La guerra, il Banco Bérard, l’Union, la Fiera di Sant’Orso: frammenti di storia nella vita di Carluccio Pallais
Mercoledì 18 dicembre del 1935 fu la «Giornata della Fede», durante la quale gli italiani vennero chiamati a donare le loro fedi nuziali in oro. L'Italia diede il via alla campagna «Oro alla Patria» e un mese esatto dopo l'entrata in vigore delle sanzioni da parte Società delle Nazioni per l’invasione dell’Abissinia, proprio il 18 dicembre, ebbe luogo in tutto il Regno la «Giornata della Fede».
Lo racconta Carlo Pallais, da tutti conosciuto come Carluccio, quando gli si chiede il giorno della sua nascita. Mercoledì 18 dicembre del 1935 appunto. I suoi sono 85 anni ben portati, caratterizzati da tante esperienze e - anche - dai colori della Fiera di Sant’Orso. La Millenaria che oggi e domani, sabato 30 e domenica 31 gennaio, avrebbe dovuto riempire le vie di Aosta con una folla di visitatori e con i suoi oltre 1.000 espositori, tra i quali anche Carluccio Pallais. Invece niente, il Covid ci ha tolto anche questo. Ma non può impedirci di rievocare le atmosfere della Foire attraverso i racconti di uno dei suoi tanti protagonisti.
Carluccio Pallais nasce a Villeneuve nell’appartamento in ruelle Ferrein, dove ancora oggi vive la figlia Maria Teresa. Suo padre è Enrico, famiglia di Sarre e nato a Vevey, in Svizzera, nel 1903. La mamma è Maria Antonietta Therisod, nota come Lilì: la famiglia è originaria di Villeneuve però lei è nata a New York, nel 1910. Papà Enrico Pallais si guadagna da vivere con una licenza di noleggio da rimessa, fa il taxista, per intenderci. Lilì invece è impiegata comunale a Villeneuve, o meglio vista l’epoca a Villanova Baltea, lavoro che la terrà per ben 48 anni in Municipio.
Sono tempi duri, arriva la guerra e Carluccio Pallais trascorre solo una parte della sua infanzia a Villeneuve. Arrivarono anche le Brigate Nere, le unità militari della Repubblica Sociale Italiana create nel 1944 fra gli iscritti al Partito fascista repubblicano per combattere l’attività delle forze partigiane. «Siccome prendevano tutto quello che trovavano, - racconta Carlo Pallais - mio padre scappò e nascose le 2 automobili con le quali lavorava: una Fiat Balilla 4 marce, portata a Valsavarenche, e una Ansaldo, alla quale tolse il magnete, per impedire che si mettesse in moto». Le Brigate Nere lo vennero a sapere e così per Enrico Pallais iniziò una sorta di latitanza, che lo portò a nascondersi con la famiglia nel villaggio di Fochat a Sarre. E a volte non bastava neppure questo: «Spesso da lontano i suoi amici urlavano da lontano per avvertirlo, naturalmente in patois, “Henry, le ner!” Allora lui scappava di corsa a Bellun, dove trovava i partigiani».
Carluccio Pallais e la sua famiglia risiedono a Sarre fino alla fine della guerra. Dopo le scuole elementari, frequenta un anno di Avviamento Commerciale ad Aosta, «Ma non andava, non faceva proprio per me» ricorda. Allora la sua vita prende la strada di Rivoli, destinazione Collegio San Giuseppe: «Lì ho frequentato le scuole professionali e ho iniziato a capire cosa significa lavorare il ferro e il legno. Però anche questa esperienza non durò tanto. L’ambiente di Torino non mi piaceva, e feci di tutto per tornare a casa».
Andò proprio così, e il ritorno fu nella sua Villeneuve, nel paese dove era nato. Il padre Enrico aveva ripreso l’attività di taxista e per dargli una mano Carluccio appena fu possibile ottenne la patente. «Viaggiavo pure con il camion, portavo la calce dalla fornace di Aymavilles ai vari cantieri del circondario» puntualizza.
Il servizio militare è alla Smalp di Aosta, la Scuola militare alpina. Allora durava 18 mesi, «Che però per me diventarono 18 mesi e 10 giorni. Ne avevo combinata una delle mie, così fui punito» rammenta con un sorriso Carluccio Pallais. Conclusa la naja, nel 1959 viene assunto al Banco Valdostano, fondato da Alidoro Bérard. Posto di lavoro in pieno centro ad Aosta, in piazza Chanoux, «Dove ora è il Monte dei Paschi di Siena per intenderci. Ho lavorato in banca per 33 anni. Sono entrato come commesso e sono andato in pensione come responsabile della filiale di Courmayeur, il 1° agosto del 1992».
L’impiego in banca era un bel lavoro, «Comunque non tutto rose e fiori. Allora altro che i computer, si faceva tutto a mano. Sono stato soprattutto cassiere e devo dire che ci sapevo fare. Tanto è vero che molti clienti cambiavano la fila per farsi servire da me». Il posto dove tutti lo ricordano è proprio dietro al bel bancone di marmo chiaro, di fronte all’ingresso della grande sala di altri tempi, sempre pronto alla battuta mentre con abilità maneggiava le banconote ed i libretti dei correntisti, dove ogni operazione doveva essere annotata.
Non solo bei momenti tuttavia. Dal «tiretto» dei ricordi Carluccio Pallais estrae anche una brutta giornata, a metà degli anni Ottanta. Quella della rapina. «Erano le 13, si usciva per andare a pranzo. Un mio collega apre la porta del retro e si trova di fronte 3 persone incappucciate, che gli danno un pugno sulla testa. Entrano, pistole alla mano, e “arraffano” tutto quello che c’era nella cassaforte. Le forze dell’ordine hanno poi voluto parlare con me, ero il responsabile dei cassieri. Prima mi portarono in caserma, dietro ad una vetrata per assistere a un classico confronto all’americana. Poi al Casinò di Saint-Vincent per vedere se riconoscevo qualcuno. Ma niente, non scorgevo nessuno di quei tre. Solo che la Polizia non mi “mollava” più. Sembrava quasi avessero dei sospetti su di me. Fortunatamente in serata arrivò un graduato che conoscevo e che mi liberò da quella situazione».
Una volta andato in pensione, Carluccio Pallais ha più tempo per la vigna e per i frutteti di Aymavilles. Soprattutto però per «armeggiare» con legno e scalpelli.
«Nell’agosto del 1992 con Carlo Jans e Fulvio Marguerettaz aprimmo una scuola di intaglio a Villeneuve, nel garage sotto il parcheggio di fronte al bar che oggi si chiama Le Barmè. Fu una bella esperienza, che coinvolse tante persone e che durò fino al 1996. Con la scuola di intaglio a gennaio del 1993 partecipai alla mia prima Fiera di Sant’Orso. Da quell’anno, fino al 2020, non ho saltato un’edizione». Dapprima con i lavori di intaglio, poi con piccole sculture per arrivare quindi ad arricchire il banco con quelli che diventano il suo «cavallo di battaglia», pezzi famosi e conosciuti da tutti gli estimatori della Foire: i galletti di Carluccio.
«In piazza Chanoux eravamo una bella banda: io, Bruno Fabbri, Valentino Dal Canton e Pasquale Bernardi, tutti di Villeneuve e tutti allineati di fronte al negozio “Nellasport”. Sono rimasto solo l’ultimo, proprio il più anziano di tutti» dice con un filo di amarezza Carluccio Pallais. «Quelli di Sant’Orso per noi erano 2 giorni di festa, di chiacchiere, di mangiate e di bevute con tutti. In particolare ricordo Valentino Dal Canton che con il suo banco ora dopo ora si spostava sempre più verso il centro della piazza. E poi i suoi pezzi, memorabili: il “Gallo Presidente”, il “Gallo con Tunnel del Monte Bianco”. Quante risate».
Con il legno e i colori Carluccio Pallais ci sa fare e fa incetta di riconoscimenti alla Petite Foire di Donnas, in particolare il primo premio nell’edizione del 2007. E un suo galletto è tra le «Oeuvres choisies» dell’Ivat in occasione della Foire 2016 di Aosta.
C’è anche la politica nella vita di Carluccio Pallais, sindaco di Villeneuve dal 1975 al 1980, e poi consigliere comunale nell’amministrazione guidata da Clemente Dupont. «Nei miei 5 anni di mandato, ricordo, mi ritrovai una brutta “gatta da pelare”: il domicilio coatto di 3 boss mafiosi proprio a Villeneuve. Uno arrivò con la Mercedes e l’autista. Io andavo tutti i giorni in Questura per chiedere di liberarci di questa “disgrazia”. Eravamo a un’ora dal confine, se avessero voluto scappare avrebbero potuto farlo senza particolari problemi. Per me invece sarebbero state solo grane. Fortunatamente, dopo qualche tempo tutto si risolse».
Carluccio Pallais era unionista, con vice sindaco Roger Carlin storico sindaco del paese per moltissimi anni e figura memorabile. «Con noi in Giunta era anche il professor Mario Boniface. In maggioranza avevo Valentino Dal Canton, amico di una vita: che “pompate” tra noi 2. All’opposizione invece Emilio Rini e Aldo Petigat, tutti e 2 di Champlong».
Tra le opere concretizzatesi durante il suo mandato, Carluccio Pallais cita il cimitero «e le reti di protezione sul versante roccioso della Becca, come siamo stati noi ad aprire il cantiere delle nuove scuole medie».
Unionista vero Carluccio Pallais divenne addirittura presidente della “section” di Villeneuve prima e poi di quella di Aymavilles, dove si trasferì a metà degli anni Novanta. Però proprio in quel periodo vi furono dei disaccordi che lo portarono a non rinnovare più la tessera del Leone rampante.
Inoltre, come dimenticare la sua partecipazione, come uno dei fondatori, nel 1967, dell’Unione Sportiva Villeneuve, la squadra di calcio locale. Nel primo storico direttivo con lui e l’indimenticato Gabriele Lele Saroglia, farmacista del paese, erano Nazareno Caproni, Marco Viana, Attilio Cina, Guido Chabod, Robert Rollandoz, Renzo Martin, Erminio Glarey, Umberto Betti, Roger Carlin, Oscar Rini, Arturo Segor, Roger Dupont, Ubaldo Viana e Guerriero Pasquali.
Si impegnò anche con il Velo Club Villeneuve, e per alcuni anni coltivò la grande passione per lo sci di fondo, tanto che partecipò a 2 edizioni della Marcialonga di Fiemme e Fassa, nel 1972 («Gara che non riuscii a concludere perché si ruppero gli sci») e nel 1974, conclusa in 6 ore e mezza. Nello stesso anno è tra i fondisti del Meeting europeo dei bancari che si disputa a Limone Piemonte. Prese parte pure alla prima MarciaGranParadiso di Cogne, nel 1975: «Arrivai 446esimo su 590». Corre anche a piedi e sempre nel 1974 partecipa a una 30 chilometri organizzata a Verrayes, che porta a termine in 2 ore e 51 minuti.
La sua bella famiglia invece prende consistenza all’inizio degli anni Sessanta. Carluccio Pallais è già impiegato in banca però fa ancora qualche servizio di taxi. E’ allora «ingaggiato» per un matrimonio, con ricevimento al ristorante della stazione ferroviaria di Villeneuve. La sposa è di Torgnon e la sua migliore amica è Irma Chatillard, originaria pure lei del paese della Valtournenche. Dopo pranzo iniziano le danze e ci scappa anche qualche ballo tra l’autista Carluccio e Irma. Evidentemente Carluccio balla bene, visto che ottiene da lei il permesso di riaccompagnarla a casa, la sera, a Chambave. Un paio di anni dopo, il 4 settembre del 1965, quei passi di danza diventano una bella camminata verso l’altare della chiesa parrocchiale di Torgnon, dove Carluccio e Irma si sposano. Un anno dopo, nel 1966, nasce Enrico, ora bancario, papà di Nathanaël, 29 anni - la mamma è Anna Saudin - che espone alla Fiera di Sant’Orso con il nonno Carluccio. E’ del 1974 invece l’altra figlia, Maria Teresa, operatrice di comunità e mamma degli altri 2 nipoti di Carluccio e Irma, Noël (22 anni) e Zoé ventenne, avuti con Fabio Artico, bomber con presenze in Serie A e ora direttore sportivo dell’Alessandria, in C, proprio in quel mondo del calcio e dello sport che Carlo Pallais ha tanto amato da protagonista e come dirigente, seguendo un impegno che lo ha sempre visto organizzare con entusiasmo e soprattutto con una grande e coinvolgente simpatia tantissime iniziative per la comunità di Villeneuve.