«La crisi energetica degli ultimi 18 mesi protrarrà i suoi effetti anche nel 2023»

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Nemmeno l’eventuale cessazione del conflitto in Ucraina potrà garantire un ritorno ai valori di un anno fa di energia e gas, secondo le ultime analisi. Il 2023 si apre quindi in uno scenario articolato, dove le rinnovabili hanno sempre più un ruolo nevralgico. Se n’è discusso martedì scorso, 24 gennaio, a Torino nel corso di “Gas & energy, contesto di mercato e strumenti di copertura” organizzato da Confindustria Piemonte, Confindustria Valle d’Aosta e UniCredit.

«A livello europeo la presidente della commissione Ursula von der Leyen ha promesso un piano per la transizione ecologica dal forte impatto, parlando al World Economic Forum di Davos. L’auspicio è che si avvicini ai tre interventi appena varati dagli Stati Uniti, che muoveranno centinaia di miliardi di dollari tra sgravi e spese con l’obiettivo di ridurre l’inflazione, offrendo sostegno all’energia pulita e alla manifattura. Perché solo con una crescita organica del Pil, possiamo guardare con serenità a questo anno e anche al completamento dei progetti previsti dal Pnrr entro il 2026» ha rilevato la vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, Lisanna Mancuso.

Al centro del dibattito i fondamentali che stanno guidando l'andamento dei prezzi, partendo da un’analisi a livello regionale del crescente impatto delle rinnovabili. La Valle d’Aosta a fronte di un consumo netto di 966 GWh ha un numero limitato di risorse da cui attingere per le rinnovabili: 3,19 GWh idroelettrico, 4,50 GWh dall’eolico, 27 GWh dal solare e 7,59 GWh dal biogas, stando ai dati del bilancio energetico 2019.

Da allora però lo scenario si è ulteriormente evoluto. Secondo il Gestore dei servizi energetici (Gse) nei primi 9 mesi del 2022 in Valle d’Aosta si registrano 268 nuove installazioni di impianti fotovoltaici (più 139 per cento) per una potenza di 1,8 MW (più 148 per cento). Tutto questo con un utilizzo di 2,6 ettari, pari a 5 campi da calcio. Dati che rientrano nella media nazionale, dove circa il 65 per cento degli impianti non è a terra.

Un quadro promettente, che riflette anche un andamento nazionale irreversibile con il 31 per cento dell’energia prodotta in Italia a dicembre che deriva da fonti rinnovabili. Pesa il costo del gas, che impatta sulla restante parte della produzione dell’energia, che è di origine termica.

UniCredit ha costituito un team di specialisti per aiutare le aziende maggiormente esposte ai costi delle materie prime. L’obiettivo è sviluppare nel mondo delle imprese le competenze necessarie per definire una strategia di lungo periodo nella gestione del rischio legato alle oscillazioni dei prezzi delle commodity. «Di fronte a un mercato che ha posto sfide senza precedenti al nostro tessuto produttivo - ha spiegato Paola Garibotti, regional manager nord ovest di UniCredit - abbiamo prestato particolare attenzione alla crescita di una cultura d’impresa su queste tematiche partecipando a numerosi incontri con le associazioni di categoria a livello locale per aiutare le imprese a sviluppare la necessaria consapevolezza rispetto al modificato contesto macroeconomico e geopolitico e rispetto agli strumenti offerti dal mercato».

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