La didattica a distanza dopo un anno di pandemia “La corda, tirata per mesi, ora rischia di spezzarsi”

La didattica a distanza dopo un anno di pandemia “La corda, tirata per mesi, ora rischia di spezzarsi”
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Sulla noia di stare a scuola si è scherzato per generazioni ma mai come adesso una parte degli studenti avrebbe immaginato di desiderare così tanto tornare sui banchi. Ora che i decreti hanno tenuto gli alunni a casa, e anche in Valle d'Aosta ci sono intere classi che sono state in presenza per una manciata di giorni, negli ultimi dodici mesi, i malesseri diventano palpabili. A distanza non è solo la didattica, ma anche la relazione, l'intervallo, la risposta all'appello.

«Purtroppo si sanno i guai grossi che la Dad può creare. - dice l'assessore regionale all'Istruzione, Università, Politiche giovanili, Affari europei e Partecipate Luciano Caveri, che ascolta le richieste degli alunni, quando è possibile anche dalla loro viva voce - Peraltro il quadro giuridico nazionale, cui noi abbiamo derogato per quanto è stato possibile e ora gli spazi si sono ristretti dopo la sentenza della Consulta sulle potestà regionali, è oggi rigidissimo. Speriamo che tutto passi e resta ovvio che la scuola deve rimanere in presenza in aula e la situazione attuale è e resta straordinaria. La presenza di psicologi nelle scuole si sta rivelando assai utile e temo che ci vorrà del tempo per rimarginare le ferite».

Di pandemia e disagio giovanile si è parlato nel Consiglio comunale di Aosta nella serata di mercoledì scorso, 31 marzo, con una mozione della minoranza che ha incassato le 18 astensioni della maggioranza: la richiesta di avviare percorsi extra-scolastici adeguati è rimandata ad altre formulazioni e resta la preoccupazione perché «i dati sono in preoccupante crescita e il malessere emozionale e la sofferenza psicologica possono essere causa di depressioni precoci, ansia, insonnia, violenze, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, dipendenze come l'abuso di alcolici e di sostanze, il gioco d'azzardo e purtroppo anche di pensieri suicidi».

Di questi giorni è la lettera aperta che Andrea Mangone, consulente per le difficoltà nello studio e i disturbi dell'apprendimento ad Aosta, rivolge agli insegnanti. «Scrivo questa lettera perché ho paura che la famosa corda, tirata all’inverosimile per mesi, stia ormai per spezzarsi. - esordisce Andrea Mangone - Mi rivolgo a tutti gli insegnanti, in particolare a quelli delle scuole secondarie di secondo grado, dove i problemi sono maggiori e più evidenti. Sedetevi un attimo, prendete fiato, e facciamo due parole». In Valle d'Aosta sono infatti i ragazzi delle superiori quelli che seguono più spesso da casa, che rientrano in classe a turni, secondo le concessioni previste nei vari Dpcm, e sono ancora senza palestra, con le gare contingentate, i corsi extra scolastici misurati da distanziamenti e mascherine. Fino alle scuole primarie, invece, i piccoli sono quasi sempre andati a scuola ed è limitata pure la didattica a distanza per i ragazzi delle medie. «E mentre sono davanti allo schermo del computer a fingere di frequentare una scuola che è virtuale più nei contenuti che nella forma - continua Andrea Mangone - hanno accanto a sé lo schermo più piccolo dei loro smartphone, dove stanno in videochiamata con i compagni a fingere di stare insieme come in classe, anzi meglio che in classe perché almeno al telefono la mascherina possono non tenerla e si guardano e si sorridono come se tutto fosse normale, anche se poi si abbracciano con un’emoji perché sono ciascuno a casa propria, e di normale non c’è proprio niente».

«Chiunque capisce facilmente che una situazione di questa portata non è sostenibile, in special modo per i ragazzi con disturbi dell’apprendimento, i quali, a causa delle quasi sempre concomitanti fragilità nella memoria, sono costretti a studiare un giorno per l’altro più materie contemporaneamente. - prosegue il consulente - Allora, consentitemi di proporvi alcuni spunti di riflessione. Vi invito a ricordare che i disturbi dell’apprendimento esistono anche durante la pandemia, costituiscono un ostacolo ancora maggiore rispetto a quando i ragazzi frequentano una scuola “normale”, perché li stancano, li disorientano, li affaticano. In particolare, evitate a questi ragazzi più di una verifica al giorno, perché altrimenti semplicemente non ce la fanno. Siate chiari nelle consegne per i compiti a casa e, soprattutto, nell’illustrare gli argomenti oggetto delle verifiche. Scrivete nel registro elettronico, con cura e attenzione, quello che i ragazzi devono fare o studiare; date loro riferimenti precisi, una bussola imprescindibile in questo caos inestricabile. Non mollate: i ragazzi hanno bisogno anche di voi, hanno bisogno di insegnanti credibili, autorevoli, preparati ma pure comprensivi. Specie oggi».

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