenti ondate, - prosegue la nota - è che non si può aspettare che gli eventi ci travolgano ma dobbiamo sempre precederli: non sarebbe opportuno allestire i reparti solo quando in Pronto soccorso c'è la fila di pazienti Covid in attesa di un posto letto. L’Usl ha interrotto tutte le prestazioni non urgenti (comprese quelle ambulatoriali) su indicazione del Ministero, come avvenuto in tutta Italia e come lo stesso sindacato scrivente in altre regioni aveva sollecitato. L'assistenza medica ai pazienti Covid non può essere in carico solo ai medici internisti me deve essere garantita anche dai medici di area chirurgica (i più alleggeriti dalla sospensione dell'attività non urgente) e nessuno se ne può chiamare fuori. Questo sforzo comune ci ha consentito di reggere». L'Usl ricorda di aver «bandito concorsi per 47 medici di 23 specialità. Purtroppo i partecipanti, inferiori alle necessità, sono in gran parte non ancora specialisti e non reclutabili nell'immediato. In ogni caso, i primi concorsi sono in programmazione in tempi molto brevi».

Nella querelle si inserisce il sindacato Anpo Valle d'Aosta, associazione dei primari ospedalieri. «La ripartizione dell'impegno a curare i pazienti affetti da Covid-19 su tutte le specialità cliniche - sostiene Anpo - permette all'ospedale di proseguire nella sua missione, prendendo in carico tutti i malati che hanno bisogno di cure urgenti». Replicando ai lavoratori che avevano riferito di essere stati «bypassati» dall'azienda sanitaria, i primari e tutti i responsabili di struttura riferiscono invece di essere «stati coinvolti tempestivamente nelle scelte aziendali al fine di potere affrontare i bisogni dei malati affetti da Covid e mantenendo, là dove è possibile, le attività ordinarie, non di emergenza-urgenza, nel rispetto del piano aziendale e delle indicazioni nazionali». Secondo i primari, «l’etica della nostra professione ci impone dunque di mettere da parte le faziosità, di rispettare il giuramento di Ippocrate mettendoci, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente, attenuando il più possibile l'impatto del virus. Questo è il momento di unire le forze di tutti, nei confronti di un virus terribile, che sta stravolgendo la salute e la vita sociale lavorativa».

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