La Pizzeria Grotta Azzurra ha lasciato la sua storica sede nel centro di Aosta

La Pizzeria Grotta Azzurra ha lasciato la sua storica sede nel centro di Aosta
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La parziale ripresa dell'attività di ristorazione, quando la Valle d'Aosta è passata, a metà maggio, da zona rossa a zona arancione, ha rappresentato, per la famiglia Anastasio, che dal 1983 gestisce il Ristorante La Grotta Azzurra ad Aosta, una vera e propria ripartenza, con il trasferimento nei nuovi locali in via Parigi al numero civico 226, al confine con Sarre, dietro al distributore di carburanti IP.

La palazzina, che originariamente era adibita ad asilo, è stata acquistata 7 anni fa e sottoposta a una lunga e totale ristrutturazione che adesso permette, nei 350 metri quadri a disposizione della clientela, di servire 120 persone in contemporanea, sia all'interno che nel dehors, utilizzabile anche nella stagione fredda.

«Non potevamo più stare in piazza Roncas. - racconta Franco Anastasio, che con il fratello Sandro e la madre Caterina Farace gestisce uno dei ristoranti più antichi del capoluogo - Erano necessari troppi lavori, dal rifacimento dei pavimenti alla sostituzione delle tubature, dall'impianto elettrico alle cantine. Con la proprietà dello stabile abbiamo cercato in tutti i modi un accordo per acquistare gli spazi o, perlomeno, di farci scontare dall'affitto il costo degli interventi, ma non ci siamo riusciti ed alla fine abbiamo deciso di trasferirci qui».

“Fuori dal centro, al centro del gusto”, si legge nel murales della nuova sala ristorante, dove il silenzio della zona, nonostante sia vicina alla Statale 26, è rotto dal continuo suonare del telefono di speranzosi clienti. «Siamo completi, a cena, fino al prossimo fine settimana. - afferma Sandro Anastasio, che si occupa prevalentemente della preparazione delle pizze - Qualche posto c'è ancora a pranzo. La nostra clientela ci sta seguendo anche qui, e una volta che ci ha ritrovato, torna volentieri, anche da Francia e Svizzera».

L'avventura della Grotta Azzurra, il cui nome richiama l’omonima cavità nell'isola di Capri che, per la sua natura, accentua i toni blu del mare, nasce nel 1967 dall'idea di Gianni Farace, fratello di Caterina, che dopo il servizio militare e qualche anno a Monza, decide di stabilirsi ad Aosta ed acquistare, «Con 13 milioni di lire di cambiali» la licenza e le attrezzature per aprire il suo ristorante. Qualche mese dopo arriva ad Aosta «In una delle prime Mini Minor» anche Caterina, che si porta dietro la mamma, Virginia Pinto, che aiutano in cucina, e la tradizione culinaria della Campania. «Io vengo dal mare - racconta Gianni Farace - e dopo aver finito scuola, a 11 anni, ho iniziato a dare una mano in cucina, quando c'era turismo, mentre d'inverno si cercava di vivere di mare, ma in realtà si faceva la fame. Per questo ho deciso di trasferirmi al nord e conoscendo il pesce, ho provato, e credo di esserci riuscito, ad abituare i valdostani a mangiarlo, bilanciando qualità e costi».

Il ristorante lavora bene, l'attività cresce fin quando, nel 1983, stremato, Gianni Farace decide di lasciare alla sorella ed ai nipoti il locale avviato 16 anni prima per dedicarsi alla più comoda attività di gestione di un tabacchino. «Non volevo far fare questa vita ai miei 3 figli - confessa Gianni farace - è stato molto soddisfacente, ma non rientravo a casa mai prima delle 2 del mattino».

La Grotta Azzurra, rinvigorita dalle nuove forze dei fratelli Franco e Sandro Anastasio, sempre con la presenza di mamma Caterina Farace in cucina, prosegue l'attività affiancando come sempre alla cucina a base di pesce l'attività di pizzeria. Così, la sera, per chi passeggia nel centro storico, è perfettamente normale assistere ai capannelli di persone che aspettano, fuori dal ristorante, la pizza da portare via, dato che i limiti della struttura iniziano a farsi sentire e non bastava neppure la sala al primo piano per soddisfare tutte le richieste.

Con l'arrivo della pandemia, i locali, troppo piccoli per permettere il rispetto delle regole sul distanziamento di sicurezza, rendono impossibile il prosieguo dell'attività e quindi Caterina Farace, Sandro e Franco Anastasio decidono che è il momento giusto di spostarsi, scelta che avevano già preso in considerazione nel 2016, ma che era stata rimandata in attesa di un possibile accordo con la proprietà della struttura storica, che però non si è mai concretizzato.

«Mio fratello ha aperto la strada in Valle d'Aosta - evidenza Caterina Farace - ed io sto continuando l'attività di famiglia. In un periodo in cui è più facile chiudere che aprire, abbiamo deciso di tirarci su nuovamente le maniche e ripartire da una struttura nuova e perfettamente adeguata alle nostre necessità e di quelle della nostra clientela. Non so se torneremo in piazza Roncas, adesso siamo e restiamo qui».

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