«La documentazione conservata negli archivi ecclesiastici si intreccia con la storia delle persone, delle comunità e dei luoghi abitati»
Nell’ambito della rassegna Waiting for ICA 2022, organizzata da SOS Archivi, si è svolto martedì scorso, 27 aprile, l’incontro online «Archivio bene comune: il rapporto con le comunità e proposte di valorizzazione». Appuntamento dal quale è emerso che la documentazione conservata negli archivi ecclesiastici, diocesani - e parrocchiali in particolare - si intreccia con la storia delle persone, delle comunità e dei luoghi abitati. Ogni azione legata a iniziative, sia di conoscenza sia di tutela o valorizzazione, non può che essere l’espressione concertata di un popolo e del suo territorio. Non è sufficiente la ricerca della bellezza nel progetto, perché hanno ancora più valore la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Tra i relatori anche monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta, che ha approfondito il tema della progettualità culturale e pastorale per i beni culturali: «E’ importante che le comunità cristiane - parrocchie, diocesi, altri enti - sappiano prendere sempre più l’iniziativa per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio di cui sono titolari e responsabili con coraggio e larghezza di vedute. A tale scopo è necessario che la cura per tale patrimonio sia costantemente motivata e trovi il posto che le compete nella vita ordinaria delle comunità, nelle sue espressioni liturgiche, nell’evangelizzazione, nella catechesi, nelle iniziative culturali e di accoglienza. Bisogna passare da una logica di spesa a una logica di investimento, ossia diventare parte di un progetto culturale che si domandi quali siano i bisogni, quali gli obiettivi e quali le persone sulle quali costruire questi interventi. Urge la conoscenza globale del patrimonio artistico sotto l’aspetto storico, tecnico e conservativo. Gli enti ecclesiastici, in particolare le parrocchie e le case religiose, sono tenute dalle norme canoniche e da quelle civili a dotarsi di un inventario completo, che dovrà sempre essere anche fotografico, dei beni culturali ecclesiastici di loro pertinenza. Questo è uno strumento fondamentale per la conoscenza del patrimonio culturale, per la sua tutela e valorizzazione».
Sono 46 gli archivi diocesani e ammontano a 3 milioni di euro i contributi annui forniti dalla Cei. Gli archivi sono luoghi della memoria delle comunità cristiane e, dunque, un bene cultrale di primaria importanza, la cui peculiarità consiste nel registrare il percorso fatto lungo i secoli dalla chiesa nelle singole realtà che la compongono. In quanto luoghi della memoria, devono raccogliere sistematicamente tutti i dati che compongono l’articolata storia della comunità ecclesiale per consentire una valutazione dei risultati ottenuti, delle omissioni e degli errori. Tra le iniziative di valorizzazione citate nel corso del convegno: permettere l’accesso alla consultazione; far emergere le «singole identità culturali e religiose» delle chiese; mantenere il patrimonio nella sua funzione originaria; contestualizzare il patrimonio nell’ambito catechetico, culturale, caritativo; ricostruire la trama storico-artistica-sociale-religiosa; fruire delle tecniche informatiche per comunicare sempre meglio.