La bandiera della Valle d’Aosta è tornata a sventolare sul K2 dopo ventidue anni
E’ tornata a sventolare sul K2 la bandiera della Valle d’Aosta, dopo 22 anni dalla storica impresa di Abele Blanc e Marco Camandona. A conquistarne la vetta - che con i suoi 8.611 metri rappresenta la seconda montagna più alta del mondo dopo l’Everest - sono stati, giovedì scorso, 28 luglio, senza ossigeno, la Guida del Cervino François Cazzanelli, la Guida di Courmayeur Pietro Picco e l’aspirante Guida alpina, di appena 24 anni, della Società del Cervino Jerome Perruquet.
A partire dalla prima ascesa del 31 luglio 1954, della storica spedizione italiana italiana guidata da Ardito Desio, negli anni sono stati svariati i tentativi degli alpinisti valdostani di conquistare il colosso. Ad oggi le uniche guide alpine valdostane - dopo Achille Compagnoni guida del Cervino - ad aver raggiunto la vetta del Karakorum 2 erano state Abele Blanc (che ha conquistato tutti i 14 Ottomila) e Marco Camandona (che è salito su 12), che raggiunsero il K2, scalando lo Sperone Abruzzi, il 29 luglio del 2000, al termine di una spedizione d’altri tempi, con condizioni meteo e della montagna difficilissime.
Camandona, capo della spedizione valdostana del 2022, questa volta è rimasto al campo base a coordinare la scalata e a sostenere i ragazzi, insieme al patron di Arol Sergio Cirio, amico e mecenate. E ha dato la notizia del traguardo raggiunto ad Abele Blanc, che ha commentato: «Bravissimi! In questa spedizione tutto è stato fatto per il meglio, seguendo un programma, senza buttarsi e senza forzare». François Cazzanelli - che aveva rinunciato alla vetta del Broad Peak per soccorrere, purtroppo inutilmente, un alpinista inglese precipitato a pochi metri da lui - ha scherzato sul fatto di essere arrivati in vetta un giorno prima: «Se fosse stato il 29 luglio sarebbe stato un anniversario perfetto».
Dopo il Broad Peak, raggiunto da Marco Camandona e Pietro Picco martedì 19 luglio, gli alpinisti hanno riposato pochi giorni e, vista la finestra di bel tempo, hanno deciso di provare in tre la scalata. Partiti lunedì 25 luglio dal campo base, si sono dovuti fermare al campo 2 perché aveva ripreso a nevicare. Martedì mattina, 26 luglio, sono partiti per il campo 3, dovendo tracciare su neve fresca aiutati anche da sherpa molto capaci. Mercoledì 27 luglio sono arrivati alle 13 italiane al campo 4, a quota 8.000, dove si sono riposati qualche ora, per poi ripartire nella nebbia. Alle 21.15 ora locale sono partiti per affrontare la vetta: il meteo era perfetto, non c’era vento e il cielo era stellato. «Ventidue anni dopo si sale verso il K2» ha scritto emozionato in un messaggio Marco Camandona, appena i tre sono partiti dal campo 4, nonostante non vedessero che a pochi metri da sé. Pietro Picco ha raggiunto la vetta alle 8 pakistane e François Cazzanelli e Jerome Perruquet alle 8.30, per poi accingersi all’insidioso ritorno, per il quale bisogna saper dosare le forze e mantenere la lucidità per affrontare punti chiave dello Sperone Abruzzi, quali il lungo traverso sotto il seracco, il Collo di bottiglia e la discesa della Piramide nera. Camandona è stato in contatto con i ragazzi il più possibile, per poi raggiungerli al campo base avanzato, portando bevande e scarpe più leggere.
Invece Emrik Favre, della Società Guide Ayas-Champoluc, a malincuore, sabato 23 luglio aveva dovuto lasciare il campo base a causa di una bronchite e ha deciso di rientrare in Italia con i trekkers venuti dalla Valle d’Aosta e guidati da Roger Bovard. «Dopo tanto tempo passato a sognare questa montagna, me ne vado con un groppo in gola. - ha dichiarato - La cosa che mi ha dato più dispiacere è stata dover salutare i ragazzi della mia squadra, che per due mesi sono stati come fratelli».