La Distilleria Saint-Roch guarda a un futuro fatto di qualità, innovazione e rispetto dell’ambiente
Una scommessa per il futuro: ricerca costante della qualità, innovazione e rispetto per l’ambiente. Sono questi i punti fondamentali che stanno a cuore della Distilleria Saint-Roch di Quart. Ai liquori e distillati Saint-Roch, L’azienda affianca anche quelli a marchio Levi e Ottoz ed è oggi una delle più importanti realtà produttive sul mercato regionale, nazionale e internazionale.
Nei mesi scorsi, lo stabilimento della famiglia Rosset ha subito un’importante trasformazione con lavori di ammodernamento dell’impianto di distillazione che consentirà di triplicare la capacità produttiva e ampliare la propria gamma di prodotti. Il tutto, per un investimento iniziale di 1 milione e mezzo di euro, arrivato a circa 2 milioni di euro.
La Distilleria Saint-Roch ha rinnovato lo storico impianto da 500 litri, dotandolo di un nuovo alambicco a colonna della capacità di 1.000 litri e portando la capacità totale a 1.500 litri, con importanti migliorie in termini di quantità di vinacce distillabili e con una migliore resa in termini di freschezza, genuinità e qualità del prodotto.
L’impianto, è in grado di sfruttare l’energia solare, prodotta da oltre 2mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici che sono stati posizionati sul tetto dello stabilimento. Prossimamente saranno messi nuovi pannelli e a lavori ultimati l’impianto fotovoltaico sarà in grado di produrre 300mila kilowatt di energia pulita l’anno, in altre parole un taglio di anidride carbonica in atmosfera pari a 160 tonnellate l’anno. L’azienda di Quart, capitanata da Nicola Rosset, produce e consuma tutto ciò di cui ha bisogno dal sole; nella stagione estiva, la maggiore energia prodotta è rilasciata dall’azienda alla rete nazionale.
Dati e motivi che hanno portato a tale investimento sono stati presentati agli operatori dell’informazione mercoledì scorso 24 agosto, all’interno dello stabilimento, dallo staff della Distilleria il cui fatturato annuo è in crescita e oggi si attesta sui 4 milioni di euro.
L’obiettivo è raggiungere l’autosufficienza energetica
«Non è un'operazione di marketing o di “greenwashing”, - ha esordito Alessandro Rosset, che in azienda si occupa della parte relativa alla sostenibilità, riferendosi al rinnovamento della distilleria - ma si tratta di un investimento iniziato una decina di anni fa con l'installazione dei primi pannelli fotovoltaici, quando ancora erano poco diffusi. Con le nostre coltivazioni e vivendo in montagna siamo i primi a vedere gli effetti del cambiamento climatico, quindi fare il primo passo era molto importante per noi. E avere una certa autosufficienza è fondamentale. Ma non ci fermiamo qui, perché la conclusione del nostro percorso verso l’autosufficienza è raggiungere il nostro obiettivo: arrivare un giorno a essere autosufficienti davvero in tutto al 100 per cento».
L’autosufficienza energetica a cui si riferisce Alessandro Rosset fa sì che per il nuovo impianto di distillazione - il primo in Italia con questa potenza green e il terzo di questo tipo in Europa -, dotato di un moderno sistema di caricamento automatico delle vinacce, non sia più necessario l’uso del metano.
«Il rinnovato impianto - ha spiegato l'enologo dell’azienda Matteo Moretto - è stato dotato di 2 caldaie riscaldate attraverso un generatore di vapore totalmente elettrico che sostituisce il preesistente impianto a metano. La decisione di ammodernare l’impianto è legata alla decisione di sviluppare l’impianto per mantenere un livello di qualità elevato e, in contemporanea, mantenere un percorso di sostenibilità. Attraverso l’ampliamento e l’ammodernamento della distilleria riusciamo a rispondere alle esigenze dettate dall’espansione della viticoltura nella nostra regione e a mantenere elevati gli standard qualitativi della nostra produzione attraverso l’utilizzo di tecnologie moderne quali sono le caldaie scaldate con un generatore di vapore totalmente elettrico. È sfruttando il vapore dell’alambicco che trattiamo grappe e distillati di frutta, erbe e bacche tramite infusione alcolica. Questo sistema permette un’estrazione purissima delle sostanze aromatiche che lo caratterizzano».
Non solo innovazione tecnologia
L’azienda di Quart non punta solo all’aumento della capacità produttiva, ma coniuga innovazione e qualità all’insegna della ricerca della massima eccellenza rivolgendo la propria attenzione alla tecnologia per l’alimentazione degli impianti a bassissimo impatto ambientale.
Coltivare la terra per ottenere la materia prima dei propri distillati è una caratteristica importante della Distilleria Saint-Roch. L’azienda di Quart non guarda dunque solo all’innovazione tecnologica. Va oltre e spazia sulla tutela e la valorizzazione del territorio, da sempre un punto di forza della Saint-Roch.
Dichiara Nicola Rosset: «Siamo convinti che l’eccellenza e l’unicità della nostra regione siano elementi di grande qualità e che per questa ragione vadano tutelati e promossi. In questa direzione abbiamo lavorato in questi anni lungo un percorso di cui questo ultimo ammodernamento rappresenta solamente il passo più recente. Siamo certi che questo nuovo impianto, facendo anche fronte all’espansione vitivinicola valdostana, ci permetterà di rispondere al meglio a una sempre maggiore richiesta del mercato, anche attraverso la realizzazione di nuovi prodotti, come ad esempio il primo whisky valdostano».
Sulla messa a punto della produzione del primo whisky “made in Valle d’Aosta”, Nicola Rosset aggiunge: «Si tratta di un whisky prodotto con l’orzo che coltiviamo nella cascina di Montfleury, ad Aosta. Abbiamo già avviato una prima distillazione e potremo proporlo sul mercato dopo l’affinamento di due anni».
«Si stanno rivolgendo a noi - spiega il responsabile commerciale della Distilleria Saint-Roch Angelo Sarica - importanti marchi a livello mondiale. Nei distillati abbiamo una qualità invidiabile data dal clima della nostra regione, dall’altezza delle nostre montagne, dal territorio che ci circonda. Sono molte le aziende in Italia che ominciano a guardarci con attenzione. Siamo una realtà artigianale ma all’avanguardia ed è arrivato il momento di raccontarlo, anche fuori dai confini della Valle d’Aosta».