«La pista ciclabile in via Torino non dovrà togliere dehors e parcheggi»

«La pista ciclabile in via Torino non dovrà togliere dehors e parcheggi»
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Il progetto “Aosta in bicicletta” agita i sonni degli operatori commerciali di via Torino ad Aosta. Infatti dove passerà la nuova pista ciclopedonale verranno eliminati i parcheggi blu e le zone gialle per il carico e lo scarico, come pure la zona riservata alla sosta dei bus turistici a favore di 2 alberghi e i dehors di 2 bar. Una rivoluzione che non è vista di buon occhio da molti esercenti, i quali sono quotidianamente alle prese con un’infinità di problemi, si troveranno in prospettiva di fronte a un cambiamento della viabilità che, sostengono, «Peserà sulle nostre attività». «Abbiamo scoperto questa nuova “tegola” da una mail inviata dal Comune. - riferisce il titolare del Bar Cervino Roberto Capece - In essa si accennava alla pista ciclabile. Poi non abbiamo saputo più nulla. Certamente se il progetto verrà attuato nei termini annunciati ci danneggerà pesantemente. Quindi spero in una soluzione che ci consenta di mantenere il nostro dehors, altrimenti perderemmo il 40 per cento dello spazio del nostro locale con inevitabili riflessi negativi sugli incassi». Alessandro Cavaliere, titolare dell'Omama Hotel, ammette che è al corrente del progetto ma ritiene che «Quel piano sia stato modificato, spostando la ciclopedonale da un lato all'altro della strada. Non sono stato informato di nuovi sviluppi. Certo, con una struttura alberghiera di 50 camere e 120 posti letto penso che si dovrà pensare alla possibilità di poter far fermare i bus sulla strada per far scendere i turisti in tutta sicurezza. Detto questo, aggiungo che io sono entusiasta e favorevole al progetto della pista ciclabile sia come cittadino che come imprenditore. Una scelta del genere comporta dei sacrifici, ma dobbiamo anche pensare agli esercenti che hanno fatto degli investimenti e che quindi vanno tutelati. I benefici di una città intera non possono ricadere su pochi, pertanto si devono trovare dei compromessi che possano in parte compensare i disagi».

Esprime preoccupazione pure Piera Vigna, titolare della Cartoleria Cartidea, alla quale toglierebbero la possibilità di carico e scarico che attualmente ha proprio davanti al suo negozio. «Per noi sarebbe sicuramente un danno, dato che i nostri clienti a volte devono caricare sacchi pesanti e quindi dove parcheggerebbero? - osserva Piera Vigna - Ed anche i nostri fornitori dove si fermerebbero? E' un grosso problema che abbiamo scoperto casualmente parlando con altri commercianti della zona. Pertanto abbiamo contattato il Comune per saperne di più, ma non credo che ci sia un'alternativa anche se dovrebbero essere gli amministratori pubblici a trovare un'altra soluzione. Se ci tolgono l'area di sosta per noi sicuramente sarà un grave danno».

Per l'Hôtel Roma se la pista ciclabile eliminasse la sosta dei bus le conseguenze sarebbero pesanti. «Se i pullman non avessero più la possibilità di parcheggiare, come potrebbero giungere fin qui i nostri clienti, spesso persone anziane o con disabilità? - commenta Cristina Muzi, moglie del titolare Marco Lepri - In tal caso perderemmo il 50 per cento del nostro lavoro. Pertanto a fine anno dovremmo decidere se restare aperti o chiudere definitivamente». E' amareggiata Cristina Muzi: «Questo albergo esiste da oltre 50 anni. È sempre stata una battaglia per sopravvivere. Invece le strutture ricettive, in una città turistica come vuole essere Aosta, dovrebbero essere salvaguardate dall'Amministrazione». Tra le altre problematiche, Cristina Muzi ricorda la chiusura al traffico di via Vevey «Dalla quale le automobili dei clienti grazie a un permesso possono raggiungere l'ingresso dell'hôtel. Per ottenerlo, siamo obbligati a registrare la targa del veicolo da autorizzare e mandarla immediatamente alla Polizia Locale. Se per caso commettiamo un errore, ci arriva la multa che naturalmente dobbiamo pagare noi, come già è successo. Ora quest'altro problema. Ecco perché siamo arrivati al punto di dover decidere se proseguire l’attività o chiuderla. Onestamente siamo stanchi di lottare, invece di essere aiutati dato che grazie al nostro lavoro portiamo soldi anche alle casse del Comune».

Roberto Capece
Cristina Muzi
Piera Vigna

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