La Fiab Aosta à Vélo: «la bassa velocità diminuisce gli incidenti mortali»

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Mercoledì scorso 27 marzo, è stato approvato alla camera il nuovo Codice della strada, ma molte sono le critiche mosse dalle associazioni parenti delle vittime della strada, dalla Federazione italiana ambiente e bicicletta, da Legambiente, dall’Associazione amici della Polizia stradale. Per tutti non si va a colpire la principale causa d’incidenti stradali che in Italia hanno un tasso annuo superiore alla media europea. Giancarlo Bertalero, presidente di Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) Aosta à Vélo, ingegnere ed esperto di trasporti, afferma: «Anche se il nuovo codice della strada introduce un’importante stretta all’uso di alcool e droghe e alla distrazione da cellulare, non va a incidere sull’eccessiva velocità. Considerato poi che il 73 per cento degli incidenti avviene in ambito urbano, e che in città l’80 per cento delle vittime è un utente vulnerabile, pedone, ciclista o motociclista, è nelle aree cittadine che si dovrebbe intervenire, sull’esempio di importanti capoluoghi Europei, aumentando le zone a 30 chilometri orari nell’ottica di far diventare le città “città 30”, progetto che prevede i 30 chilometri orari su tutto il territorio urbano ma anche di lasciare gli assi di scorrimento a 50 chilometri orari». Il perché 30 sia il numero “magico” lo spiega ancora Bertalero: «In caso di investimento di un utente vulnerabile, se la velocità è pari a 30 chilometri orari la mortalità è residuale (accade in meno del 10 per cento dei casi perché equivale a una caduta dal primo piano); al contrario se l’incidente avviene a oltre 50 km/h, la mortalità è probabile in oltre il 50% dei casi (equivale a una caduta dal terzo piano); inoltre a 30 chilometri orari l’angolo di visuale del conducente aumenta rispetto ai 50 e quindi si riuscirà a vedere in tempo un ostacolo improvviso. Purtroppo il dibattito che accompagna le “Città 30” si basa spesso su sensazioni, sentito dire, posizioni ideologiche ed è pertanto importante inquadrarlo con i dati scientifici e l’esperienza di chi ha già le ha già messe in atto».

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