La caccia, la politica, le piste da sci Tra passioni e lavoro Bruno Rollandoz non toglie mai il cappello da alpino

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A Introd c’è una bella storia da raccontare ed è quella della famiglia Rollandoz. Bisogna però fare un salto indietro nel tempo e precisamente al dicembre del 1945 quando sull’uscio della casa di famiglia a Villes Dessus si presentò un uomo irriconoscibile nell’aspetto: era Ivo Rollandoz, reduce da due anni di prigionia trascorsi nel campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania. Artigliere catturato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dato però ormai per disperso, visto che nessuna notizia di lui era arrivata a Introd, venne liberato dall’esercito sovietico e attraverso mille difficoltà e mesi di cammino riuscì a raggiungere Introd, dove venne accolto con grande sorpresa dalla mamma Filomène Machet, vedova di Ambrogio Rollandoz, mancato nel 1927 quando Ivo aveva appena nove anni: quel giovane uomo, dimagrito a tal punto da pesare meno di cinquanta chili, con in testa un basco e indosso una divisa russa, era suo figlio.

Una volta ripresosi dalle privazioni e resosi conto che la Valle d’Aosta dell’immediato dopoguerra non offriva lavoro, Ivo Rollandoz, che appunto era nato nel 1918, decise di emigrare in Francia e di raggiungere a Chambery il fratello Pantaleone, insieme al quale intraprese diversi mestieri. Fu proprio in Savoia che conobbe Serafina Mocellin, figlia a sua volta di immigrati veneti, di nove anni più giovani, era del 1927, la donna che sarebbe diventata sua moglie.

Dopo essere rientrato nella sua Introd nel novembre del 1948 in effetti portò la sua Serafina all’altare e da quel matrimonio l’8 marzo del 1951 nacque il loro unico figlio, Bruno. “Credo di essere stato uno dei primi introlein a nascere alla Maternità di Aosta - racconta proprio Bruno Rollandoz - visto che sino ad allora i bambini di Introd venivano alla luce in casa. La storia di mio papà Ivo per certi versi si può definire a lieto fine visto che era sopravvissuto alla guerra e al campo di Buchenwald, se non fosse che a causa degli stenti patiti nel corso della prigionia la sua salute era compromessa a tal punto che nel 1974, a soli cinquantasei anni, venne a mancare. Devo dire che mio padre non parlava volentieri di quel periodo che sicuramente avrebbe voluto rimuovere dalla sua mente.”

Dell’infanzia trascorsa a Introd a Bruno Rollandoz piace ricordare i momenti felici trascorsi con gli amici del paese. “Sicuramente eravamo molto più uniti dei bambini di oggi e quando uscivamo a giocare l'appuntamento per tutti era nel piccolo piazzale della cappella di Sant'Ilario a Villes Dessus e giocavamo sino a quando la nonna Filomène veniva a cercarmi. Non avevamo giocattoli ma bastava veramente poco per divertirci.”

Divertimento, ma non solo, perché c’erano gli obblighi scolastici da rispettare. “I primi tre anni delle elementari li ho frequentati nella scuola del nostro villaggio a Villes Dessus, poi il quarto e quinto anno mi sono spostato alla scuola del capoluogo, vicino alla chiesa. Ricordo con piacere le mie due maestre di allora, Lidia Fornero, che purtroppo è venuta a mancare, e Louise Dayné, alla quale ancora oggi mi rivolgo dandole del “lei” in segno di rispetto, cosa che al giorno d’oggi gli studenti non hanno nei confronti dei loro insegnanti.”

“Al termine delle elementari, visto che ancora si poteva scegliere in alternativa alle medie, - rammenta Bruno Rollandoz - avevo optato per la scuola di avviamento professionale che permetteva di ottenere una preparazione più diretta verso il mondo del lavoro. La sede era al Collegio Saint Benin di Aosta, diventata poi negli anni l’Istituto tecnico per geometri. Nel frattempo in estate andavo a lavorare a Courmayeur come garzone in un negozio di alimentari, frutta e verdura e il mio compito era quello di consegnare le spesa a domicilio ai tanti villeggiati che frequentavano la località. Ricordo che guadagnavo cinquecento lire al giorno, quindi circa quindicimila al mese, però raccoglievo tante mance, addirittura trenta, anche quarantamila lire al mese, grazie alle quali ho potuto comperarmi il motorino.”

Terminata la scuola dell'obbligo ecco la decisione di iniziate il percorse per arrivare al diploma di geometra. “Dopo i primi due anni di studio regolarmente portati a termine al “Manzetti” di Aosta, nel 1969 mi sono fatto tentate da un’offerta come disegnatore nello studio tecnico di mio cugino, il geometra Robert Rollandoz, pensando di potere proseguire gli studio alla scuola scuola serale “Valsania” che all’epoca esisteva ad Aosta, fermandomi però al quarto anno, complice anche il fatto che nel settembre del 1972 a causa di un incidente di caccia mio cugino Robert è morto, aveva solamente trentaquattr’anni ed era assessore regionale ai Lavori pubblici, uno dei protagonisti all’epoca della storica scissione della Democrazia Cristiana valdostana nel movimento dei Democratici Popolari.”

Da quel momento in poi per Bruno Rollandoz è iniziato un lungo percorso lavorativo. “Chiuso lo studio nel quale ero occupato come disegnatore, il primo impiego durato sei mesi l'ho trovato al Consorzio Agrario Regionale che aveva sede ad Aosta in piazza Arco d’Augusto, dove ora è la Bcc Valdostana come responsabile degli acquisti e delle vendite. Poi dal 1973 al 1985 sono passato come impiegato all'Agraria Valdostana, con in magazzini ora scomparsi in via Clavalité, che si occupava della vendita di attrezzi e di macchine agricole. Sono quindi entrato in Regione come impiegato amministrativo e mi occupavo della contabilità delle aziende agricole valdostane, per poi fare la bella esperienza per un anno di segretario particolare dell’allora assessore all’Industria e Commercio Ilario Lanivi. Nel 1990 sono diventato direttore dell’Unione Imprenditori Artigiani Valdostani Autonomi-Uiava, in seguito Confartigianato, ruolo che ho occupato sino al 1992, per poi diventare dopo le elezioni regionali del 1993 e per quattro anni segretario particolare di Massimo Léveque, all'epoca assessore al Bilancio e alle Finanze.”

L'ultima parte della sua attività lavorativa, Bruno Rollandoz l'ha spesa alla Tecdis di Chatillon, fabbrica di display a cristalli liquidi. “Conoscevo l’ingegner Ettore Morezzi che era l'amministratore delegato dell'azienda e così nel 1998 sono stato assunto come impiegato amministrativo, rimanendo alla Tecdis sino al 31 dicembre del 2009 quando sono andato in pensione. Ricordo però che l'ultimo anno l'ho passato in cassa integrazione visto che l’azienda versava già in una situazione di grande sofferenza.”

“Ho avuto diverse esperienze lavorative - ricorda ancora Bruno Rollandoz - ma devo dire che sono riuscito ad ambientarmi sempre molto bene poiché a me è sempre piaciuto imparare. In particolare alla Tecdis avevo instaurato degli ottimi rapporti con i miei colleghi, tanto che ancora oggi, una volta all’anno, ci troviamo per una cena in compagnia solitamente prima di Natale.”

Nel periodo scolastico, e precisamente nei primi anni delle superiori, nella vita di Bruno Rollandoz ha fatto capolino l’amore. “Frequentavo la seconda geometri al “Manzetti” quando ho conosciuto quella che sarebbe poi diventata la mia compagna di vita, Luciana Oreiller, lei studentessa di ragioneria nello stesso istituto, nata a Saint-Pierre nel 1950 ma originaria di Rhêmes-Notre-Dame. Abbiamo continuato a frequentarci anche dopo che entrambi avevamo concluso l’esperienza scolastica e il 9 ottobre del 1971 ci siamo sposati a Saint-Pierre. Avevamo vent’anni anni e quindi eravamo entrambi molto giovani e ancora oggi ci vogliamo bene come allora. Abbiamo avuto due figlie, Barbara, nata il 5 aprile del 1972, che vive a San Lorenzo al Mare, vicino ad Imperia, sposata con Claudio Gandolfo e la più giovane, Roberta, lei nata il 19 aprile del 1976 e residente a Gressan, moglie di Dario Pieropan. Ci hanno regalato rispettivamente due splendide nipoti, Beatrice di vent’anni e Martina di dodici.”

Nel personalissimo album dei ricordi di Bruno Rollandoz non poteva certo mancare il periodo del servizio militare, la mitica “naia” come veniva chiamata. “Sono partito nel 1970 e il periodo del Car, il Centro Addestramento Reclute, lo avevo trascorso alla caserma Guala di Bra. Sono poi rientrato ad Aosta alla Scuola Militare Alpina per assumere l’incarico di disegnatore al Castello Generale Cantore di Aosta. In quel periodo ho avuto la grande soddisfazione di occuparmi della realizzazione del primo stemma ufficiale dell’eliporto militare di Pollein, struttura realizzata nel 1971. Al Castello stavamo bene perché eravamo in pochi e di fatto facevamo un orario d’ufficio. In quegli anni di “naia” esisteva ancora la rispettosa gerarchia dei “vecchi” che impartivano ordini alle reclute che dovevano eseguire senza discussioni. Purtroppo - e dico purtroppo - il servizio militare obbligatorio è stato abolito ed è un peccato perché ritengo che rappresentasse una vera e propria palestra di vita.”

Terminata la sua esperienza nell’Esercito, il cappello da alpino Bruno Rollandoz non se lo è comunque mai levato tanto che nel 1998 è diventato responsabile del Gruppo Alpini di Introd. “Ho mantenuto l'incarico sino al 2010 per poi diventarne presidente onorario. Attualmente ricopro il ruolo di vice presidente vicario della Sezione Valdostana dell’Ana, l’Associazione Nazionale Alpini, presieduta da Carlo Bionaz. Come Gruppo Alpini di Introd una delle nostre più grandi soddisfazioni è stata la realizzazione della sede, inaugurata il 15 giugno del 2008, ricavata in un locale concesso in comodato d’uso dal Comune. Personalmente ho anche fatto parte del contingente di alpini partito in soccorso alla popolazione dell’Abruzzo colpita dal terremoto. Siamo stati e siamo sempre presenti a tutte le manifestazioni sportive ed a tutti gli eventi organizzati nella nostra regione, quando serve la nostra partecipazione. Dallo scorso mese di settembre e sino alla fine del 2020 abbiamo portato inoltre garantito un servizio molto importante per l'Usl al consultorio di Saint- Pierre, dove a causa della carenza di personale faticavano a disciplinare gli accessi. Voglio poi ricordare l’Operazione Stella Alpina, ideata nel 1998 quando presidente della Sezione Valdostana dell’Ana era Rodolfo Coquillard, che ogni due anni riproponiamo: nel 2020 e precisamente il 20 e 21 giugno sono andati a ruba quasi novemila vasetti di stelle alpine e nell'occasione abbiamo voluto premiare il personale sanitario che nell’Ospedale regionale, al Beauregard, nelle microcomunità e nei diversi consultori si era prodigato con ogni energia per contrastare i maligni assalti della prima ondata del Coronavirus. Grazie a questa iniziativa abbiamo distribuito a ciascuno di questi operatori un buono acquisto di settanta euro e per noi è stato veramente un motivo di orgoglio. Sempre nel 2020 a febbraio siamo riusciti a portare in Valle d’Aosta le Alpiniadi invernali - con le gare disputate a La Thuile, a Cogne, a Pila e pure in piazza Chanoux ad Aosta - per un totale di oltre millecinquecento atleti coinvolti. Una manifestazione riuscita molto bene, tanto che al termine ho ricevuto un importante riconoscimento personale venendo inserito nella Commissione sportiva nazionale dell’Ana.”

Anche l'Amministrazione comunale di Introd ha potuto avvalersi della professionalità e soprattutto dell’entusiasmo di Bruno Rollandoz. “La prima volta che sono stato eletto in consiglio era il 1975, in minoranza peraltro. Sono stato consigliere dal 1975 al 1995 e dal 2010 al 2020, invece dal 1980 al 1985 ho assunto l’incarico di assessore con delega alla scuola e all’agricoltura. Ricordo che quando sono entrato per la prima volta in consiglio avevo appunto ventiquattro anni e era sindaco Celestino Ruffier, una brava persona con una capacità di espressione che incantava, che ricoprì con merito il ruolo di sindaco per oltre vent’anni. Noi in minoranza eravamo giovani e pure contestatori e quando la discussione si faceva accesa Celestino Ruffier cambiava atteggiamento e diventava un vero e proprio duro. A differenza delle amministrazioni attuali, allora il consigliere contava qualcosa: ora non è più così visto che decide tutto la Giunta comunale. Nel periodo del mio assessorato ricordo volentieri la “Fete des émigrés” organizzata nel 1983 nella splendida cornice di Les Combes, con ben duemila partecipanti e mille difficoltà, però al termine tutto aveva funzionato a meraviglia. Come poi dimenticare quando come amministratori di Introd siamo stati ricevuti nel 1990 dal papa Giovanni Paolo II a Roma: un’esperienza veramente unica.”

Un altro punto forte della vita di Bruno Rollandoz ha riguardato gli impianti di risalita di Rhêmes-Notre-Dame. “Nel 1996 il Comune di Notre-Dame non poteva più gestire direttamente il comprensorio sciistico e l’allora sindaco Battista Bérard aveva pensato a creare un’associazione che potesse occuparsene, avevamo così dato vita alla Cooperativa Rhêmes Impianti, al cui interno ero stato nominato per Introd. Siamo andati avanti in questo modo sino al 2008, anno in cui ho assunto la carica di presidente della cooperativa, ruolo che occupo tutt’ora. Proprio recentemente abbiamo rinnovato le cariche del direttivo e sono stato confermato alla guida della Rhêmes Impianti per i prossimi 3 anni. Nonostante le tante difficoltà burocratiche alle quali siamo soggetti, la nostra anche se è una piccola stazione è stata riconosciuta come una di quelle che funzionano meglio e questo è per noi tutti un motivo di grande orgoglio. Nel corso degli anni abbiamo portato a termine diversi progetti, come la realizzazione nel 2000 del parco giochi, il primo in Valle d’Aosta, che garantisce almeno il trentacinque per cento degli incassi complessivi annuali. In più al posto dei due vecchi skilift abbiamo ora una seggiovia a quattro posti, che parte da Chanavey e raggiunge gli oltre duemila metri di quota, molto più veloce e chiaramente più confortevole.”

Pur in pensione segue con costanza la Rhêmes Impianti e porta anche avanti la sua passione per la caccia. “Purtroppo due anni fa mentre mi preparavo a partire per l’Adunata degli alpini a Trento ho avuto un problema cardiaco, piuttosto serio, tanto che ho subito un intervento al cuore. Ora va meglio e anche se non riesco più a camminare tanto bene qualche uscita a caccia la faccio ancora. Mi piace poi intagliare il legno e realizzare dei galletti che però non vendo ma regalo agli amici” conclude Bruno Rollandoz di Introd, al termine di una lunga cavalcata nei ricordi più belli a dimostrazione anche della simpatia del personaggio, che ha saputo farsi apprezzare in tutte le fasi della sua vita quanto mai movimentata e ricca di soddisfazioni, fissandone l’inizio a quel giorno in cui nonna Filomène aprì la porta della loro casa a Villes Dessus a quell’uomo segnato dagli stenti, figlio irriconoscibile pure per la sua mamma, tornato da una guerra e da una terribile prigionia che preferì non raccontare mai.

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