La Ideart di Saint-Pierre si converte Da lunedì 1.500 mascherine al giorno
Da lunedì la Ideart di Saint-Pierre dovrebbe essere pronta a sfornare mille e cinquecento mascherine al giorno. C’è voluto impegno, costanza e anche un po’ di pazzia, ma dopo una settimana di rivoluzioni e test la società che fa capo a Stefano Fontanelle è pronta a partire.
Il Coronavirus ha messo a nudo tutte le difficoltà del mondo moderno: il mondo imprenditoriale valdostano ha reagito e, nel limite del possibile, cerca di fare la sua parte. Fontanelle, però, non vuole passare per un eroe moderno o un benefattore. “Lavoro nella grafica e nel ricamo da tempo, siamo stati abili a convertire l’azienda. Abbiamo affrontato la questione dal punto di vista imprenditoriale, ne più ne meno. Certo, siamo contenti di poter fare qualcosa di utile in questo momento, ma la nostra non è mera solidarietà, è anche continuare a lavorare. Allo stesso tempo vogliamo mettere a disposizione della collettività la nostra professionalità”.
di associazioni e aziende
La produzione di Ideart si era arrestata qualche giorno prima che il Covid-19 bloccasse tutta – o quasi – l’Italia. “Avevamo intuito sin dalle prime avvisaglie che sarebbe diventato complicato ricevere le merci dai fornitori e fare uscire i prodotti – dice ancora l’imprenditore di Saint-Pierre – e quindi, ancora prima del blocco imposto dal Governo nazionale, avevamo chiuso. Certo, in un secondo momento sono emerse tutte le difficoltà del paese ad affrontare una pandemia. Così, insieme alle mie collaboratrici Simona Fontanelle, Adriana Cauzzi, Sara Haudemand, Anna Denardi e Anouska Fabro ci siamo detti che forse potevamo dare una mano”.
Da cinque anni la Ideart ha lasciato il borgo di Villeneuve per spostarsi nella zona industriale di Saint-Pierre di località Preille. Spazi più ampi, anche per consentire agli addetti di lavorare in tutta sicurezza. A far scoccare la scintilla, però, è stata l’amicizia con un fornitore di Cremona che collabora con la Ideart da dieci anni. “Mi ha parlato della possibilità di fare mascherine chirurgiche, ho colto la palla al balzo. – continua Stefano Fontanelle – Abbiamo parlato dei materiali e del tipo di lavorazione da fare: di fatto ci viene fornito un tessuto già lavorato che noi dobbiamo solo ultimare con la piegatura”.
Tutto risolto? Neanche per idea. Perché – giustamente – fornire mascherine a medici e paramedici non è così automatico. I primi prototipi sfornati dalla Ideart sono stati spediti al Politecnico di Torino per le certificazioni del caso. “Aspettiamo a ore il nullaosta – ha detto nel pomeriggio di ieri, venerdì, Stefano Fontanelle – ma da quanto abbiamo saputo in via informale il materiale che abbiamo prodotto dovrebbe essere a norma. Contiamo di iniziare la produzione a pieno regime la settimana prossima: in un primo momento eravamo convinti di poter sfornare mille, mille e duecento mascherine al giorno, ma in attesa delle certificazioni abbiamo fatto alcuni test funzionali con le macchine e siamo convinti di poter arrivare a quota mille e cinquecento”.
Le mascherine non sono le FFP3 diventate famose in questi giorni e che utilizza il personale impegnato nei reparti Covid. Si tratta degli indumenti chirurgici necessari però in tutte le altre strutture ospedaliere e paraospedaliere. Perché, in realtà, Ideart venderà le sue mascherine. “Tante associazioni, ma anche diverse aziende del territorio, mi hanno ordinato questo materiale e saranno loro a donarlo, soprattutto alle microcomunità per le quali ho già ordini per circa ventimila dispositivi. – continua Stefano Fontanelle – Anche noi faremo un po’ di beneficenza, ma per fare questa operazione dovremo comunque far fronte a diverse spese, oltre a quelle per la riconversione delle macchine del laboratorio. Senza contare la fatica e il mal di pancia, penso alle certificazioni che hanno dei costi notevoli. In questo senso, anche per la parte burocratica, siamo stati aiutati molto dagli uffici di Confindustria Valle d’Aosta, che ci hanno dato una mano per dirimere tante questioni. Se non ci saranno inconvenienti, noi siamo pronti a fare il nostro. Penso che sia giusto in questo momento, anche se non tutti sono dello stesso avviso: il prezzo del tessuto che dobbiamo utilizzare per le mascherine è salito del quaranta per cento nelle ultime settimane”.