La nuova Università nel mirino di Rinascimento Valle d’Aosta: «Ritardi e costi ingiustificati»
Rinascimento Valle d’Aosta, il movimento fondato e presieduto da Giovanni Girardini eletto in Consiglio comunale ad Aosta con Roberta Balbis, Eleonora Baccini e Cristina Dattola, denuncia «L’assordante silenzio da parte della Regione e del Comune, del Consiglio dell’Università e della partecipata regionale Société infrastructures valdôtaines-Siv» in merito ai lavori di completamento del polo universitario e dei relativi parcheggi. «Risulta evidente - sottolinea Rinascimento Valle d’Aosta - come la responsabilità della attuale situazione non sia da ricercarsi nelle imprese, bensì nella regia dell’operazione in mano alla Regione e alla partecipata di scopo Siv, il cui senso dovrebbe proprio essere quello di governare il cantiere e che peraltro costa alla collettività svariate centinaia di miglia di euro l’anno allorquando probabilmente le medesime funzioni potrebbero essere svolte internamente ai Dipartimenti regionali competenti». Tutto ciò, secondo Rinascimento Valle d’Aosta, deve considerarsi appieno «Anche di interesse comunale in ragione della centralità, della volumetria e superficie interessate, nonché dell’impatto estetico e logistico. Ciò a maggior ragione se si considera che, per dettami statutari dell’Ente, il Sindaco è membro del Consiglio dell’Università della Valle d’Aosta e pertanto dovrebbe essere fautore di azioni su questa problematica».
Giovanni Girardini dichiara che «Il denaro pubblico è di tutti, che sia di fonte comunale, regionale statale o europea. Si legge tra le righe delle poche informazioni disponibili che il denaro per l’Università basti a malapena a finire l’edificio in costruzione, che la logistica didattica sia ormai obsoleta visti i ritardi di costruzione, che il raggruppamento di imprese incaricato dei lavori abbia documentazione di anni di richieste operative formali alla Regione mai neppure degnate di un riscontro: ma è possibile tutto ciò?».
A tal proposito, Rinascimento Valle d’Aosta richiede «Con forza e urgenza chiarezza di intenti, tempi e coperture finanziarie e soprattutto assunzione di responsabilità da parte degli Enti che hanno ideato, avviato e che dovrebbero gestire l’operazione della Nuova Università». Rinascimento Valle d’Aosta evoca anche lo spettro della Corte dei Conti osservabdi che «Bastano elementari nozioni di carattere economico per desumere come lo stallo del cantiere dell’Università costi alla collettività centinaia di miglia di euro ingiustificabili». Nello specifico, sono 3 le categorie di oneri che entrano in ballo. «I costi di funzionamento della Société Infrastructures valdôtaines-Siv, Società di cui probabilmente molti ignorano l’esistenza, controllata di Finaosta e risultante dalla fusione tra le Società di scopo nata per i lavori dell’Ospedale-Coup e la Società di scopo nata per i lavori della nuova Università-Nuv. Una cosiddetta società di scopo, ossia che dovrebbe cessare al raggiungimento dell’obiettivo per la quale è costituita, ma che sta sostanzialmente operando a regime ridotto e soprattutto con orizzonti temporali molto dilatati in ragione degli enormi ritardi. Sono infatti noti anche i ritardi e gli stalli in merito all’Ospedale soprattutto in relazione all’ampliamento est. La Siv risulterebbe costare circa 400 mila euro all’anno con funzioni che possibilmente potrebbero essere svolte internamente dai Dipartimenti regionali competenti». A questi vanno aggiunti «Gli affitti passivi che l’Università continua a pagare annualmente per gli spazi dove svolge la proprie attività, affitti che chiaramente sarebbero dovuti cessare in presenza della disponibilità della nuova sede e che, sulla base dell’ultimo bilancio approvato dell’Università della Valle d’Aosta, ossia quello 2019, ammontano a circa 380mila euro all’anno». E poi non bisogna dimenticare «I costi di fermo cantiere - proseguono gli esponenti di Rinascimento Valle d’Aosta - che ci risulta siano stati sottoposti dal raggruppamento di imprese esecutrici dei lavori della nuova Università alla Regione, per un risarcimento danni molto elevato in ragione dell’assenza di riscontri e indicazioni operative da parte della committenza reiterate per lunghissimi periodi e a tutt’oggi in parte permanenti».
Tutto questo «Senza contare i danni di immagine alla città nei confronti dei visitatori e turisti così come quelli derivanti dal degrado della zona per gli aostani»