La Cassazione riconosce gli scatti di anzianità ai precari
Anche i precari della scuola hanno diritto, pur con contratti a termine, agli scatti di anzianità. Lo ha sancito a fine marzo la Corte di Cassazione, esprimendosi su un ricorso di un'insegnante precaria la cui prima sentenza, davanti al giudice del lavoro del tribunale di Aosta, è del febbraio 2020. La causa era patrocinata dallo Snals Confsal, il sindacato autonomo della scuola, in collaborazione con l'avvocato Sacha Bionaz del foro di Ivrea. Per resistere alla richiesta di un adeguamento di stipendio di 1.900 euro, la Regione Valle d'Aosta ha speso almeno 10mila euro in giudizio. E ora, tra primo e secondo grado, sono in attesa del giudizio definitivo altri 50 docenti precari per il solo Snals, oltre a quelle di insegnanti assistiti da altre sigle sindacali.
«Le sentenze hanno visto la Regione soccombere in modo regolare in tutti e 3 i gradi di giudizio - dice Alessandro Celi, segretario regionale dello Snals - e quest'ultima pronuncia garantisce alla docente ricorrente, in via definitiva, il riconoscimento delle differenze retributive». La Regione dovrà adeguare la retribuzione della lavoratrice a tempo determinato in base agli anni di servizio prestati.
Pur soccombendo in primo e in secondo grado, l'Amministrazione regionale ha sempre promosso ricorso per Cassazione. Il principio dell'anzianità anche per i precari è sancito da una direttiva dell'Unione europea del 1999; in Italia - e in Valle d'Aosta - non è mai stato recepito. «Vi è almeno una cinquantina di altre cause arrivate in Cassazione - aggiunge Alessandro Celi - per alcune delle quali c'è una differenza retributiva che supera i 10mila euro: se la Cassazione stabilisce il risarcimento in modo proporzionale, si può arrivare a centinaia di migliaia di euro». Alessandro Celi aggiunge: «Siamo soddisfatti dalla sentenza ma molto meno contenti del modo in cui ci si è arrivati perché una sentenza di primo grado era necessaria, solo a seguito di questa la Regione poteva erogare l'adeguamento, ma siamo dovuti comunque arrivare al terzo grado di giudizio».
Per lo Snals «l'esito era prevedibile fin dall'inizio del contenzioso» ma si è proseguito nonostante la Regione «abbia sostenuto una tesi infondata e inverosimile sempre in ragione della giurisprudenza precedente. Ci domandiamo perché la Regione continui a sostenere posizioni perdenti anziché adeguarsi, assicurando un clima lavorativo più sereno e un miglior impiego del denaro pubblico all'intera popolazione valdostana» conclude Alessandro Celi.